Il 2017 si è confermato un anno d’oro per le piattaforme di streaming: cresce il numero degli abbonati e cresce il numero di tracce ascoltate. Se da un lato questi segnali dipingono un quadro roseo per l’industria musicale, l’altra faccia della medaglia è rappresentata da un calo degli acquisti e da un ascolto sempre più superficiale.

In questo specifico contesto si colloca un fenomeno per certi versi paradossale: nonostante ognuno di noi abbia a propria disposizione un catalogo pressoché infinito, tendiamo a preferire l’ascolto della solita vecchia musica rispetto alle nuove uscite.

Da primissimo colpevole, ho cercato di trovare le molteplici cause all’origine di questo comportamento: di seguito cercherò quindi di spiegare cosa causa la scarsa propensione ad ascoltare nuovi artisti e nuovi album.

L’assenza di un reale valore da attribuire alla musica

Ricordo il mio primo approccio consapevole alla musica: le ore passate a guardare MTV e i pomeriggi trascorsi nell’unico negozio di dischi della città dove sono nato. Ricordo la difficoltà di scegliere quale album avrei veramente voluto acquistare con i soldi risparmiati. Ricordo la delusione provata quando un album non era disponibile ed era necessario ordinarlo e aspettare almeno una settimana prima di poterlo ritirare. Ricordo la soddisfazione di portarlo a casa, aprirlo e ascoltarlo sullo stereo mentre sfogliavo il libretto con le foto e i testi delle canzoni. Ricordo tutto questo perché 20 anni fa la scoperta e l’ascolto erano esperienze che mi coinvolgevano intensamente a livello emotivo: c’era la componente materiale, il poter toccare il supporto fisico, e il valore attribuito ad un qualcosa che era stato acquistato con soldi non spesi altrove. La possibilità di poter ascoltare qualsiasi cosa in qualsiasi momento rende oggigiorno l’esperienza scontata, vuota, asettica.

Eccessiva disponibilità

Immaginate di trovarvi di fronte ad un immenso buffet gratuito; può succedere di sentirsi sopraffatti dall’eccessiva offerta e non sapere da dove iniziare. Il paradosso della scelta può essere tanto forte da portarvi a non scegliere proprio nulla, oppure a farvi rifugiare nelle poche opzioni familiari: riempirete il piatto fino all’orlo di un cibo che già conoscete e sapete di gradire.

Immaginate invece di essere in un ristorante all you can eat; l’aver pagato una somma, seppur generalmente contenuta, vi farà ordinare qualsiasi cosa in quantità che mai avreste immaginato di volere e poter mangiare in un contesto normale. Il risultato? Vi abbufferete senza mai apprezzare ciò che state mangiando e a fine pasto farete fatica a ricordare cosa esattamente avete consumato.

La prima metafora vi può aiutare a capire cosa succede quando apro la finestra di YouTube per ascoltare qualcosa di nuovo, ma poi mi ritrovo ad ascoltare un disco che già conosco. La seconda metafora serve a spiegare cosa succede quando apro l’account premium di Spotify e cerco di far valere il mio investimento attraverso un consumo bulimico di canzoni di cui poi non ricordo nemmeno i titoli.

Il bisogno di confrontare

Inizio ad ascoltare un nuovo artista che magari si rivela pure una bella scoperta, ma dopo un paio di canzoni si mette in moto un processo di libera associazione di pensieri: “Non male, mi ricorda un po’ quest’altro artista! A proposito, è da un po’ che non ascolto quel suo pezzo clamoroso; aspetta che lo metto su…” ed è così che finisco col perdermi in una sessione di ascolto della sua discografia completa, dedicando il mio tempo ad un’artista di cui conosco praticamente anche il nome della supplente di religione del liceo. Avere conoscenze pregresse si può rivelare un’arma a doppio taglio quando si approccia qualcosa di sconosciuto, poiché porta a fare associazioni con qualcosa di più familiare ed è così che si finisce al punto successivo: “I bei vecchi tempi”.

I bei vecchi tempi

Com’è possibile che io abbia più voglia di riascoltare per la milionesima volta Dr Jones degli Aqua anziché il nuovo singolo di Björk? Ascoltare gli Aqua attiva quel sentimento di nostalgia che mi riporta a quando avevo 10 anni e la mia più grande preoccupazione era non farmi scegliere per ultimo nella partita di calcio durante l’intervallo. Qualsiasi ricordo legato ad un’esperienza passata, anche la più mediocre, con il tempo tende ad apparire migliore di quanto fosse. Il fenomeno può presentarsi in maniera tanto intensa da portarci a credere che nulla di quanto sia disponibile nel presente possa reggere il confronto con ciò che abbiamo avuto nel passato; per questo preferisco la spensieratezza legata agli Aqua alla grigia incertezza rappresentata da una nuova produzione di Björk.

Come uscirne?

Uno dei modi migliori per scoprire nuovi artisti e nuova musica è andare a dei concerti. I festival musicali sono un’ottima occasione per scoprire delle band emergenti mentre aspettate un headliner. Anche recarvi ad un concerto in tempo per ascoltare il gruppo spalla può aiutarvi ad allargare la vostra conoscenza musicale in un contesto che vi stimolerà emotivamente. Alcuni dei dischi che ho scoperto negli ultimi anni li ho scoperti proprio così, magari dopo averli comprati al tavolo del merch e dopo aver scambiato due parole con un membro della band.
Potrà essere piacevole e rassicurante ascoltare in loop gli AC/DC, i Linkin Park e i Guns N’ Roses convincendosi che nell’attualità nulla regga il confronto, ma vi assicuriamo che là fuori c’è tanta musica che merita di essere scoperta.