Quasi tutte le storie d’amore finiscono. Molte, le più travagliate, attraversano sempre una fase di revisionismo emozionale in cui, ad anni di distanza, alcuni dettagli vengono stravolti, le linee diventano più offuscate, le persone diventano personaggi e le storie d’amore diventano storie di fantasia. Twin Fantasy (Mirror to Mirror), originariamente uscito nel 2011, è sempre stato una sorta di concept album su una relazione reale e di fantasia, un sogno di unione di corpi in cui il soggetto delle attenzioni di Will Toledo veniva identificato addirittura per nome: Wurtz (in Famous Prophets). “Every love story is a ghost story”, per citare il compianto D.F. Wallace: ogni storia è una ricostruzione di una storia, e il ‘nuovo’ Twin Fantasy (Face to Face) è la ricostruzione di una ricostruzione – la revisione emozionale del ‘vecchio’ Twin Fantasy, sette anni dopo.

L’evoluzione di Car Seat Headrest da gioiellino lo-fi di Bandcamp a rock band da festival è stata veloce e meritata grazie al bellissimo album Teens of Denial, che consacrava finalmente il talento lirico e compositivo della mente del progetto, Will Toledo. Con la distribuzione di Teens of Style e Teens of Denial l’attenzione si è spostata gradualmente sul folto catalogo precedente di Toledo, tra cui spicca proprio Twin Fantasy, che col tempo ha acquisito lo status di culto tra i fan. Nella recensione di Teens of Denial dicevamo che a Car Seat Headrest serviva questo salto di qualità, perché un talento così non meritava di rimanere in cameretta. Toledo questo lo sa, e per questo decide di reincidere (e in parte riscrivere) tutto Twin Fantasy con la band. Perché farlo e cosa rende Twin Fantasy oggetto di culto?

Will Toledo aveva 19 anni quando lo ha scritto [minuto di silenzio per tutti gli aspiranti artisti qui]. Dentro c’è una storia traumatica, autodistruttiva, una storia finita male. Una storia di un amore omosessuale probabilmente in parte segreto (“I pretended I was drunk when I came out to my friends / I never came out to my friends / We were all on Skype and I laughed and I changed the subject”) in cui l’idealizzazione dell’altra persona è spesso basata sulla sua figura e produzione artistica: Wurtz, il soggetto dell’album, è Cate Wurtz, disegnatrice il cui ex nome d’arte è Partydog (che spiega i numerosi riferimenti a “Dog” nell’album – e probabilmente la copertina). La relazione risale alla fase pre-transizione di Wurst, motivo per cui Toledo ne parla al maschile. Il genio di Car Seat Headrest sta nel saper remixare innumerevoli fonti riuscendo a creare scenari vividi e taglienti, riuscendo a raccontare la depressione e l’autodistruzione nelle maniere più sagaci e taglienti e ciniche, e riuscendo a rimodellarsi in modo costantemente imprevedibile: è proprio forse in Twin Fantasy che quel talento brilla di più, perché il soggetto unico dà al disco una coerenza narrativa che a sua volta riafferma la potenza della storia che c’è dietro. È una storia triste ma, raccontata con l’asprezza di Toledo, è anche una commedia che riflette sul dramma: si passa dalla malinconia del verso ormai iconico “We were wrecks before we crashed into each other” nella bellissima Sober to Death all’autoreferenzialità di “Is it the chorus yet?” in Bodys con perfetta soluzione di continuità.

La fantasia del primo Teen Fantasy si manifestava nell’opposizione tra un verso all’inizio ed uno alla fine del disco: nella bellissima epopea di Beach Life-in-Death Toledo dice “I spent a week in Ocean City and came back to find you were gone / I spent a week in Illinois and came back to find you were still gone” ma nel finale di Twin Fantasy (Those Boys) riscrive la relazione con “When I come back you’ll still be here”. Nel nuovo Twin Fantasy ci sono costanti riferimenti all’album stesso, al rapporto con l’album sette anni dopo. In High to Death si sente l’eco di quel rapporto nelle parole di una giovane artista a proposito della propria opera:

It was intense, it was an intense process, and it was how I was trying to – very hard, personify that intensity, but it’s hard to talk about her now, because I think she wasn’t me, at least that’s how I feel and I’m trying to figure out what to do now.

Tornare a riscrivere Twin Fantasy deve aver creato un senso forte di estraniamento, ma era un estraniamento necessario per potersene riappropriare, ridare fervore a composizioni lo-fi che qui vengono innalzate ad inni rock (My Boy, Nervous Young Inhumans) e capolavori compositivi che assumono la forma di epica in diversi movimenti (Beach Life-in-Death, Famous Prophets).

Il processo di rivisitazione lascia anche spazio a Toledo per mostrare la sua crescita a livello umano: il nuovo Twin Fantasy chiude un cerchio lasciato aperto nel vecchio e mette la parola fine alla storia turbolenta con Wurtz. Sul finale di Twin Fantasy (Those Boys) Car Seat Headrest aggiusta il tiro, si scusa per aver chiamato Cate per nome e per averla trasformata in una musa/personaggio, le restituisce l’anonimità e rompe ancora quella parete di realtà/fantasia con un messaggio che chiude quel cerchio:

This is the end of the song, and it is just a song. It’s a version of me and you that can exist outside of everything else, and if it is just a fantasy, then anything can happen from here. The contract is up, the names have been changed. So pour one out, whoever you are. These are only lyrics now.

È la fine di una storia e – speriamo – l’inizio di molte altre.