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Da neo-direttore artistico di Radio Rai, Carlo Conti aveva dichiarato a Repubblica, a giugno, che “la radio, per farla, bisogna amarla davvero”. Ecco, la sua concezione dell’amore deve essere molto, molto particolare, visto che la prima mossa del nuovo imperatore Rai è stata stravolgere l’identità del più malleabile dei tre network: Radio 2.

Tutto ha inizio da un’idea di Conti che, di fatto, non ha nulla di sbagliato o rivoluzionario: “in radio la musica funziona più delle parole”. La mission di Conti è diventata però quella di fare di Radio 2  qualcosa di molto simile a RDS o RTL: pochi programmi (e parlare anche di cose futili, se no la gente si stanca, avrebbe detto in un riunione lo stesso Conti), musica non-stop (sì, ma quale musica?), grandi ascolti.

Detto fatto: addio a “610” di Lillo & Greg, “Mu” di Matteo Bordone e, soprattutto, “Babylon” di Carlo Pastore. E se ci mancheranno le opinioni del Grande Capo Estiqaatsi, ancora di più ci mancherà la possibilità di ascoltare Vaccines, John Grant, King Krule, Flume e tanti, tantissimi altri il sabato e la domenica, dalle 21 alle 23.

Sì, perchè in due ore Babylon aveva la capacità rara di condensare novità freschissime, performance live e approfondimenti in un modo che – perdonatemi – era veramente “giovane” (metteteci pure quante “g” volete). Dispiace. Dispiace perchè ancora una volta si svilisce l’intelligenza dell’ascoltatore. Dispiace perchè uniformare Radio 2 alle radio generaliste non sarà una scelta che pagherà, sul lungo periodo. Vinceranno, infatti, le radio con target ben definiti e programmi unici, e Radio 2 era da tempo su questa strada.

Un unico segnale positivo: artisti e ascoltatori si sono già mobilitati, lanciando una petizione per non far cancellare il programma dal palinsensto di Radio 2 (se volete firmare anche voi, la trovate qui).