Poche sere fa abbiamo assistito al live dei Team Me allo Spazio 211 di Torino.

Entro in camerino e trovo Marius e gli altri membri della band (6 in totale) attenti a guardare una tastiera vintage color rosso carminio mentre cercavano di accordarsi su una eventuale offerta per l’asta. L’asta era ferma ancora a 2,45$.

I Team Me sono una delle band più interessanti degli ultimi tempi, e sono, allo stesso tempo, dei ragazzi che hanno le idee chiare sulla musica.
Taglio corto con i preamboli, godetevi quest’intervista così come ho fatto io.

DW: Quindi, eccoci qui con i Team Me. Chi sono i Team Me?

TEAM ME: Team Me è una pop band formata da 6 norvegesi proveniente dalle campagne scandinave, che fino ad ora ha rilasciato un EP ed un album, e che è al momento in tour per l’Europa.

DW: Il tour come sta andando?

TEAM ME: Il tuor si sta rivelando fantastico, siamo stati un po’ ovunque, Germania, Svizzera, Ungheria, Repubblica Ceca, ed eccoci ora in Italia.

DW: Siete già stati in Italia, come support band per gli Wombats. Come vi è sembrato venire qui?

TEAM ME: Mi ricordo del concerto di Milano molto bene, il pubblico era stato davvero molto accogliente con noi. Siamo davvero felici di esser tornati, avete dei gelati dannatamente buoni.

DW: Già. Passiamo alla musica. C’è qualche artista che vi ha influenzati particolarmente?

TEAM ME: Sai, ce ne sono tanti. Noi siamo in 6, ed ascoltiamo tante cose diverse, ma anche tante cose uguali. Direi che quindi ci influenza e ci ha influenzato un po’ tutto, dal black metal norvegese al “matto” pop giapponese.

DW: Come vi rapportate alla scena musicale norvegese? Il black metal è praticamente musica nazionale lassù, come vi sentite ad essere la miglior nuova pop band norvegese in un paese di metallari?

TEAM ME: Guarda, a qualcuno di noi piace molto il black metal old school norvegese. Il black metal ha portato qualcosa di nuovo a tavola, in termini di suoni, che ancora non erano stati creati. È qualcosa di piuttosto unico, ed io sono orgoglioso che la Norvegia sia protagonista in questo, dato che alcune delle più grandi band nel genere sono dello stesso nostro paese. Per quanto riguarda il nostro esser diventati una pop band, in questo scenario, deriva dal fatto che noi ascoltiamo ogni genere di musica. Prendiamo ad esempio una delle band metal norvegesi più famose  di sempre, gli Emperor. Loro avevano preso molta ispirazione dalla musica classica, ed anche qualcuno di noi è molto influenzato dalla musica classica.

DW: Già, voi siete in 6. I rapporti non sono sempre facili da gestire, all’interno di una band. Per voi che siete tanti, com’è che va?

TEAM ME: Credo che in questo ci siano sia dei lati positivi che dei lati negativi. Essendo in molto c’è più varietà e possibilità di condividere interessi diversi con ognuno. Certo, è anche complicato riunirci ed essere sempre tutti d’accordo su qualcosa.

DW: Cosa è successo con Synne, ex frontwoman dei Team Me?

TEAM ME: Sì, ha lasciato la band. Avevamo avuto delle discussioni, eravamo ad un punto in cui volevamo essere tutti focalizzati sul lato musicale, concentrarci sul futuro della band, sulle ambizioni e sugli obbiettivi da raggiungere. Avevamo accettato l’incarico per una borsa di studio che sarebbe stata finanziata da una compagnia petrolifera (settore sul quale essenzialmente si basa l’economia norvegese), e Synne non voleva prendere parte a questo progetto. Inoltre non sentiva la musica come il suo unico campo, usa fare molte altre cose interessanti, come scrivere. Quindi non si sentiva più parte integrante del tutto, ed ha preferito non continuare con noi. È stato un po’ triste, sebbene non partecipasse molto alla scrittura dei brani, era comunque straordinaria sul palco, nei live, con la sua presenza unica. Ci manca un po’ in questo senso, ed anche per la bella persona che è.

DW: E come mai avete scelto di sostituire Synne con Elida? Dove l’avete trovata?

TEAM ME: Ero davvero ubriaco, ero in un locale in Norvegia e lei stava tenendo un live. Mi ha impressionato, ho visto questa ragazza che mi sembrava un folletto cantare come un angelo, ho subito capito che faceva al caso nostro.

DW: Con To The Treetops!, il debut album pubblicato nel 2011, avete vinto il Norwegian Grammy Awards. Quali erano le vostre aspettative alla vigilia della pubblicazione?

TEAM ME: Non credo ci saremmo mai aspettati tanto. Andavamo in studio a registrare con entusiasmo, finito l’album eravamo felici di ciò che avevamo prodotto. Abbiamo pensato che la critica e chi ci avrebbe ascoltato, in generale, avrebbe potuto giudicare l’album come over-produced e un po’ pomposo, ma quelle erano le nostre intenzioni. Sembra invece che il feedback sia stato piuttosto positivo, e questo ci gratifica.

DW: Qual è il festival più bello a cui siete mai stati?

TEAM ME: Siamo cresciuti tra i festival scandinavi, come il Roskilde. Essere lì a suonare quest’anno per noi è stato come un sogno che si avvera. A 17 anni ero lì, tra il pubblico, come un normale teenager, e ci ho visto quasi tutte le mie band preferite. Essere nella line up del Roskilde 2012 è stata un’emozione unica. Come ci son piaciuti anche il Great Escape di Brighton e l’Eurosonic di Groningen.

DW: È proprio lì all’Eurosonic che ho visto un vostro live per la prima volta. Ricordo bene il vostro concerto al Plato (negozio di dischi nel centro di Groningen).

TEAM ME: Ah sì era stata una roba folle, non avevano tutto ciò che ci serviva, avevamo messo i tamburi su delle sedie ed il palchetto era un po’ piccolo per noi sei, infatti due di noi erano praticamente nascosti in un angolino, ma è stato divertente!

DW: Chi è che scrive i testi?

TEAM ME: I testi li scrivo tutti io (Marius, frontman della band, ndr.), prendo spunto da tutto ciò che mi succede nella vita, nel day by day, nelle piccole cose.

DW: Uno dei vostri cavalli di battaglia è With My Hands Covering Both Of My Eyes I Am Too Scared To Have A Look At You Now. È un pezzo bellissimo, ma come vi è saltato in mente di usare 19 parole per un titolo?

TEAM ME: Sai, cercavamo un modo di catturare l’attenzione, ma proprio non ne trovavamo uno. Canticchiavamo il ritornello e Simen (il bassista, ndr.) ci fa: “Ma perché diavolo non la chiamiamo With My Hands bla bla bla bla bla..?”. E abbiamo pensato fosse davvero una bella e stupida idea, quindi abbiamo deciso così.

DW: Il vostro tour finirà finalmente il 7 dicembre, ultima tappa Oslo. E poi, cos’è che vi aspetta?

TEAM ME: Credo ci chiuderemo in una bat caverna, abbiamo intenzione di registrare nuove canzoni. Non vogliamo fare un To The Treetops! 2, ci piacerebbe sicuramente fare qualcosa di diverso, senza farci guidare da una svolta forzata, ma facendo ciò che sentiamo e scrivendo ciò che sentiamo. Magari prima staccheremo un po’ la spina, qualcuno di noi ha side-projects in altre band locali, quindi sarà un’opportunità per rilassarci e dedicarci a cose alle quali chiaramente non possiamo dedicarci in tour.

DW: Cosa ne pensate della musica oggi, al tempo dell’iPhone 5 e della gente che vola dallo spazio?  

TEAM ME: Noi siamo cresciuti negli anni 90, ed il mezzo in cui contattavi una band era la lettera, mentre oggi puoi scrivergli su Facebook. Forse oggi è più facile rilasciare musica, ma c’è anche troppa musica. Ti ritrovi in un mare di musica e sai che non potrai mai godere di tutta la musica. Finisci di ascoltare un album e sei bombardato da mille altre proposte musicali, c’è tanta informazione, a volte troppa. Certo è che questo è l’unico modo che permette a tante band o artisti di essere conosciuti. Ma ora non c’è più margine di errore: ricordo che io leggevo un music magazine mensile, e lì venivo pian piano a conoscenza di tante band nuove, mi sorprendevo quando guardavo foto di belle chitarre, quando leggevo che a qualche band norvegese piacevano i Beatles. Oggi, con la varietà di informazioni a cui si può avere accesso è scomparso quasi il margine di errore. Era divertente prima andare a cercare band fighe in locali underground, le ascoltavi a scatola chiusa, magari ti piacevano o magari no. Ora invece abbiamo tutto ciò che vogliamo sapere di una band, e quando andiamo a vederla siamo sorpresi dalla performance magari, a volte, ma sappiamo già tutto, dalla faccia dei membri delle band fino ad arrivare al posto in cui son soliti andare in vacanza. Oggigiorno l’approccio è interpersonale, puoi chattare con le band, puoi vedere foto di loro che mangiano, prima vedevi qualche foto nei magazine e poi dovevi immaginare il resto. Anche il digitale ha cambiato le cose: prima i cd o i vinili avevano molta più importanza, avevi un packaging in mano, delle cover, qualcosa di bello da tenere e conservare con cura. Adesso la musica è sui nostri computer, e con un click passiamo da un artista all’altro. L’industria musicale è cambiata totalmente, i musicisti non guadagnano più soldi dalle vendite di album, quindi si punta quasi tutto sui tour. Il problema è che a volte, per il motivo di cui sopra, i tour sono interminabili, allora noi musicisti non riusciamo a concentrarci sul registrare nuova musica, essendo sempre in giro. Pochi giorni fa, con gli altri, discutevamo di Justin Bieber: tutti gli puntano il dito contro, pronti a parlare male di ogni cosa gli accade, con fare malizioso. Almeno lui scrive, almeno in parte, le sue canzoni. Bieber almeno ha talento, quando aveva 11 o 12 anni girava ogni stazione radio con la sua chitarra acustica cantando le sue canzoni. Son sicuro che molti altri artisti, come Katy Perry, Britney Spears, non scrivono le proprie canzoni. Justin Bieber sarà un prodotto, ma è un prodotto basato su un talento musicale esistente, così come Lady Gaga per me.

DW: Quel è il vostro artista preferito? 

TEAM ME: Su questo concordiamo un po’ tutti. L’artista e l’album che più di tutti ci hanno influenzato sono gli Smashing Pumpkins, ed il loro Melan Collie and the Infinite Sadness.

DW: Vi è piaciuto il loro ultimo album, Oceania? 

TEAM ME: Sappiamo che non possono essere più gli Smashing Pumpkins di una volta, gli anni son passati, diciamo che non mi dispiace, però so che le cose son cambiate.

DW: Chiudete dicendo qualsiasi cosa vi venga in mente.

TEAM ME: Sicuramente un pensiero alla musica norvegese, che è in forte evoluzione. Non c’è più solo black metal, ma tante band stimolanti che sono sicuro avranno ciò che meritano.

Tanti coriandoli e tanti saluti a tutti. Alla prossima.