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Dopo aver pubblicato In Rolling Waves, il loro secondo album, i The Naked and Famous, la band neozelandese artefice di hit globali come Young Blood e Punching in a dream, ha subito intrapreso un lunghissimo tour che, dallo scorso Settembre, li vede suonare in alcuNi festival di prim’ordine in giro per il mondo.
Il prossimo 22 Giugno torneranno in Italia per suonare nel cortile del Castello Estense in occasione di Ferrara Sotto le Stelle. Abbiamo parlato con la front woman del gruppo, Alisa Xayalith, delle loro influenze musicali, di evoluzione tra i due album e del lunghissimo tour che li ha portati fino al Coachella.

 

DW: Il nome della vostra band è stato preso da un verso di Tricky: il trip-hop è mai stato fonte d’ispirazione nello sviluppo del vostro sound? Quali altri artisti hanno contribuito a rendere i The Naked And Famous ciò che sono attualmente?

AX: Molte delle nostre influenze sono radicate nella musica alternativa degli anni ’90: band come Nine Inch Nails, Massive Attack, Portishead, The Smashing Pumpkins… giusto per citarne qualcuna. La prima canzone in assoluto che ho scritto assieme a Thom era proprio una canzone trip-hop. Non vedrà mai la luce del sole, ma sì, inizialmente il genere ci ha influenzati, seppur per poco. Oggigiorno queste influenze fungerebbero unicamente da punti di riferimento da un punto di vista produttivo.

DW: Le vostre canzoni sono spesso state la colonna sonora di climax emozionali in diverse serie TV, contribuendo a renderle estremamente popolari. Trovate che questo possa in qualche modo sopprimere la creazione di nuova musica? Vi trovate mai a voler prendere le distanze dalle vostre canzoni più famose?

AX: Probabilmente è dovuto alla costante sensazione di nostalgia che si può percepire nella nostra musica. Ho incontrato molte persone ai nostri concerti/online che sono diventate fan della nostra musica dopo averci sentiti in una serie TV o in un film. Dobbiamo molto alle nostre canzoni più famose, canzoni di cui le persone si sono innamorate. È qualcosa che non do per scontato, affatto.

DW: Preferite definire il vostro genere alternative rock piuttosto che synth pop. Mentre Passive Me, Aggressive You mostra questa dualità più nettamente, In Rolling Waves sembra puntare più chiaramente verso sonorità più soft e guidate dai synth. Ritieni che questo possa considerarsi il sound della vostra maturità?

AX: Ci etichettano come band synth pop da quando abbiamo pubblicato Passive Me, Aggressive You. È piuttosto irritante, perché in realtà le nostre chitarre hanno un suono grezzo e la nostra musica non è soffice e leggera come suggerisce il termine synth pop. Credo che l’evoluzione che si può sentire tra i nostri due LP sia importante. Abbiamo scritto PMAY quando eravamo poco più che ventenni, per qualsiasi tipo di artista la crescita è importante e per noi, il fatto che i fan che sono cresciuti ascoltando il nostro primo album abbiano apprezzato la progressività di In Rolling Waves, è ancor più validante.

DW: Flume, Empire of the sun, Chet Faker, Vancouver Sleep Clinic… L’Australia ha dato i natali ad una serie di artisti già affermati o in rapida ascesa. D’altro canto, la Nuova Zelanda sembra essere un po’ la cugina sfigata. Quanto è stato difficile emergere dal panorama musicale neozelandese?

AX: Non posso parlare a nome di altri, ma la nostra esperienza è stata unica. I The Naked and Famous esistevano già da 4 anni prima che ci affermassimo a livello internazionale. Direi che la nostra situazione è stata caratterizzata da un po’ di fortuna, duro lavoro ed essere stati nel posto giusto al momento giusto. Quando abbiamo pubblicato “Young Blood” su YouTube, prima ancora di aver finito di registrare PMAY, le persone hanno semplicemente iniziato a condividerla e il cosiddetto passaparola ha preso piede. Siamo stati fortunati ad avere un’infrastruttura in grado di supportarci, un management intelligente e persone che hanno apprezzato la nostra musica e che hanno creduto in noi. Prima di saperlo, ci siamo ritrovati a girare il mondo per promuovere PMAY per circa 3 anni; ci siamo fatti il culo in quel tour.

DW: In Rolling Waves contiene canzoni molto personali ed emozionali: ciò contribuisce a rendere l’album buio e introverso se confrontato con l’atteggiamento sfacciato che caratterizza Passive Me Aggressive You. In che direzione credi che si muoverà la vostra musica in futuro?

