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Dopo i primi 6 mesi dell’anno – e dopo più di 300 album ascoltati e recensiti – cominciamo a tirare le prime somme.

Per voi, la classifica dei migliori 25 album di Deer Waves della prima metà del 2015.

25. Father John Misty – I Love You Honeybear

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Profondo nei testi, quanto estroverso e autoironico nelle performance, con quell’immagine a metà tra Gesù e un Jeff Bridges in preda a trip allucinogeni, Father John Misty riesce a descrivere il suo mondo, destreggiandosi tra mille contraddizioni, evitando scientemente di dare risposte semplici agli ascoltatori, quasi esorcizzando i suoi demoni, ergendosi financo a guru musicale, un ruolo che recentemente è stato troppo spesso delegato a rapper, e che riacquista rilevanza nel mondo del cantautorato grazie a questo lavoro sontuoso, probabilmente il migliore della discografia di Tillman.

Tracce consigliate: Bored In The USA, Strange Encounter.

24. Verdena – Endkadenz Vol. 1

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Endkadenz vol.1 è un ottimo disco, i Verdena dimostrano ancora una volta di essere tra i musicisti più validi e innovativi nel panorama italiano, sicuramente tra i più consapevoli dei propri mezzi.

Tracce consigliate: Ho una fissaContro la ragione.

23. Astrobrite – Deluxer

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Uno shoegaze totale, al passo con i tempi, un genere che negl’ultimi 5 anni era talmente vecchio che ha avuto nuova linfa e amaramente, ma che giustamente sta cominciando ad inabissarsi nuovamente, sperando, in futuro, di riemergere più forte di prima, spazzando via tutto come un Gojira qualsiasi.

Tracce consigliate: Tutte.

22. Earl Sweatshirt – I Don’t Like Shit, I Don’t Go Outside

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Forse qualcuno potrebbe trovarlo troppo alienante, perdendosi nel mood incessantemente cupo e nella monotonia della voce del rapper. Qualcuno potrebbe ritenerlo un passo indietro rispetto a Doris, invece è una grossa prova di maturità per Earl: pur facendo tutto da solo il giovane riesce a partorire un ottimo album, con beat alternativi rispetto alla maggior parte della scena hip hop, dandoci ulteriore conferma di essere un eccelso paroliere.

Tracce consigliate: Grief, Am//Radio.

21. Modest Mouse – Stangers To Ourselves

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Otto anni ci sono voluti perché i Modest Mouse partorissero questo Strangers to Ourselves. Otto anni, oggi, nell’era di internet, sono tantissimi. Rischia di passare talmente tanta acqua sotto al ponte della musica – e così è stato – che il rischio di finire nel dimenticatoio è altissimo – e così non è stato. In pochi possono permettersi il lusso di una pausa così dilatata, solo i più grandi. Isaac Brock e soci sono, evidentemente, tra questi.

Tracce consigliate: Coyotes, Wicked Campaign.

20. Viet Cong – Viet Cong

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Con solo un EP all’attivo e un passato in una band art-rock, Women (ecco spiegati i continui richiami ai Deerhunter) Viet Cong è una delle prime rivelazioni di questo 2015. Un compatto cubo di Rubik sottoposto a una fiamma costante, in cui far sciogliere le varie facce e ottenere un colore unico finora sconosciuto continuando a manipolarlo tra le mani (e le orecchie).

Tracce consigliate: Continental Shelf, Death.

19. Sleater-Kinney – No City To Love

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“Ho ascoltato l’ultimo album delle Sleater Kinney, No Cities to Love. Penso sia il mio preferito della loro discografia. La voce di Corin Tucker è così incalzante, la chitarra di Carrie Brownstein è incredibilmente gutturale e acrobatica e Janet Weiss distrugge la batteria. I brani sono incredibilmente passionali. Questo lavoro è una gemma nella loro collezione: è semplicemente musica potente e pesante”.
A parlare non è una fan qualsiasi, ma Annie Clark, meglio conosciuta al grande pubblico con lo pseudonimo St. Vincent, nonché compagna di merende abituale di Carrie Brownstein.

Tracce consigliate: Bury Our Friends, No Cities to Love.

