Se c’è una cosa che ha contraddistinto il progetto LIBERATO fino a ieri, è stata quella di unire un po’ tutti i pareri, da nord a sud. Raramente ha attirato critiche su se stesso, se non da parte di quel microcosmo snob di appassionati musicali improvvisati.

Fino a ieri, però, fino a quando è stato annunciato il live di Milano per il 9 di giugno a Piazzale Donne Partigiane di Milano. Un annuncio arrivato via Instagram con poche parole, di cui le più rumorose sono gli hashtag utilizzati a mo’ di didascalia:

#converse #ratedonestar

A post shared by LIBERATO (@liberato1926) on

#converse #ratedonestar

Stessa didascalia che accompagnava l’annuncio del live di Napoli. Ma perché questa volta queste due parole messe lì saltano ancora di più all’occhio, tanto da muovere parecchie critiche dalle testate specializzate? Perché questa volta, questo progetto che vuole prendersi tutto, ha scelto di entrare in gioco (e in gara forse dove gara non c’è) dove la gara non serve a nessuno, andando oltre gli obiettivi che erano quelli di promuovere dei prodotti (Converse, Acqua Lete), di fare breccia nella cultura napoletana, e di esportare la stessa, di diventare un prodotto musicale esportabile all’estero.

L’8 e 9 giugno ci sarà a Milano il Radar Festival, un festival nuovo, alla sua prima edizione, che propone una line-up piuttosto alternativa e fresca rispetto alle proposte solite che ci arrivano ogni anno in Italia, una line-up che basa la sua omogeneità nella ricercatezza del sound e che risulta parecchio affine alla proposta fatta dallo stesso LIBERATO: Sampha, Yung Lean, Abra, Kelly Lee Owens, sono solo alcuni dei nomi di punta di Radar Festival, e sono i nomi nuovi della musica internazionale.

9 giugno LIBERATO (che sarà gratis in zona Barona), 9 giungo Radar Festival con Charlotte Gainsbourg, Young Fathers, SuperorganismSOPHIE ed altri ancora, in quella che sembra una faida tra i volti nuovi della nuova musica, che voluta o meno che sia ci pone davanti ad un problema. L’organizzazione di LIBERATO (di cui potremmo parlare ora, ma sulla quale ci concentreremo più avanti) non può prescindere oggi da Converse (attraverso la sua agenzia), un brand internazionale che ci sta mettendo in faccia una realtà che forse non siamo pronti ad accettare.

Siamo sempre i primi a lamentarci di un paese in cui non si riesce a riprodurre il modello estero di festival musicale, ancora i primi a criticare le 15 date in Italia dei soliti artisti stranieri sopravvalutati, sempre e ancora gli stessi a lamentarci di qualsiasi cosa, e in questo momento piuttosto rappresentativo delle attuali dinamiche in merito, dobbiamo valutare e far capire come questa mossa da parte dello staff di LIBERATO è davvero discutibile, perché Radar Festival potrebbe già avere vita breve, mentre Converse attenderà il prossimo LIBERATO con cui fare carne da macello, a prescindere dalla qualità. Inutile paragonarci alle città europee (Londra, Parigi) o mondiali (New York) dove la stessa sera puoi trovare 10 concerti imperdibili, il target di riferimento da noi è molto più ristretto e più limitato.

LIBERATO è stato fino ad oggi un prodotto bellissimo, che ha portato sempre con sé dei bei significati, ‘sticazzi del marketing e del resto, ma questo può valere fino a quando si valuta LIBERATO come un qualcosa che va davvero a migliorare la condizione musicale e culturale napoletana ed italiana. Quando poi, volontariamente o meno che sia, può arrivare ad innescare scenari drammatici per chi prova a fare proposte utili e valide nella nostra povera Italia, il naso comincia a storcersi un po’.

Perché alla fine, chi ci rimette, oltre al Radar Festival di turno, è lo spettatore.

E per questo, alla fine, abbiamo bisogno ancora, nel 2018, di un paio di Converse nuove, o di spingere al massimo per la crescita dell’industria musicale italiana?

Capiamo che pure per Converse è dura rientrare in un mercato nel quale altri brand sembrano ormai essere protagonisti assoluti, ma pensateci bene, tutti quanti, perché questa cosa fa male a tutti. A chi oggi, a chi domani.