AX: Ora come ora siamo concentrati nel tour di promozione di In Rolling Waves, è ancora troppo presto per dire cosa accadrà.

DW: Hai conosciuto Thom mentre eravate studenti al Mainz di Auckland, Nuova Zelanda. Che cosa vi ha uniti? Avevate interessi in comune in termini di band e musicisti che ammiravate o, più semplicemente, eravate entrambi impazienti di iniziare a fare musica?

AX: Thom credeva fossi la figa della scuola e smaniava per diventare mio amico (ride). Avevamo qualche amico in comune al Mainz; appena ci hanno presentati ci siamo subito legati grazie al nostro interesse comune per la musica alternativa degli anni’90 e da li abbiamo iniziato subito a scrivere e registrare assieme. Anche Aaron era a scuola con noi ed ha finito per progettare molte delle nostre registrazioni diventando poi un membro della band; ora completa la triade della nostra “forza creativa”.

DW: Durante un tour, una band finisce per diventare una sorta di famiglia, il che può essere una gran bella cosa all’inizio, ma a lungo andare c’è il rischio di stancarsi e iniziare a scontrarsi. Dopo un tour lungo come il vostro, alcuni artisti non vedono l’ora di finire e prendersi una pausa dalla band, è il vostro caso?

AX: La nostra band è una famiglia strana, se dovessi definirla così. Andare in tour significa suonare delle canzoni dal vivo e farlo nel miglior modo possibile sera dopo sera. Si finisce per essere esausti e ci sono pochi spazi/opportunità per stare da soli. L’importante è avere senso dell’umorismo e non prendersi troppo sul serio. Essere un musicista in tour è un privilegio ed è qualcosa che non diamo per scontato. Nessuno di noi si vede a fare altro se non musica. In realtà però, a questo punto, la parola “casa” è qualcosa di molto invitante.

DW: Avete suonato su alcuni palcoscenici molto importanti quest’anno, il Coachella giusto per dirne uno! Tornando a quando stavate facendo il primissimo tour per Passive Me Aggressive You, ti saresti mai immaginata di arrivare a questo punto? Ti senti pronta quando affronti queste audience o ti trovi più a tuo agio in location più piccole?

AX: è difficile elaborare i picchi della nostra carriera mentre li stiamo vivendo. È solo quando abbiamo un minuto per fermarci, far passare un po’ di tempo e tornare poi a pensarci che cominciamo a sentire il peso di tutte queste cose meravigliose di cui siamo stati parte. Non credo che sia possibile far niente per prepararsi a suonare di fronte a migliaia di persone. Mi ricordo che mentre camminavo sul palco del Coachella ero un fascio di nervi, speravo solo di non far casino. Questa sensazione in realtà non cambia, che io stia suonando su un palco piccolo o uno enorme. Esibirsi di fronte a delle persone è esilarante/spaventoso, a prescindere da quante siano.

DW: Ferrara sotto le stelle sarà la vostra terza volta in Italia. Le prime due sono state al Circolo Magnolia, una location piuttosto buia e affollata. Come ti senti all’idea di esibirti in un festival all’aria aperta in una location storica e meravigliosa come il Castello Estense? Avete suonato in altri festival simili?

AX: Ho l’impressione che ogni volta che abbiamo suonato in Italia, non abbiamo mai avuto l’opportunità di goderci l’esperienza. Non sappiamo davvero cosa aspettarci stavolta, abbiamo suonato in un sacco di festival nel mondo… ne riparliamo dopo che avremo suonato.

DW: Com’è stato trasferirsi a Los Angeles? Abbandonare il vostro luogo di nascita ha avuto conseguenze sul modo in cui approcciate la creazione di musica, magari nel modo in cui le location, la cultura, la scena musicale vi influenzano?

AX: Qualche anno fa, stavamo facendo una riunione di band attorno ad un tavolo; si parlava di scrivere il secondo album e di dove saremmo andati a vivere ecc… Los Angeles ci sembrava la scelta più sensata. Abbiamo trascorso così tanto tempo a L.A mentre eravamo in tour che è finita per diventare una seconda casa. La transizione è stata piuttosto semplice per noi dato che avevamo già familiarità con la città.

DW:  Quali sono i vostri programmi per il futuro? Vi prenderete una pausa dopo questo lunghissimo tour o tornerete in studio il prima possibile per capitalizzare sulle fonti d’ispirazione che avrete sicuramente incontrato lungo la strada?

AX: Il futuro al momento è incerto. Siamo concentrati sull’arrivare al traguardo di questo tour e goderci del meritato riposo. Ma qualsiasi cosa decidiamo di fare, sono certa che arriveremo al punto di fare un terzo album… alla fine.