18. Howling – Sacred Ground

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A metà strada tra pop, elettronica e rock, con una ricerca oserei dire ossessiva del suono curato e limpido, il primo lavoro degli Howling si posiziona in una sorta di limbo sonoro. Ma nella musica non esistono né paradiso né purgatorio né inferno. Esistono solo consonanze che a secondo del gusto musicale dell’ascoltatore si avvicinano più o meno alla tanto agognata perfezione. Ecco che allora la metafora dantesca dei prati di fresca verdura si accosta delicatamente alla quintessenza dell’indagine musicale della coppia germanico/australiana.

Tracce Consigliate: X Machina, Short Line.

17. East India Youth – Culture Of Volume

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East India Youth è un progetto sensato, forte, personale, che non morirà affossato dall’hype (che a dirla tutta non c’è mai stato) e dalle fredde logiche di mercato. Nessun poserismo, è tutta farina del sacco di Will, quel giovane personaggio elegante che dietro alle macchine diventa un genietto.
In altri termini: un gran disco che ascolterete molte e più volte.

Tracce consigliate: Beaming White, Turn Away.

16. Romare – Projections

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Profondo come il più grande degli abissi, delicato come il più soffice dei venti, l’artista britannico riesce a far convivere una sfilza di generi dando l’impressione di saperli controllare e sfruttare al momento più opportuno, disegnando traiettorie sonore che si fondano su un prelibato piatto unico che soddisfa al primo ascolto.

Tracce Consigliate: Work Song, Roots.

 

15. Zenker Brothers – Immersion

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Immersion è tutto centrato su una dualismo di fondo che non condiziona assolutamente la proporzione degli elementi. Marco e Dario innanzitutto, la Detroit e il Regno Unito di fine anni ottanta poi, infine il club e la cameretta del proprio appartamento. Chapeau dinanzi ad un album che allo stesso tempo possiede un carisma ed un carattere techno ma che non è invece definibile come tale, che non è scritto in modo specchiato e che suona però maledettamente bene.

Tracce consigliate: Phing, TSV WB.

14. Donnie Trumpet & The Social Experiment – Surf

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Ne risulta un album vibrante, eclettico e celebrativo, che non osa mai prendersi sul serio nemmeno per un minuto, senza per questo apparire né superficiale né tantomeno banale. I canoni dell’ hip hop vengono così sovvertiti, la soggettiva diventa panoramica, gli occhi e le parole di uno sono gli occhi e le parole di tutti. È la nuova avanguardia hip hop.

Tracce consigliate: Windows, Warm Enough, Wanna Be Cool.

13. A$AP Rocky – At.Long.Last.A$AP

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Non si può non pensare che negli ultimi tempi A$AP Rocky abbia imparato qualcosa dalla vita, qualcosa che sia riuscito a renderlo anche un artista migliore. Questo album ne è la testimonianza.

Tracce consigliate: Excuse Me, Max B, Pharsyde.

12. Alabama Shakes – Sound & Color

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Sound & Color osa, e con successo, alzando ulteriormente le aspettative su uno dei migliori gruppi presenti ora in circolazione. Brittany è oramai incoronata come una delle nuove queenesistenti, perfettamente a suo agio nell’esprimersi tramite questo grande spettro magico di musica black, aiutandoci tramite la sua voce a tirare fuori quelle tremende emozioni che rimangono ingabbiate all’interno del nostro corpo.

Tracce Consigliate: Sound & Color, Over My Head, Gimme All Your Love.

11. Blanck Mass – Dumb Flesh

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Dumb Flesh è ciò che ci aspettavamo tutti: delirio oscuro con palpitazioni che ribaltano letteralmente dalla sedia, tipiche rincorse soniche da lacrime agli occhi, elementi innovativi pur nella più classica tradizione Fuck Buttons. Un’opera da godere più volte per assaporare appieno l’indissolubile dicotomia staticità / liberazione di cui i Fuck Buttons, e ovviamente Power, sono maestri. Una garanzia.

Tracce consigliate: Cruel Sport, Double Cross.

10. George Fitzgerald – Fading Love

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Fiztgerald si è riscoperto un freddo canzoniere che ha trovato casa in paesaggi sonori cristallizzati, aggrappandosi alla certezza che dopo quella curva ci sarà un after. Poi si torna a casa ad ascoltare Fading Love, anche con un walkman semidistrutto.

