The End of the F***ing World è giunta su Netflix in uno dei momenti solo prima facie tra i migliori per le serie tv. Il paese reale ha, in verità, una percezione molto differente. Le serie tv godono di un buono stato di salute, ma questo non è al suo punto più alto nell’indice di gradimento.

Anche le serie, infatti, stanno per ammalarsi, seppur molto lentamente e con un’incubazione parecchio lunga, della sindrome di Curry: chi l’abbia coniata non è dato saperlo, come non è dato sapere il momento preciso in cui gran parte degli americani (e dei fanatici della palla al cesto) siano stati attinti da questa strana e molto umana forma di ammirazione tramutatasi in rancore. Inizialmente considerato unanimente uno dei geni del NBA è divenuto presto il nemico pubblico nr. 1. Colui che gode di un amore incondizionato, al limite dell’adorazione, scopre ben presto che la condizione esiste. E ciò che si è ossessivamente celebrato, si tramuta in un insopportabile fastidio.

La sindrome di Curry sta per colpire anche il cinema e questa età dell’oro delle serie tv e, in un certo senso, The End of the F***ing World ne è la prova.

Un’idea geniale, un romanzo di formazione dei tempi moderni ed una comicità sagace, nonché molto british, non sono bastati per farla amare del tutto. Certo, non mancano i fan, ma l’olezzo di intolleranza fuoriesce dalle finestre ed inizia a diffondersi anche negli ambienti protetti dagli infissi di ultima generazione.

Cosa sarebbe servito, allora, per renderla ancora migliore? Forse sarebbe dovuta uscire un anno fa? Parliamo solo di un momento sbagliato nel corso degli eventi o, forse, sarebbe stato sufficiente affidarne la regia ad un altro di quei personaggi che, prima o dopo, verrà tramortito dalla sindrome di Curry? Un altro di quei geni che però dopo un po’ ha rotto il cazzo! ?

Ebbene, qualcuno ha pensato bene di realizzare il video introduttivo della serie alla maniera di Wes Anderson, uno che – appunto – ha già visto scendere dal carro parecchi ex adepti che si sarebbero buttati nel fuoco per lui. E l’idea non è niente male. In fondo, con un po’ di fantasia, è molto semplice finire sul set di Moonrise Kingdom.

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