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Caius Pawson ha diciannove anni ed organizza serate nei club di Londra insieme ad alcuni amici. È il 2006 e ha creato un evento chiamato Young Turks in un edificio abbandonato della Transport of London a Shoreditch, East London. Il risultato è un fallimento totale: interviene la polizia e Pawson perde sia l’incasso che l’impianto sonoro. Da quel momento, però, cambia tutto. Sì, perché quella notte, fuori dal locale, c’è un certo Richard Russell che se la ride. “Beh, sembra proprio che tu abbia bisogno di un lavoro”, dice a Pawson. Richard Russell, guarda caso, è a capo della XL Recordings, l’etichetta indipendente con base a Londra famosa oggi per aver messo sotto contratto Adele. Pawson inizia a lavorare per la XL Recordings nel settore A&R, ma ben presto crea la sua piccola etichetta che chiama, appunto, Young Turks.

“Il nostro obiettivo è lavorare con artisti che hanno già un’idea abbastanza chiara di quello che vogliono realizzare. Diciamo che il nostro lavoro è soltanto “migliorare” quello che loro hanno stanno già facendo”.

CAIUS

Caius Pawson assieme alla moglie, Molly, anche lei alla Young Turks

Il primo singolo ad uscire a marca Young Turks è Second, Minute or Hour di Jack Penate (che, nemmeno a farlo apposta, è ai tempi il miglior amico di Adele, ma questa è un’altra storia). Il singolo esce in sole 1000 copie, in formato 45 giri, ciascuno dei quali contiene all’interno una Polaroid scattata dallo stesso Penate. Questa cura maniacale per ogni piccolo dettaglio contraddistinguerà praticamente ogni lavoro della Young Turks.

Seguono altre band ed altri sound: Holy Fuck, El Guincho e, soprattutto, The xx. È con loro che Pawson e la sua piccola label fanno il botto.

JAMIE XX CAIUS

Jamie XX insieme a Caius Pawson della Young Turks

“Erano dei ragazzini davvero timidi, fragili”

“Alcune band nascono già pronte per il grande salto: loro non lo erano”. Pawson il potenziale degli xx lo capisce subito, ma decide di creare anche per Romy&Co un percorso del tutto singolare. Nessun contratto vero e proprio, nessuna pressione finanziaria. “Dar loro un enorme anticipo per registrare un album li avrebbe fatti collassare”, ha spiegato al magazine londinese Courier. Erano ancora una band di liceali diciottenni, acerbi ma con alcune canzoni potenzialmente ottime. La scelta controcorrente di Pawson, invece, è dare loro del tempo. Tempo per crearsi un sound. Tempo per aumentare l’affinità con il nuovo, quarto membro, Jamie Smith, con cui li mette in contatto lo stesso Pawson. E, oltre al tempo, uno spazio. Nella sede della XL Recordings c’è un garage in disuso che fa trasformare in una stanza-tempio-studio di registrazione, il tutto con 2000 sterline appena, a Landbroke Grove. I timidi liceali decidono di fidarsi della label. Pawson inizia anche ad organizzare delle piccole date live, per testare i suoni e la risposta del pubblico. Il tempo gli darà ragione.

“Ci sono voluti due anni e mezzo, ma i primi due cd della band hanno venduto circa 3 milioni di copie”.

Da quel momento in avanti, Young Turks continua a crescere, lanciando artisti del calibro di Creep, Koreless, SBTRKT e, recentemente, FKA Twigs. Che cosa li accomuna tutti? L’immagine curatissima, le voci inconfondibili, l’attenzione al dettaglio. L’obiettivo di Pawson e soci non sembra semplicemente andare alla ricerca della next big thing, ma plasmare un artista dall’inizio alla fine, utilizzando per ciascuno un approccio particolare.

FKA

L’esempio più lampante è proprio FKA Twigs. La label si è impegnata a realizzare meticolosamente molte delle sue idee, mettendola in contatto con visual artists e videomakers innovativi come Nabil (si pensi al magnifico Two Weeks) o Jesse Kanda.
Quel di più che contraddistingue Young Turks è che questi progetti non sono interessanti solo sul piano strettamente musicale, ma prendono atto di quella che è la realtà di oggi: i millennials non pagano per ascoltare musica e spesso non vogliono spendere soldi nemmeno per vedere un live, a meno che non siano sicuri di avere uno show davvero memorabile.

“Non inseguiamo un suono specifico né ci dedichiamo ad un genere ben preciso. É piuttosto una questione di “innovazione”, di cercare di fare qualcosa in un certo modo. Insomma, non ho mai avuto un piano predefinito, ho solo cercato di seguire le cose che mi piacevano e che pensavo fossero promettenti”.

L’idea che c’è dietro a Young Turks è che, oggi più che mai, vale la pena di investire non solo in una bella voce, ma in un progetto artistico di più ampio respiro, creando personaggi a 360 gradi. Prendiamo ancora il caso della diva FKA Twigs: oggi è sulla copertina di miriadi di riviste, e non solo musicali (Dazed and Confused, V Magazine, The WILD Magazine, solo per citarne alcune). Un successo che ha richiesto, ancora una volta, tempo: tempo per lavorare sulla propria immagine, tempo per svilupparsi. Due anni per due EP. Però, alla fine, è arrivata pure la nomination ai Grammy Awards.

C’è chi dice che l’era dei cd sia ormai finita, eppure Pawson continua a guardare avanti: quest’anno Young Turks festeggia infatti i suoi primi dieci anni di attività, dopo un 2015 ancora pieno di successi trainato da In Colour di Jamie XX, con quasi ventimila copie vendute solo nella prima settimana di uscita.

Per festeggiare, eccovi quindi 5 brani iconici per ripercorrere la storia della label che non potete non (ri)ascoltare.

The XX – VCR

FKA Twigs – Water Me

Wavves – So Bored

Jamie XX – Loud Places (feat. Romy)

SBTRKT – Wildfire