Tra tutti i festival italiani che con gli anni sono cresciuti anche fuori dal circuito nazionale, Ypsigrock è forse tra i più unici: il piccolo borgo di Castelbuono, sulle montagne della provincia di Palermo, viene da 21 anni preso completamente in ostaggio dalla rassegna, che anima i vicoli, le piazze, le pasticcerie del paesino ridefinendone le forme e i colori; accogliendo artisti e pubblico come se fossero, per tre giorni, a casa di amici.

Come da molti anni a questa parte, Castelbuono offre ad Ypsigrock la cornice di piazza Castello, del Chiostro di San Francesco e dell’ex chiesa del Crocifisso per un festival la cui peculiarità è quella di ospitare grandi nomi (ma mai più di una volta) e molte nuove promesse, sia italiane che straniere. La formula di Ypsigrock ci piace perché è quella della slow life meridionale: nessuna sovrapposizione, (quasi) nessuna corsa tra palchi, cibo nostrano e prezzi onestissimi, molte sigarette fumate e, puntuale, quel comodo ritardo di 10-15 minuti immancabile nella cultura del sud. I ritmi sono proprio quelli di una vacanza tra amici.

Day 1

Ypsigrock si apre con un’anteprima al campeggio non particolarmente animata: dopo il live dei When Due, promettente duo locale, il dj set fatica a spiccare il volo e si opta per risparmiare energie per il primo giorno di festival, che fra i tre è quello più spiccatamente rock. La prima delle tre tappe giornaliere è quella del Chiostro di San Francesco, dove l’alt-folk di Sergio Beercock riscalda (e convince) un pubblico ancora leggermente timido – timidezza che si perderà da lì a poche ore, quando a tutti sembrerà di conoscere e riconoscere tutti, nonostante le dimensioni non troppo piccole della rassegna. Delusione del primo giorno è invece Bry, cantautore indie pop irlandese sulla cui scelta in cartellone rimangono dubbi, visto il target leggermente diverso del festival.

This Is Not a Love Song – NICOTINALS di Gianluca Gallo

L’ex chiesa del Crocifisso ospita anche quest’anno le ormai celebri ‘cassettine’ del progetto This Is Not a Love Song (TINALS), con un angolo in particolare dedicato al disegnatore Gianluca Gallo e al suo pacchetto di sigarette ispirato ai Cigarettes After Sex. Segue il live dell’emergente HÅN, durante il quale nella chiesa si raggiungono temperature infernali che fanno scappare i meno temerari nonostante il live piacevole (seppur derivativo).

Il cuore della serata è però a Piazza Castello: i Cabbage, non particolarmente ricchi in quanto a contenuti, rimediano riuscendo nel compito di animare la folla e di regalare uno show sopraffacente grazie anche alla loro forte presenza scenica; il live dei Preoccupations (fka Viet Cong), che segue un soundcheck con relativo mercatino improvvisato, è carico, marziale ed imponente nonostante qualche problema tecnico; è un live dalla carica graduale, che esplode nei quasi venti, interminabili minuti del brano finale Death.

Preoccupations

Headliner della serata sono gli storici shoegazer Ride, che chiudono la prima serata di Ypsi con maestria, potenza ed eleganza e con una setlist che spazia dai brani migliori in catalogo (Seagull, Dreams Burn Down, Leave Them All Behind) al nuovo album Weather Diaries, che dal vivo suona benissimo.

Ride

Day 2

Il secondo giorno, dalla line-up più mista, si apre al Chiostro con il live looping di Estel Luz ed il soul di Adam Naas, che conquista il pubblico con una voce bellissima e la giusta dose di umorismo cinico. La chiesa del Crocifisso prende invece nuova forma grazie al live ed ai visual distruttivi degli Amnesia Scanner – un live surreale in pieno pomeriggio.

Amnesia Scanner

Sono quattro e molto variegati i nomi serali. Ad inaugurare il palco di Piazza Castello c’è Christaux, nuovo progetto, molto eterogeneo, di Clod degli Iori’s Eyes. A seguire lo psych rock magistrale dei Beak> che, baciati dal vento di Castelbuono, innalzano muri di suono e sciolgono il ghiaccio parlando male delle compagnie di volo low cost.

Beak

Rejjie Snow fa invece ballare la folla con un hip hop raffinato e una personalità travolgente, quasi scusandosi di essere fuori luogo in un festival rock, ma riuscendo così a conquistarsi il pubblico da subito.

