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Tra le tante notizie riguardanti Frank Ocean, nelle ultime ore ne circola una a proposito della sua posizione contrattuale con la sua ormai ex casa discografica, la Def Jam Records, appartenente alla Universal Music Group.

Il nuovo album Blond, uscito un paio di giorni fa, è stato  pubblicato tramite la sua etichetta Boys Don’t Cry, in quanto aveva esaurito i suoi obblighi contrattuali con l’uscita del visual album Endless, rilasciato qualche giorno prima. La cosa sembra aver contrariato non poco gli executives della Def Jam e dell’Universal, che hanno in risposta dato mandato ai propri subalterni di cessare tutti gli accordi di distribuzione esclusiva con i servizi di streaming.

La decisione presa da Lucian Grainge, CEO dell’Universal Music Group, considerato da molti come uno dei più potenti dirigenti nell’industria musicale, avrà certamente delle ripercussioni sulle carriere di altri artisti oltre a Frank Ocean. Dopo decenni in cui si sono arricchite in ogni modo alle spalle di chi fa musica, ora che si trovano a non poter competere con colossi come la Apple, le etichette discografiche (major, ricordiamolo, non indipendenti) fanno le verginelle cercando di far credere che sono dalla parte degli acquirenti (quando i dischi per anni sono stati venduti a prezzi indecenti).

Ben vengano quindi accordi che fanno guadagnare gli artisti prima di qualche vecchio dirigente a cui non è mai fregato niente della musica, ma solo del vil denaro.

Alla fine it’s all about la moneta sonante.