Tracce Consigliate: About Time, Knife to the Heart, Call It Love (If You Want To).

9. Godspeed You! Black Emperor – Asunder, Sweet And Other Distress

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Asunder, Sweet and Other Distress è un disco dalla durata stranamente contenuta. Quattro tracce per 40 minuti che vivono, pulsano, trasudano verità, vita. All’interno di esso troviamo contraddizioni, luci e ombre, melodia e rumore, salita e discesa a picco, e poi però ancora salita, evidente fine ultimo della razza umana che tanto è cara al gruppo.
Ennesimo grazie ad una band che ci ha dato tanto, e che continuerà a farlo.

Tracce consigliate: Piss Crowns Are Trebled, Peasantry Or ‘Light! Inside Of Light!’Lambs’ Breath.

8. Björk – Vulnicura

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“L’arte non è ciò che si vede, ma ciò che consenti agli altri di vedere”.
Una donna col petto divaricato. Le braccia aperte, come ad invitarci ad entrare. Questo il preambolo, di ciò che ci aspetta se decidiamo di avventurarci nel nuovo lavoro targato Björk . Anche il titolo stesso,Vulnicura, può essere considerato un indizio: infatti, dal latino, Vulnus, che significa ferita, e cura, appunto. L’incidente scatenante è la fine del proprio rapporto amoroso con Matthew Barney, compagno di una vita, col quale ha anche una figlia. Ora magari vi chiederete: ma come, ci propina un album da adolescente depressa? Niente affatto, tranquilli.

Tracce consigliate: Black Lake, Stonemilker, History of Touches.

7. Kamasi Washington – The Epic

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Al suo primo lavoro personale Kamasi Washington sforna un album complesso, gigantesco ed incredibilmente valido, con alle spalle una band grandiosa che sarà una gioia incredibile poter ascoltare dal vivo (date voi un giudizio al concerto di presentazione dell’album; state attenti, provoca dipendenza). Che sia questa l’occasione buona per introdurre nouvi adepti in questo tempio musicale, che possa portare visibilità alle grandi band attuali che popolano questo genere? Prendete esempio dal buon Kendrick e buttatevici a capofitto.

Tracce Consigliate:  Askim, Re Run Home, Cherokee.

6. The Soft Moon – Deeper

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Chissà poi per quale strana ragione (forse ha fatto confusione tra Venice (CA) e Venice (IT)) invece di lavorare all’ombra delle palme Vasquez (aka The Soft Moon) si è ritrovato a produrre il suo album a Venezia sotto il campanile, una Sewer Sickness in versione nostrana, ma non s’è fatto distrarre dalle bellezze che la venue aveva da offrire (il vino e l’arte, ma soprattutto il vino) ed ha scritto “in total solitude” il suo ultimo lavoro Deeper.

Tracce consigliate: Far, Without, Being.

5. Sun Kil Moon – Universal Themes

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In Universal Themes c’è tutto. Eppure riesce a rimanere un’opera completamente unica e personale, al di fuori di schemi e convenzioni stilistiche. Mark Kozelek  ha capito di poter fare tutto quel che vuole, e quando fa sul serio lo fa maledettamente bene.

Tracce consigliate: Garden of Lavender, Birds of Flims, With a Sort of Grace I Walked to the Bathroom to Cry.

4. Holly Herndon – Platform

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Holly Herndon è già impeccabilmente riassunta nella fisionomia del suo volto, nella somma dei lineamenti di questo e nel loro atteggiarsi; nei capelli color melograno, spesso raccolti in una treccia, insieme agli occhi color ghiaccio, che, come su una tavolozza, seppur nell’impressione visiva forte, si mostrano armonicamente. In senso prospettico, poi, l’immagine della compositrice del Tennessee, è così ricca da risultare ancor più irreale e fiabesca, immaginaria e virtuale. Lo stesso può dirsi di Platform, il suo ultimo lavoro, che, seppur possegga un’ossatura di latta, ha un carattere intensamente umano e carnale. Platform è un album, seppur caotico, lungimirante; e lo stesso può essere detto della Herndon, che è insieme paradossale e sagace. Così come dei suoni che, pur badando a se stessi, colgono appieno il senso.

