BATTIATO

Pochi giorni fa vi abbiamo comunicato l’inaspettata partecipazione di Franco Battiato al Club To Club (C2C) Festival, che avrà luogo a Torino dal 5 al 9 novembre. Sarà allora che il nuovo ambiziosissimo progetto musicale, Joe Patti’s Experimental Group (in uscita il 16 settembre), potrà proseguire ad avere i primi riscontri presso il pubblico.

Si tratta, a quanto pare, di un ritorno a quello sperimentalismo elettronico che negli anni ’70 che lasciò attonita la critica (ma anche molti degli ignari che si recavano ai concerti) e conquistò invece gran parte del suo attuale seguito, lo stesso che gli rimprovera di essersi convertito a un’estetica altra, che poco ha a che fare con quell’avanguardia e anticonvenzionalità che allontanava la sua musica dal concetto stesso di “canzone”. Il Franco di Fetus e Pollution, per intenderci. Quello che non è più tornato, a detta dei molti fan.

Battiato, nonostante lo scetticismo con cui si è sempre approcciato alla comune opinione – “non mi interessano le conferme, essere rassicurante per il pubblico” – deve aver accolto, ultimamente, il desiderio del pubblico: da qui il ritorno all’elettronica ma per un disco “nuovo”, a tutti gli effetti.

Per gli accoliti, sul sito di Repubblica, è disponibile una bella e lunga intervista a cura di Luca Valtorta. Si parla di tutto: del passato e del presente. Dagli infamous (l’ambiguità del termine non è casuale) anni ’70, con lo stesso VCS che di lì a poco avrebbero usato anche i Pink Floyd, fino all’attuale lavoro – che  spiega – prende il nome da uno zio emigrato in America e diventato ricco. “Mi piaceva il suono”, dice.

Ma se c’è una persona per cui Franco non ha segreti, beh, quella è Silvana de La Vita In Diretta