Foo-Fighters-movi

Ne abbiamo già discusso e abbiamo già dato conto qui del fenomeno del bagarinaggio online, o meglio del binomio Secondary TicketingBagarinaggio.

Orbene, ci risiamo.

L’episodio dei biglietti per il concerto dei Foo Fighters, esauriti dopo soli 10 minuti dall’apertura delle vendite nel portale autorizzato, ha riproposto un problema non più rinviabile e che richiede qualche ulteriore precisazione:

Prima precisazione: il Secondary Ticketing non è bagarinaggio online! Può, tuttavia, diventarlo se l’operazione di rivendita di tagliandi (per concerti, eventi in genere e partite) non viene perimetrata entro determinati limiti, i quali sembrano non esistere ancora. Paletti e transenne ancora da picchettare in un fondo già saturo di tenere pecorelle da tenere a bada. Ma su questo ci torneremo quando affronteremo le “possibili soluzioni” del problema.

Seconda precisazione: non scopriamo oggi il fenomeno del bagarinaggio online, né bisogna pensare che riguardi solo la band di Dave Grohl. In altri paesi, come già ampiamente descritto, si è giunti in parlamento – già all’epoca delle Olimpiadi londinesi –  al fine di varare provvedimenti che potessero arginare il fenomeno della vendita di seconda mano incontrollata. In Italia, aimè, ci troviamo davanti ad una mare di menefreghismo nel quale la Corte di Cassazione nuota a vista. Né il bagarinaggio viene punito, né tantomeno l’analoga forma virtuale del fenomeno viene presa in considerazione. Inoltre, il secondary ticketing riguarda ogni tipo di evento e non ci si deve sorprendere se mamme, zie o padrini sono arrivati a spendere più di 900 euro per un biglietto del concerto di Violetta. Ma riguarda, inoltre, Bocelli, Expo, Madonna ed anche eventi sportivi, ma su questo fatto ci sarebbe da aprire un capitolo a parte, in quanto le violazioni della normativa (legge Maroni) sembrano essere la regola.

La questione, è evidente, non concerne più e soltanto il già difficilissimo problema di biglietti a costi maggiorati senza logica, ma investe altri aspetti ben più consistenti quali la criminalità organizzata dell’Internet, le continue violazioni della privacy (per quanto riguarda dati personali e codici identificativi di terzi estrapolati in modo incontrollato), nonché atti di concorrenza sleale perpetrati da quelli che avevamo, in passato, definito dei Mariuoli, i quali si trovano ad investire e riguadagnare in forma indiretta rilevanti capitali, magari servendosi dei proprio dipendenti. Nel Regno Unito, infatti, si è scoperto che erano le stesse agenzie di intermediazione a far la parte del Mangiafuoco, in Italia il nostro amico con l’occhio di vetro lo troviamo ancora a tutti gli eventi del milanese; almeno lui non ha perso il lavoro e continua nella sua onesta attività di bagarinante.

(Torniamo ai nostri biglietti per i Foo Fighters…)

Insomma, apertura vendite ore 10.00; biglietti esauriti alle ore 10.15. Alle ore 10.25, tuttavia, nei siti di compravendita di biglietti di seconda mano i biglietti ricompaiono a prezzi maggiorati anche del 200%. E probabilmente a ridosso dell’evento altri verranno ri-immessi nel circuito autorizzato.

Non abbiamo telecamere nascoste e non possiamo dare la colpa ai portali di vendita e di rivendita di seconda mano (anche perché a livello normativo attualmente l’host provider e figure analoghe, non possono essere ritenuti responsabili in forma omissiva, ovvero per non aver controllato che all’interno dello spazio concesso venissero realizzati reati e/o illeciti di altra natura). Vero è che questa responsabilità riemerge a mo’ di pietra pomice nel caso di cooperazione criminosa da parte degli stessi dipendenti dell’host (Viagogo ne è stato l’esempio principe), ma senza prove in mano, attualmente, siamo tutti potenziali bagarini.

Questo ci porta alla terza precisazione: dietro la vendita di seconda mano non ci sono sempre organizzazioni criminali di chissà quale consistenza e preparazione. In alcuni casi parliamo di singoli episodi posti in essere da semplici acquirenti che, in buona o mala fede, decidono di rivendere il proprio biglietto. Ed è, forse, sulla linea che separa la buona dalla cattiva fede, la correttezza dal dolo, che occorre fermarsi e dividere i buoni dai cattivi e, in definitiva, il secondary ticketing “etico” dal bagarinaggio.