A chiudere la seconda serata sono poi i Digitalism, che con l’aiuto di ottimi visual riescono nel compito di far ballare tutti. Tutti.

Digitalism

Day 3

Il terzo giorno, andato sold out il giorno stesso, è quello in cui i numeri si fanno più sentire: il Chiostro, la cui capienza limitata si raggiunge raramente, inizia a riempirsi con il live dei Bobbypin e risulta gremito durante il (fantastico) live dei Klangstof, sicuramente una delle migliori scoperte del festival.

Klangstof

Ad incantare la chiesa c’è invece la cantautrice neozelandese Aldous Harding, che regala un set magnetico, stravolgente, sul filo dell’irreale – forse il migliore di tutto il festival.

Aldous Harding

Il sold out si fa sentire con i posti esauriti per il mini-set di Edda nel cortile del Castello – bello ed intenso a detta di tutti. Si va quindi a fare fangirling da Car Seat Headrest, il cui set è purtroppo breve ma potente, ruvido ed in continua evoluzione: una Drunk Drivers/Killer Whales così bella non l’avevo mai sentita, e la malinconia di Maud Gone assesta il colpo finale.

Car Seat Headrest

E malinconia dovrebbe essere il tema della serata, a cui si associano immediatamente i Cigarettes After Sex. Eppure il live del progetto texano si arena purtroppo sullo stucchevole, con un live che suona esattamente come su disco – un disco abbastanza piatto, monotono, per questo perfetto come sottofondo e non proprio adatto ad un live in piazza; nonostante l’accanimento dei fan nella prima fila e i limoni duri delle coppie un po’ più dietro, il resto della piazza inizia a distrarsi ed il chiacchiericcio si sente già dalla terza fila in poi.

Cigarettes After Sex

Non si può dire altrettanto del live che ha chiuso il festival: i Beach House, da alcuni accusati di piattezza su disco, ipnotizzano la piazza con fermezza ed eleganza; i tappeti di luci dei visual sono sognanti, Victoria e Alex sono di ottimo umore (“Beviamo!”), parte della setlist è dedicata ai primi lavori, ed il suono è carichissimo grazie alla chitarra che rende il loro dream pop più vicino allo shoegaze.

Beach House

Un grande concerto per chiudere un’edizione fantastica di un festival che da anni scommette su grandi conferme e innovazione, il tutto in un ambiente familiare perfetto per diventare la tappa perfetta per una vacanza in Sicilia.

Varie ed eventuali

  • God save il panettone con la manna e il gelato di Fiasconaro
  • La gente ha smesso di indossare maglie dei Joy Division e ora indossa solo maglie ironiche dei Joy Division (sfoggiando diverse versioni nazionalpopolari di Love Will Tear Us Apart)
  • Castelbuono è così piccola che nello spazio di venti metri ci trovi un festival, un funerale e un matrimonio (e comunque procede tutto come deve procedere)
  • I Preoccupations sono così cattivi sul palco quanto amichevoli fuori: dispensano baci, regalano bacchette ed improvvisano mercatini (e ci hanno detto che il nuovo album uscirà a fine 2017 o inizio 2018)
  • È una vita dura quella di Castelbuono: colazione con brioscia e granita, a pranzo un*arancin* (gender neutral per non offendere nessuna fazione), panino con salsiccia e cipolle a cena ed immancabile il gelato post-concerti. Il tutto accompagnato dai prezzi popolari delle birrette. Mai mangiato così tanto e speso così poco ad un festival.
  • Al di là dei Cigarettes After Sex – per cui è scontato – Ypsi è davvero la festa del limone. Mai vista così tanta gente limonare duro ad un concerto/festival
  • Adam Naas che chiude il concerto con un “let’s have a drink… and then die” entra di diritto tra gli eroi del festival (insieme ai Beak> e al loro odio per Ryanair che gli ha perso le valigie)
  • In tutta piazza Castello ci sono solo due bagni chimici, ma i Beach House hanno reso poetici pure quelli quando è partito il riffino di Sparks
  • Ci si ribecca l’anno prossimo, a boccheggiare in chiesa e limonare in piazza, a rubare gli assaggini di panettone e a bestemmiare insieme in coda per il bagno. Nel frattempo godetevi qualche foto venuta male.