Esattamente un anno dopo Polaroid, esce l’11 maggio 2018 Notti Brave, il disco da solista di Carl Brave.

Del duo romano più convincente della scorsa stagione musicale, ci si chiedeva “che ne sarà di ‘sti due?“.

Domanda lecita, in quanto la cifra stilistica di Carl Brave e Franco 126, loro personale e originale, non si è spostata di un centimetro una volta che è stata equilibrata. Una rocciosità che è stata il punto di forza di Polaroid e dei singoli successivi, ma che col tempo poteva pure essere avvertita come le colonne d’Ercole di Carl e Franco.

Ora grazie a questo disco, si può proprio discutere attorno a questo fatto qui, al rapporto che c’è tra passato e presente, tra rinnovamento e mantenimento.

Innanzitutto, che è cosa è cambiato in Notti Brave rispetto a un anno fa?

La prima cosa che risalta del dopo Polaroid è il dimezzamento del binomio che ormai veniva pronunciato quasi spontaneo: da Carl Brave x Franco 126 qui dobbiamo abituarci a leggere solo Carl Brave.

Notti Brave è infatti il disco di Carlo Coraggio, la sua svolta solista, ma anche la svolta dalla realtà indipendente a quella grande di Universal, etichetta dell’album.

Ma – e qui veniamo al punto centrale – per quanto riguarda la proposta artistica, non è cambiato praticamente nulla: le 15 canzoni di Notti Brave sono una estensione naturale, né più né meno, di quei brani che abbiamo conosciuto come polaroid.

Lo si sente fin dalla prima traccia, Professorè, in cui si canta con la poetica e il fraseggio tipici di Carlo l’epopea scolastica, vissuta da colui che puoi trovarlo “in una nota sul registro” o “sotto a quintali di Goleador“.

Ed ecco, già appena si sentono menzionate le Goleador, si capisce a cosa si va incontro anche in Notti Brave: un viaggio attraverso gli oggetti della vita quotidiana, che il cantore di strada, in questo caso Carl, sa elevare a simbolo di una intera generazione grazie a una poetica realistica, tangibile, precisa. Un viaggio tra notti insonni e delusioni d’amore. Tra speranze e fallimenti. Un canovaccio ormai ben collaudato, che si arricchisce di qualche variante, come il cambio di marcia che avviene nei ritornelli femminili di Francesca Michielin e Federica Abbate, come la voce di Carl stesso che è meno “lo-fi” e più lucida, ma in sostanza non muta niente del corredo genetico delle produzioni.

Nuova tappa, quindi, ma stessa formula. Come valutare questa scelta?

Se si sostiene che artisticità è sinonimo esclusivamente di evoluzione e rinnovamento, allora questo disco è da scartare. Ma fortunatamente la questione non è così netta. Insomma, ci sono molte sfumature, zone grigie, contesti da valutare.

Infatti, se si sostiene che invece un ragazzo, dopo un anno intenso e sotto sforzo, può anche allentare lo slancio creativo ed assestarsi nella nuova realtà con un atterraggio confortevole, allora Notti Brave è un album che dobbiamo accogliere con un applauso.

Un applauso a Carl Brave, che negli anni in silenzio è riuscito a creare una propria cifra stilistica, un proprio immaginario poetico, una propria idea di musica; è riuscito a farla valere, riscontrando consenso prima di tutto nella tanta gente che ha fatto delle sue canzoni una personale colonna sonora.

Il suo primo disco da solista è infatti un omaggio a tutto questo, a tutta la casa che, mattone dopo mattone, Carl ha costruito. E adesso che questa è bella e fatta, è arrivato il momento di ammirarla nella sua totalità: Notti Brave offre questa veduta speciale.

E a proposito di mattoni, delle quindici tracce totali, nove presentano collaborazioni. I nomi degli artisti ricoprono ogni parentesi del percorso di Carl Brave.

C’è l’origine anche qui, perché i 126 scalini trasteverini sono ben rappresentati dalle presenze di Ugo Borghetti, Pretty Solero e Franco; c’è poi la presenza di chi a Roma prima di Carlo ha smosso e non poco le acque dell’underground, vale a dire Gemitaiz e Coez; c’è l’apertura verso chi, come Carlo, negli ultimi tempi ha cavalcato il panorama indipendente italiano, ovvero Frah Quintale e Giorgio Poi; c’è poi la rappresentanza della nuova fase discografica, manifestata dai feat. con Fabri Fibra e Francesca Michielin, Emis Killa.

Notti Brave è un album che non offre carica innovativa, dato che questa possiamo considerarla consumata. Pertanto non ha tra i compiti primari quello di comunicare qualcosa di nuovo. Ma al tempo stesso è un disco informativo, che vuole essere il ritorno sulla terra di Carl Brave, l’assestamento, il modo con cui, dopo tanta semina, si vuole restare un attimo davanti ai frutti e contemplarli, prima di raccoglierli.

Insomma, l’ascesa che parte dalla lega dilettanti e finisce con la convocazione in nazionale. E questo disco è la celebrazione della convocazione stessa, a prescindere dalla partita.