Il diritto non tutela gli imbecilli” (ovvero la storia del contraente credulone). Su questi binari si è mossa per anni la legge in tema di contratti. In buona sostanza, se compro un bottone del valore di 30 cents a 4000 euro non posso poi dolermi della cifra sborsata e chiedere l’annullamento del contratto (a meno che io non sia stato, in breve, raggirato con dolo).
Nel caso del biglietto di seconda mano ci troviamo di fronte ad una situazione ancora diversa e per certi versi ancora più semplice. Il prezzo, ancorché ultra maggiorato, è trasparente, vengono intavolate delle trattative e, a meno che il biglietto non sia falso o di provenienza illecita, non vedo perché addossare la colpa della mia stupidità o incoscienza su chi mi sta vendendo quello che cerco. A questo punto sono io imbecille nel vero senso della parola, se arrivo a spendere cifre folli per amor di figlia (nel caso di Violetta) o per amor proprio (nel caso dei Foo Fighters). Ma questo è evidentemente un altro aspetto della questione che porta inevitabilmente a chiedersi: ci sono davvero eventi imperdibili? Eventi per i quali far fuori mezzo stipendio? A mio avviso sì. La musica ci piace e l’emozione di sentire
Lullaby live non ha prezzo. Allora, è necessario non addossare la responsabilità sul consumatore, ma, viceversa, predisporre degli strumenti tali che consentano che venditore e compratore rimangano soddisfatti e soprattutto che non rendano l’acquisto di un biglietto per un evento un deserto dei Tartari, senza Tartari.

Ma siccome il nostro legislatore se ne frega, le possibili soluzioni le suggeriamo noi:

– Possibilità di prenotazione del posto “in coda” (così come avviene in un qualsiasi centralino telefonico) in modo tale che se ti stai cagando addosso proprio all’orario di apertura vendite, ti metti in coda e attendi il tuo turno. La ricerca dei biglietti, quantomeno a livello multimediale, non deve trasformarsi in una caccia alle streghe. E infatti, se decido di comprare il biglietto da un rivenditore autorizzato sono obbligato ad attendere il mio turno e mi tocca andare al negozietto almeno 3 ore prima. Da questo punto di vista, la disparità di trattamento sembra evidente ed altrettanto intollerabile.

– Divieto di vendita di biglietti entro un 1 mese dall’evento: parliamoci chiaro, se il concerto è a ottobre, la prima tranche di biglietti viene venduta a maggio non perché siamo simpatici e ci vogliono far organizzare, ma solo ed esclusivamente per valutare l’appeal dell’evento e per fare dei calcoli prettamente economico/logistici. Peraltro, non disperiamo perché generalmente alla fase “biglietti esauriti” corrisponde una successiva riapertura vendite di altrettanti tagliandi, i quali erano stati accantonati per motivi a noi oscuri (ma che di sicuro non vanno a vantaggio del consumatore).

– Biglietti nominali? Sì, si può fare, ma questa è la solita risposta data da chi non assolutamente capito il fenomeno. E le partite di calcio (o meglio, alcune partite di calcio) dimostrano come il biglietto nominale sia una Cagata Pazzesca per citare un vecchio adagio nostrano. Tuttavia, il biglietto nominale (magari esclusivamente in forma elettronica) può rappresentare il primo step da unire ad altri provvedimenti mirati.

– Maggiorazione del costo originario del biglietto entro certi limiti. il portale Ticket Trust è stato il primo a suggerire questa soluzione e in effetti può essere utile, ma non sufficiente, perché come i biglietti nominali, in realtà è difficilmente controllabile l’eventuale compravendita simulata o con prezzi farlocchi. Bruce Springsteen e Muse sono i primi ad aver inaugurato il cd secondary ticketing etico, secondo il quale la rivendita di biglietti deve avvenire entro un certo limite e solo all’interno di determinati siti.

– Costi di vendita a carico del venditore e in percentuale al nuovo prezzo. Questa potrebbe rappresentare la vera soluzione per arginare il fenomeno, in modo tale da non far acquistare un tagliando così troppo alla leggera. E permette, inoltre, la continua tracciabilità del percorso del biglietto e dei costi che di volta in volta lo riguardano. Una volta che mi sono registrato, con codice fiscale, posso rivendere il mio biglietto (che dovrà essere nominale) tenendo presente che la vendita ed il passaggio di proprietà del tagliando comporterà una spesa. E tale spesa sarà parametrata al diverso prezzo cui venderò il biglietto. Una sorta di tassa variabile che cresce al crescere della mia speculazione.

Queste sono solo alcune delle possibili soluzioni e non ci sono volute 35 legislature per trovarle. Quanto all’onestà delle persone non possiamo, nemmeno in questo caso, dar la colpa a qualcun altro.