In Four Women, Nina Simone canta la storia di 4 donne: Aunt Sarah, Saffronia, Sweet Thing e Peaches; ciascuna personifica uno stereotipo della donna afroamericana e ciascuna racconta in pochi versi uno spaccato di una società che fatica a liberarsi della pesante eredità lasciata dalla schiavitù. In Four Women, Nina Simone è il vascello che permette a 4 donne di raggiungere il pubblico, il pulpito che permette alle loro voci di essere udite dall’ascoltatore.

Non è un caso che Nina Simone sia tra gli artisti che maggiormente hanno ispirato e influenzato Nicolas Jaar. Non è un caso che, quando si parla di Nicolas Jaar, nulla sia lasciato al caso.

Ma di chi parliamo, quando parliamo di Nicolas Jaar?

Nicolas Jaar è uno dei pochi artisti contemporanei capaci di mettere d’accordo un po’ tutti. Nella sua musica c’è qualcosa di ecumenico: in un contesto in cui il pubblico si divide in fazioni guidate da un diverso credo musicale, Jaar riesce nell’impresa di ergere dei ponti tra isole apparentemente irraggiungibili. Come può un solo artista farsi portavoce di diversi generi musicali? Come può un produttore dar vita a delle opere complesse, pregne di critica politica e specchio dell’attuale Zeitgeist e al contempo pubblicare tracce leggere, spensierate, concepite per essere suonate in un club? Come può operare in realtà tanto distanti senza mai perdere credibilità?

Nicolas Jaar è un prisma, è uno specchio che si infrange in frammenti tanto indipendenti quanto complementari, pezzi che si ricompongono in un talento versatile che in soli 10 anni di carriera ha già assunto forme diverse.

Gli esordi

Se chiedete all’ascoltatore occasionale chi sia Nicolas Jaar, è probabile che inizi a citare brani realizzati durante i suoi esordi: tracce accattivanti e ruffiane pubblicate su Wolf + Lamb, Circus Company e Clown & Sunset, la sua prima etichetta discografica. Sebbene nulla si possa dire sulla qualità di tracce di enorme successo come Time For Us, Mi Mujer e El Bandido, è evidente che questi lavori possano ritenersi frutto di un contesto in cui difficilmente il giovane produttore sarebbe riuscito ad emergere con opere più impegnate.

I primi lavori di Jaar sono accomunati dall’essere pensati per far ballare e questo diventa più ovvio se si pensa che Jaar viveva a studiava a New York, in un’America in cui l’unica musica elettronica ad essere apprezzata era quella suonata nei club. Ci è voluto poco perché Jaar si rendesse conto che non si stava esprimendo a pieno, che stava semplicemente seguendo le regole di un sistema in cui era necessario raggiungere dei compromessi per farsi un nome:

Personally, I felt like I wasn’t doing enough. I was just making these dance tracks and I wanted to see if there was more.

Iva Gocheva

Iva Gocheva è probabilmente il progetto più misterioso di Jaar. In un’intervista del 2009 menziona Iva Gocheva sostenendo fosse una band che stava ascoltando in quel periodo, dando quindi l’idea di non aver nulla a che fare con il progetto.

L’anno seguente, Jaar include Bring The Fire, una traccia di Iva Gocheva, all’interno di un suo mix per Resident Advisor.

Nel 2011 iniziano a spuntare su YouTube degli altri brani di Iva Gocheva: in alcuni di questi si parla di Nicolas Jaar sotto uno pseudonimo, in altri si parla di una collaborazione tra lui e Quentin Pistol, un’artista che entrerà a far parte di Other People. Alcuni utenti sostengono addirittura di aver assistito ad un DJ set di Nicolas Jaar in incognito dietro al moniker Iva Gocheva.

Forse non sarà mai chiaro cosa si nasconda dietro al progetto: forse è stato semplicemente il primo acerbo tentativo di Jaar di collaborare con uno o più musicisti, forse non esiste nemmeno Quentin Pistol; l’unica cosa certa è che possiamo ascoltare 4 brani che, direttamente o indirettamente, hanno a che fare con Jaar.

Just Friends

Se avete familiarità con la discografia di Nicolas Jaar, conoscerete sicuramente With Just Once Glance You, brano pubblicato quasi di nascosto a cavallo tra il 2011 e il 2012. Ciò che forse non sapete è che la voce appartiene a Scout LaRue Willis, figlia di Bruce Willis e Demi Moore, che Nicolas ha conosciuto alla Brown, l’università dove ha studiato letteratura comparata. Se questa notizia vi giunge nuova, è possibile che non sappiate che Scout LaRue non è l’unica progenie di Hollywood ad aver collaborato con Jaar.

Just Friends è il nome della collaborazione nata tra Nicolas e Sasha Spielberg, figlia del leggendario regista, che ad oggi si è concretizzata in due brani: Avalanche, cover del brano di Leonard Cohen, pubblicata in occasione del Record Store Day 2013, e Don’t Tell Me, pubblicata per il Record Store Day 2014.

