Il 5 gennaio è stata pubblicata su Netflix The End Of The F***ing World, una nuova serie britannica andata già in onda Oltremanica a fine ottobre. Non un originale Netflix una volta tanto, ma una specie di film ad episodi – 8 puntate da 20 minuti l’una – tratto dal fumetto omonimo di Charles Forman. Sarà per la sua breve durata, sarà che il periodo d’uscita è culminato con la fine delle vacanze natalizie, ma The End Of The F***ing World è già sulla bocca di molti, acquisendo velocemente lo status di piccolo cult. Noi vogliamo analizzare in 5 punti le ragioni di questo fenomeno, cercando magari di invogliare i ritardatari a recuperare immediatamente questo gioiellino.

LORO

Lui è James, 17 anni e la convinzione di essere uno psicopatico. Asociale, apatico, vive con un padre che non sopporta e uccide animali per passare il tempo. Conosce Alyssa, situazione familiare complicata, niente peli sulla lingua e quel menefreghismo che alimenta chi sta ancora cercando un proprio posto nel mondo. James si è stufato degli animali e vuole uccidere una persona, Alyssa vuole scappare di casa insieme a lui, ignara di essere la vittima scelta dal ragazzo.

Così belli insieme che li sposerei io seduta stante.

James è Alex Lawther (già in una delle migliori puntate di Black Mirror, Shut Up And Dance), Alyssa è Jessica Barden (la faccia scoglionata perfetta al momento giusto): insieme compongono la classica coppia di borderline per cui non puoi non fare il tifo, nonostante tutto quello che il destino – e le azioni dei due – riesca a mettere sulla loro strada. Come Sam e Suzy in Moonrise Kingdom, ecco la coppia dell’anno 2018.

GLI ALTRI

Il mondo in cui si muovono James e Alyssa è estremamente peculiare (e ci arriviamo dopo), ma un ruolo importante è svolto dai personaggi secondari. Dai genitori con le loro storie personali, fino ad arrivare a commessi, addetti alla sicurezza e detective: i percorsi che alcune di queste “spalle” riescono a compiere nell’arco di 2 ore e 40 minuti di serie sono impressionanti, così come l’importanza che ogni singolo incontro e ogni singolo gesto hanno nel dipanarsi della trama. E questo ci porta a…

LA STORIA

L’incipit ormai lo conosciamo, ma la linearità con cui la storia si sviluppa non deve ingannare: qui si parla di una fuga – omicida – d’amore, ma rimane sempre la storia di due minorenni che scappano di casa. Ogni azione porta ad una reazione uguale o contraria, ogni gesto compiuto da James e Alyssa ha conseguenze anche drastiche, e mentre i nostri occhi e i nostri cuori sono incollati allo schermo per tifare per questi due sbandati, il mondo reale non si ferma, ma è sempre più vicino al metterli con le spalle al muro.

Esatto, c’è spazio pure per Yara Greyjoy in questa storia.

Forse è stata proprio questa la svolta che mi ha più turbato: The End Of The F***ing World parte come una commedia british, ma si trasforma velocemente in una discesa agli inferi che si rivela tale solo negli ultimi minuti.

ON THE ROAD

Quello che James e Alyssa compiono è il più classico dei viaggi on the road: andare da un punto A ad un punto B con un obiettivo preciso, salvo avere mille imprevisti ad ostacolarne il cammino. Ecco, una parte importante dell’atmosfera generale della serie è data dalla rappresentazione dell’Inghilterra, che tra foreste, distese di campi, bar sulla strada e strade infinite nel nulla sembra più scimmiottare le ambientazioni dei grandi viaggi on the road americani, con la Route 66 e tutto il resto.

Non è che non ci voglio credere, è che non sono abituato.

Questo distaccarsi dai soliti paesaggi della City o del paesello rurale alla Hot Fuzz contribuisce ad aumentare il fascino di un’avventura che nel suo sviluppo non ha proprio nulla di convenzionale.

LA SERIE

8 episodi, 20 minuti ciascuno, 160 minuti di scelte folli, crescita, risate, tenerezza e lacrime. L’ultimo motivo principale per cui The End Of The F***ing World funziona così bene è che dura quanto deve durare, racconta tutto nel giusto tempo, regala ai suoi personaggi delle parabole interessanti e lascia pure spazio per un eventuale seguito. Netflix ha portato questa chicca anche a noi, ma è un bene che la produzione sia stata dell’inglesissima Channel 4, un network che già in passato ha dimostrato come la qualità conti decisamente più della quantità (le prime due stagioni di Black Mirror sono roba loro).

Troppe volte, negli ultimi mesi, abbiamo assistito ad originali Netflix dalle tempistiche troppo stiracchiate (tutte le serie Marvel, la seconda di Stranger Things, Thirteen Reasons Why e così via), probabilmente per esigenze di produzione che necessitano di un dato numero di episodi e di durate importanti. The End Of The F***ing World aggira questa tendenza, si fa guardare episodio dopo episodio con una facilità disarmante, finisce e ne vorresti ancora, perché hai bisogno di passare più tempo con James e Alyssa, nel loro mondo fottuto fatto di macchine rubate e genitori da gettare nell’umido.

Come forse avrete capito, The End Of The F***ing World è un piccolo gioiello, l’ennesimo racconto di formazione di cui forse non sentivamo il bisogno, ma che è davvero un bene esista e sia arrivato nei nostri schermi.

Ora scusate, vado a comprare una camicia come quella di James, è fantastica.