Tracce consigliate: Chorus, An Exit, Home.

3. Panda Bear – Panda Bear Meets The Grim Reaper

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Con naturalezza, Panda Bear partorisce l’ennesimo capolavoro: la psichedelia di Panda Bear Meets The Grim Reaper è figlia sia di Person Pitch che di Tomboy ma abbandona definitivamente la struttura amorfa del primo e risulta decisamente più movimentato e coeso rispetto al secondo.
Singolare il titolo: The Grim Reaper, appunto, non è altro che la classica figura della morte con la falce. Tematica strana per l’artista, che con questo disco sembra voglia dissacrare ma anche prendere consapevolezza dell’argomento. Segno di una crescita personale dovuta alla presa di coscienza del tempo che scorre e del fatto che, forse a malincuore, non si può rimanere per sempre degli adorabili cazzoni hippie. Una sorta di maturità artistica testimoniata anche dalla struttura più canonica delle canzoni, ma che non fa perdere nulla in termini di creatività e originalità.

Tracce consigliate: Tropic of Cancer, Mr.Noah, Selfish Gene.

2. Sufjan Stevens – Carrie & Lowell

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Ci sono sicuramente più livelli di interpretazione, più livelli di “godimento” di Carrie & Lowell. Quello principale per Stevens è, ed è sempre stato, il messaggio scritto, cantato, quello che mescola religione cristiana, mito greco e innumerevoli immagini ermetiche.
Non c’è però superbia, volontà di imporre il proprio modus vivendi. È tutto naturale, la descrizione di una pace conquistata anche di fronte alla morte, un racconto sincero e senza pretese, chissà mai che qualcuno ascolti queste esperienze senza chiudersi al senso ultimo, quello vero e proprio, andando, per una volta, oltre al superficiale “oh mio Dio Sufjan, la chitarrina, le lacrime”.
E allora, tornando all’opener (Death With Dignity) in maniera circolare come l’esistenza stessa, chi affronta la morte con dignità? Chi non solo è consapevole della propria finitezza, ma chi soprattutto custodisce la propria preziosissima umanità, perché “… we all know how this will end” e “Yes every road leads to an end”.
Sufjan è il nostro memento mori, ci ricorda che dobbiamo morire, sì, ma anche che non dobbiamo mai smettere di sperare.
Insomma, è tutto nelle vostre mani, ma non mentite a voi stessi.

Tracce consigliate: Death With Dignity, Blue Bucket Of Gold, Fourth Of July.

1. Kendrick Lamar – To Pimp A Butterfly

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Questo disco è innanzitutto la storia di Kendrick Lamar oggi, raccontata in prima persona e ripresa da dove l’avevamo lasciata in good kid, m.A.A.d. city, le sue paranoie e le sue riflessioni post fama, le difficoltà, le pressioni che deve vivere costantemente. Un nero che ce l’ha fatta, come molti altri sì, ma che si allontana dallo stereotipo del povero arricchito, che rimane ben saldo coi piedi per terra pur lanciando i pensieri in cielo. Non c’è bisogno di To Pimp a Butterfly con lui, lui col dono di essere farfalla ci è nato, e lo sta dimostrando al mondo intero con duro lavoro e impegno, distinguendosi sempre e comunque in bene. Kendrick pare essere riuscito nell’arduo compito di coniugare una musica non sorprendente ma tutto sommato coinvolgente a un vero e proprio messaggio. Il messaggio che è sempre stato il fulcro del genere e che troppo spesso oggi è passato in secondo o terzo piano, un messaggio che per K-Dot diventa speranza, pensiero positivo e tutto ciò di cui oggi abbiamo bisogno. Kendrick Lamar non è solo uno dei tanti rapper di oggi. È innanzitutto un uomo consapevole, poi un pensatore, infine un artista. Kendrick Lamar è un grandissimo paroliere, di quelli che difficilmente verranno dimenticati.

Tracce consigliate: How Much a Dollar Cost, Wesley’s Theory, You Ain’t Gotta Lie (Momma Said), Complexion (A Zulu Love).