Sono passati 10 anni. Una decade esatta dall’uscita di uno dei dischi più belli di sempre.

Registrato e pubblicato autonomamente nel 2007, viene distribuito per la prima volta nel febbraio 2008 grazie anche alla casa discografica Jagjaguwar. Stiamo parlando di For Emma, Forever Ago, primo disco del progetto Bon Iver, un disco che non importa quando e quante volte lo ascolti, ogni volta sembra sempre la prima.

I cup the window

I’m crippled and slow

For the agony, I’d rather know

Ma come ha fatto un album del genere a rimanere nel corso di tanti anni così vero e, comunque, attuale con il mutare della scena musicale? For Emma, Forever Ago è un piccolo scrigno che contiene 9 tracce perfettamente legate l’una con l’altra, ognuna voce autentica di Vernon che ci racconta il suo amore spezzato, la mediocrità umana, gli sbagli, il tutto permeato da una innocente disillusione; o meglio, se si parla di Justin Vernon, sarebbe giusto definirle piccole poesie, che scorrono fluide nel leit motiv della rottura sentimentale.

And the story’s all over you

In the morning I’ll call you

Can’t you find a clue when your eyes are all painted Sinatra blue

Una chitarra acustica, una voce. Il disco nasce nella completa solitudine: la vecchia band di Vernon (DeYarmond Edison) si è appena sciolta e il cantautore esce da una relazione; malato di mononucleosi e di una infezione al fegato, decide di ritornare nel freddo Wisconsin, più precisamente ad Eau Claire, sua città natale, ancor più precisamente nel capanno di caccia del padre. Qui non solo si fa crescere la barba, passa il tempo nei boschi a tagliare la legna e procacciarsi il cibo, ma inizia anche la genesi dei brani di For Emma, Forever Ago, incidendo per sempre, in totale onestà, tutto ciò che prova dentro di sé. Detta così sembra la storia della nascita del primo vero, autentico, prototipo hipster, ma il caso vuole che una volta stampate le prime 500 copie, il disco inizi a riscuotere un successo totalmente inaspettato.

Only love is all maroon

Gluey feathers on a flume

Sky is womb and she’s the moon

Vernon con questo album ha fissato un’asticella, praticamente irremovibile, all’interno della musica indie/folk che, al momento, ancora nessuno è riuscito a superare. Una cosa è certa: questo album è stato fonte di ispirazione e di “guadagno musicale” per tantissimi artisti appartenenti allo stesso genere e non solo. Sarà per quelle sonorità tanto pacate quanto alienanti, o per la voce in falsetto di Justin che le accompagna perfettamente; sarà per l’articolazione lirica e per lo stile privato con cui vengono trattati i temi universalmente umani; saranno l’onestà, il dolore e la voglia di rivalsa che trasuda ogni pezzo; fatto sta che ogni brano ci porta davvero a quella dimensione isolata e fuori dal tempo che lo stesso Vernon ha sperimentato in prima persona.

Skinny Love è forse la traccia più conosciuta, e infatti anche la più coverizzata a distanza di tanti anni, ma è impossibile non citare canzoni come The Wolves (Act I and II), Blinsided o re:stacks.

Non importa quindi se siete in metro incazzati di mattina, o in fila al supermercato alle sette del pomeriggio, o magari la notte presi da un attacco di insonnia, se la vostra Emma sia al vostro fianco o lontanissima: mettetevi le cuffie, schiacciate play e per tutta la durata vi sentirete in un posto da dove probabilmente non vorrete più tornare.

Volume 100: