Sono arrivato a un punto di saturazione tale che solo a sentire la parola “trap” ho un mezzo conato di vomito. Sfera, per quanto mi facesse impazzire agli esordi, mi ha stufato; la DPG, che ho sempre considerato un eccellente divertissment, mi ha stufato; Ghali, che credevo talentuoso e potenziale narratore fuori dal coro e che se ne esce con “Ma che politica è questa?/Qual è la differenza tra sinistra e destra?”, mi ha stufato. In questo scenario ultraripetitivo, autocelebrativo, sostanzialmente vuoto, spicca (tra gli altri eh, non da solo, ma non è questo il luogo per approfondire il generale) Tedua. Proprio lui, proprio quello che alcuni non riescono ad ascoltare a causa del flow ballerino e sempre in rincorsa, con gli enjambement ormai marchio di fabbrica, quello che “ma va fuori tempo o è drill?”. La risposta a questa domanda è semplice: nessuna delle due, è Tedua, e lo dimostra come mai prima d’ora in Mowgli, il suo nuovo disco.

Il cucciolo d’uomo è cresciuto, i vicoli di Genova sono le sue tasche, la Drilliguria le sue radici, Milano la sua casa, la giungla del rapgame è il suo mondo. In questo ampio universo narrativo, Mario (questo il nome) si muove a proprio agio, punge come un’ape e vola come una farfalla: unico nel flow, elegantissimo nel significante simbolico, dritto al plesso solare col significato. In Mowgli non troverete radio-bangerz, poche punchline scritte a tavolino per finire sotto alle foto di Instagram degli influencer; non c’è machismo, nemmeno nei pezzi più “gangsta” e autocelebrativi (Burnout, Fashion Week). Non ci sono bitch, collane e marchi sino allo sfinimento (sebbene Tedua abbia sfilato per Gucci e Dolce&Gabbana e non si vesta ai mercatini dell’usato, intendiamoci). È sempre tutto ben piantato a terra e pervaso da tanta, tantissima voglia di raccontare se stesso, sinceramente e senza velleità poser (Chiamo il mio album Mowgli non per Marra o PNL / Ma perché sono cresciuto tra bestie e belve), senza filtri, senza paura di apparire un ragazzo normale che viene dal niente (la doppietta Vertigini / Acqua quasi commuove). Ci sono il passato difficile, la strada, gli errori, gli amori che corrodono da dentro, ma anche e soprattutto la squad, gli sforzi fatti per raggiungere l’obiettivo prefissato, la rivalsa finale di chi ce l’ha fatta ma senza spacconeria spiccia e stucchevole, bensì con un velo d’umiltà e tenerezza.

Vorrei far brutto
A chi mi ha messo i piedi in testa
Da adolescente ma non sempre serve
D’altro canto una tigre non ingerisce una serpe

Il bildungsroman è scritto a quattro mani con Chris Nolan, abile ad accompagnare lo storytelling di Mario con il proprio storytelling sonoro. Nulla si prevarica, tutto si compenetra. L’ascolto non si appiattisce mai grazie a mood differenti, alternanza di rap e cantato, cambi di registro che rendono fruibile il lavoro anche sul piano meramente musicale. Il livello successivo è però raggiunto con l’ascolto consapevole: in ogni barra c’è un mondo d’immagini, pezzi di cuore, così personali da non lasciare spazio a featuring, sono gettati sui beat e concatenati con una cura che richiede attenzione, testi alla mano.

Tra in-store firma-copie sempre più popolati da ragazzini, affascinati da racconti che non appartengono al loro quotidiano, e “vecchi” col preconcetto che “trap = merda”, Tedua regala una nuova visione della faccenda.

Leggi i miei testi e non riesci a dargli giusta importanza
Mentre prepari la tesi siamo un mese a distanza
Poi ritorni e mi insegni quel che non dicevano in strada
Perché ci mancano i mezzi ma non la forza di volontà

Mario sprona tutti a fare uno sforzo, a sgombrare la mente e a cercare di comprendere una storia variopinta e trarne insegnamenti, proprio come lui ha fatto per migliorarsi, nonostante tutto. È bello immaginare un mondo utopico in cui i più grandi riconoscano il talento apprezzando finalmente queste “nuove” sonorità; ancor più bello è immaginare le nuove generazioni cercare su internet il significato di parole sconosciute, o gli infiniti riferimenti presenti in Mowgli, o capire quanto la fatica e gli sforzi siano necessari nella vita, molto più delle vacue gare d’apparenza.

Mowgli non è rap, non è nemmeno propriamente trap, da un certo punto di vista testuale e di contenuti è cantautorato, musicalmente è anche pop.
Sì, Tedua è il cantautore del futuro.