Se il progetto Just Friends pare aver raggiunto il tramonto, possiamo invece confermare che l’amicizia tra i due sia ancora viva, dato che Jaar ha recentemente prodotto Facepaint, l’EP solista di Sasha, pubblicato quest’anno col moniker Buzzy Lee.

DARKSIDE

Il successo europeo di Space Is Only Noise ha dato modo a Jaar di esibirsi con una band; prima di allora ciò gli era stato impossibile poiché il mercato americano non sembrava essere interessato al genere di musica che voleva suonare. Uno dei membri della live band che lo ha accompagnato in tour era Dave Harrington, un chitarrista che gli è stato presentato da amici in comune alla Brown.

Durante il tour, tra i due, è nato uno stretto legame artistico che ha dato vita al progetto DARKSIDE.

Dopo aver pubblicato un EP e dei remix di Random Access Memories dei Daft Punk come Daftside, Jaar e Harrington hanno pubblicato l’LP Psychich.

Jaar sostiene che Psychich sia l’antitesi del suo primo LP. Jaar ha dichiarato che Space Is Only Noise rappresenta il suo tentativo di riempire la sua musica dell’amore e dell’onestà che non percepiva nella sua vita.

Psychic rappresenta l’altra faccia della medaglia: anche le idee più pure devono essere vendute e per quanto amore tu possa mettere in qualcosa, finisce inevitabilmente per entrare nel meccanismo del capitalismo. Al contempo, dopo aver lavorato da solo al suo primo LP, Psychic è il frutto di una collaborazione e della capacità di mettere in secondo piano il proprio Io.

I am focusing on other people – I’m focusing on the human qualities of music, which is something I find central for listening. We listen to music with our friends, with our family, with our lovers, it’s a very social thing and it’s very much about communication. That’s the place I’m in right now – sharing.

Nicolas Jaar

I can’t deny that I make music as a form of understanding myself.

Con la pubblicazione di Space Is Only Noise, Nicolas Jaar ha intrapreso un percorso creativo estremamente personale, onesto e introspettivo che è culminato in una trilogia di opere legate alla mitologia greca: Nymphs, Pomegranates e Sirens.

Nonostante Sirens si possa considerare il reale seguito di Space Is Only Noise, solo considerando le tre opere come un tutt’uno è possibile comprendere ciò che Jaar voleva davvero realizzare, ma anche guardando il quadro più ampio, lo stesso Jaar ammette di aver fallito non riuscendo a convogliare tutto in un unico disco.

The Nymphs series was going to be the follow-up to Space Is Only Noise, but there was something missing. Pomegranates – it was too experimental, no vocals, something was missing again. There’s an experimental side to what I do and then there are club tracks. It’s cool as two sides of a coin, but I was missing the actual coin that makes those two things oppose each other. I needed context, and I see Sirens as a context record, for context around me and outside of me.

Sirens è il disco più intimo di Nicolas Jaar; è la chiave di lettura che consente di comprendere il genio dietro alle sue produzioni. Non è un caso che Sirens contenga così tanti elementi legati all’infanzia di Jaar, poiché solo guardando il proprio trascorso possiamo trovare risposte su chi siamo oggi.

I think the record was a little bit of unpacking who I thought I was and who I think I am now. We think about ourselves and where we are at a certain moment in time, what defines that might also have to do with a lot of delusions.

Against All Logic

Se si tenesse in considerazione solo il materiale che Jaar ha pubblicato con il proprio nome di battesimo, si potrebbe pensare che nel corso degli anni abbia progressivamente abbandonato le sonorità da dancefloor in favore di opere più strutturate e impegnate. In realtà il rapporto tra Jaar e la dance music è indissolubile, ma molto complesso:

I want connection in a club, and I want people to forget their problems. These are the same things you want when you’re heartbroken.

Nicolas Jaar ha sempre vissuto la musica da club come uno strumento di liberazione, una valvola di sfogo: il club è il luogo in cui essere felici, in cui è possibile dimenticare i propri problemi e la propria sofferenza per qualche ora. Per Jaar la Disco è la musica dei gay, dei neri e dei latinoamericani che sono stati vittima dell’odio e della discriminazione degli anni 70 e rimane oggigiorno un genere musicale che non va trattato con leggerezza. Tuttavia, nella società moderna, la musica dance è stata privata del suo valore socio-politico diventando spesso mero frutto del consumismo; è probabilmente per questo motivo che Jaar ha scelto di utilizzare un moniker per distribuire, attraverso Other People, una serie di brani realizzate tra il 2012 e il 2017 che, sebbene siano lavori di qualità indiscutibile, sono sicuramente meno carichi di messaggi politici rispetto a quanto pubblicato come Nicolas Jaar.

I don’t want to make dance music to get drunk and have fun to: it’s quite stupid, to a certain extent. It can be fun sometimes, but it’s not something I would dedicate my life to.