Il sabato e la domenica mattina tendono a non esistere, e quando esistono sono spesso un’ardua, faticosa e disperata corsa verso il reintegro di potassio, verso l’aspirina; il sabato e la domenica pomeriggio, poi, coincidono sovente con la nullafacenza e le pennichelle.

Il 2018 è iniziato con il lancio di una automobile nello spazio, ma l’invenzione di una cura efficace contro l’hangover e lo spleen domenicale, di quelle ancora neanche l’ombra. E allora provo io a darvi una mano consigliandovi ben sette dischi ambient usciti recentemente, da mettere in sottofondo mentre provate a sopravvivere e vi trascinate per casa, cercando di ricordare perché avete aperto il frigorifero.

Nils Frahm – All Melody

Nils Frahm mi dà l’idea di essere un musicista con in testa sempre una melodia, di quelli che provano a concretizzarla su un foglio insoddisfatto, presto appallottolato e gettato nel cestino. All Melody nasce nel nuovo studio di Nils, nel Funkhaus di Berlino; in esso Frahm dà, di nuovo, il meglio di sé in una forma compositiva molto vicina all’improvvisazione trainata da roboanti e naturali esplosioni emotive. Pianoforte, sintetizzatori e voci femminili, apparizioni di archi e percussioni, ambient e classica, formano climax trepidanti che si fanno largo in un tripudio melodico che culla e fa sorridere. È sempre stato piuttosto difficile catalogare Frahm, e lo è ancor di più a questo punto della sua carriera: pianista, musicista elettronico, compositore “neo-classico”; tutto o nulla di questo, di certo artigiano di melodie che sono rifugio.

AA.VV. (Posh Isolation) – I Could Go Anywhere But Again I Go With You

Posh Isolation è un’etichetta danese, nata nel 2009, che nel corso degli anni è diventata catalizzatore di un certo sound nordico, sia esso new wave, noise, punk, techno, sperimentale o quant’altro. In una mossa che tanto ricorda quella operata da PAN nel 2017 con la magnifica Mono No Aware, la label di Copenaghen richiama a sé i propri talenti per una raccolta di stampo ambient che spazia dal rumore all’idm, mantenendo immutato il gelido mood originario. I Could Go Anywhere But Again I Go With You è un disco fantastico, è analisi del presente, della società, urgentissima espressione di un collettivo giovane eppur artisticamente maturo, cosciente.

Mika Vainio + Ryoji Ikeda + Alva Noto – Live 2002

23 settembre 2002, BALTIC Centre For Contemporary Art, Newcastle, UK. Mika Vainio, Ryoji Ikeda e Alva Noto, tre compositori enormi della cosiddetta musica sperimentale e non solo, uniscono le proprie menti e le proprie mani. Live 2002 (in ricordo del compianto Vainio) contiene 45 minuti di musica tessuta rifuggendo gli schemi melodici di canone, avvicinandosi invece alla performance artistica più pura. Crude forme d’onda, droni, glitch, rumori e imprevedibili architetture percussive arricchiscono la paletta degli 11 movimenti di cui si compone l’opera. Ci sono astrazione, volontà di fermare l’attimo, attesa stagnante e fugaci ripartenze, loop infiniti, uomo e macchina, multiforme tensione. Nell’esecuzione ciascuno dei tre apporta il proprio stile sino a diventare un’unica mente alveare, fautrice di un’arte che suona ancora oggi, 15 anni dopo, attualissima, lungimirante, pura.

Alva Noto + Ryuichi Sakamoto – Glass

Alva Noto e Ryuichi Sakamoto insieme, di nuovo. Glass è la registrazione in presa diretta, quasi improvvisata, della performance site-specific alla Glass House di New Canaan, in Connecticut. Glass è l’ennesima prova di maestria del duo, a proprio agio nel disegnare tele ambientali che rimangono sospese a mezz’aria, così naturali nella loro umana elettro-acusticità, così piene e vive nello spettro delle frequenze, dalle basse dei droni alle alte dei tintinni metallici. Eleganza, moderazione, stile infinito.

Steve Reich – Pulse/Quartet

Steve Reich, pioniere del minimalismo, filosofo, premio Pulitzer, Leone d’oro alla carriera, pubblica un nuovo disco alla veneranda età di 82 anni. Il quarto d’ora di Pulse vola guidato dagli archi dell’International Contemporary Ensemble in un gioia orchestrale altamente cinematica e spensierata. Quartet è invece una più cervellotica composizione per due pianoforti e due vibrafoni, figlia di percosse cacofonie, piccoli sprazzi melodici, pura genialità in fibrillazione. Cento di questi dischi, Steve.

Pendant – Make Me Know You Sweet

Huerco S aveva già salutato techno e house rifugiandosi nei “nuovi” lidi dell’ambient, ma ora cambia persino moniker in Pendant. In Make Me Know You Sweet, i layer melodici si sfibrano ampissimi, avvolti da una coltre di riverbero rassicurante ma al contempo ansiogena. Sotto bleep acquosi pulsa un tappeto di percussioni distanti, ormai appartenenti ad altri mondi; l’uomo è astratto dal reale mentre una statica concretezza abbraccia flebilmente l’alienazione contemporanea, facendoci sentire stranamente al sicuro.

David August – DCXXXIX A.C.

Un anno fa, sui suoi canali social, il giovane David August si era dichiarato esausto a causa della propria carriera artistica e di una continua ricerca musicale volta a superare i propri limiti. 12 mesi dopo David sancisce il suo ritorno con un disco ambient, lontano dallo stile e dalle percussioni da club del passato. DCXXXIX A.C. è, parafrasando August, un singolo, disteso, respiro. In esso si trovano elementi naturali, calma, la ricerca di se stessi, l’inconscio, la volontà di raccontare una storia degna di essere ascoltata.