Si trattava dell’evento di punta di Rock In Roma, e si è dimostrato, alla fine, uno degli eventi musicali più importanti di questa estate 2018. Roger Waters al Circo Massimo di Roma ha voluto dire prendere la storia e declinarla in tanti significati.
La storia della musica, quella di Waters, immersa un’altra volta in una delle arene più affascinanti del mondo antico. Come fu a Pompei, come fu nel lido di Venezia, un membro dei Pink Floyd si re-immerge nel passato, creando così una osmosi di leggende, che attraversano millenni, ma che proprio per la virtù leggendaria, sono fuori dal tempo reale.
Si camminava all’ombra del Colosseo, dell’Arco di Costantino, e una fiumana di persone andava verso la stessa direzione, l’enorme pianoro dove duemila anni fa i ludi romani infiammavano la civiltà. Il Circo Massimo non è stato mai vuoto il 14 luglio 2018: fin dal mattino, come ben si poteva immaginare, la zona era già affollatissima, ma solo mentre il sole tramontava, i teli su cui ci si riposava venivano riposti e prendeva forma la folla di Roma che ha acclamato le quasi tre ore di show di Roger Waters.

Il concerto ha scaldato i motori un quarto d’ora prima dell’ingresso in scena della formazione con l’attivazione dei mastodontici monitor sul palco, nei quali era proiettato un lido e, di spalle, inquadrata una figura femminile con un giubbotto seduta, con il corpo rivolto verso il mare. È verso le 21.30 che questa immagine si movimenta, ed è il momento: entra acclamato da un calorosissimo applauso l’ex Pink Floyd, accompagnato da una band molto folta.

La prima parte dell’esibizione è stata più concerto, in cui c’è stato spazio per classici universali come Time, Wish You Were Here e The Wall. Chitarre che sprofondano senza sosta per tutta l’arena, un visual mostruoso, elaboratissimo, intellettuale, e poi le voci, di Waters, ma anche di Jonathan Wilson, di Jesse Wolfe e Holly Laessig, le quali, immerse in una galassia, hanno squarciato il Circo Massimo con la loro performance vocale in The Great Gig in The Sky.
La scaletta, molto studiata, era composta più che da brani, da capitoli, perché ogni canzone aveva in sé un proprio ruolo e un proprio senso logico rispetto a ciò che la precedeva e succedeva; poi, come detto, ogni pezzo era accompagnato negli schermi da uno spettacolo visivo notevole, in cui, molto spesso in filigrana, apparivano le figure dei musicisti ripresi dal vivo, che erano così immersi nei video (meravigliosamente psichedelici).

Terminata questa prima parte, c’è stata una pausa di 20 minuti, in cui venivano proiettati sullo schermo messaggi di resistenza contro il brutto del mondo, e dopodiché è iniziata una sezione dello show incredibile: politica, schierata, incazzata, colta, raffinata.
Il palco si è trasformato, sul modello di The Animals, in una enorme fabbrica, con camini fumanti e sopra a questo paesaggio dickensiano campeggiava lo storico maiale volante. Sulla linea della resistenza (RESIST era la parola chiave di questa nuova parte), Waters si è lasciato andare a una feroce invettiva contro Trump, definito senza mezzi termini “un maiale” e con lui, soprattutto nel video di Money, si sono aggiunti altri capi politici contro i quali l’ex Pink Floyd si è dimostrato davvero incazzato. In questi passaggi si è posata sopra a tutti i presenti la patina reale del rock anni ’70: si è respirata la vocazione civile e sociale della musica di quell’era, ma soprattutto si è potuta respirare l’efficacia comunicativa del messaggio che si voleva veicolare.

Contro ogni retorica, a differenza di tante iniziative contemporanee, la musica che è stata dei Pink Floyd prende per il bavero chi dal vivo sta ascoltando, lo apre come una scatoletta di latta e dentro lo riempie violentemente delle proprie idee: ecco, così non si può rimanere impassibili, si può essere pro o contrari, ma di certo non ci si può girare dall’altra parte. L’urlo che Roger Waters ha rivolto al Circo Massimo è “STAY HUMAN“, ‘restiamo umani‘, che campeggiava sui fianchi del maiale sconfitto che ha attraversato tutta l’arena volando, proprio come la passerella che nell’antica Roma i condottieri riservavano ai nemici catturati.
Il maiale come simbolo dei potenti del mondo, i potenti corrotti, cinici, e privi – appunto – di umanità. I potenti che il mondo lo stanno distruggendo a suon di divisioni, tra le persone, tra la natura. E Waters non si limita solo a criticare, sacrosantamente, ogni tipo di razzismo, di inquinamento, di corruzione e ingiustizia, no, alla fine, direttamente, si rivolge a parlare lungamente con il pubblico di Roma per spiegare la sua idea di come mantenersi umani.
Con voce calma e gentile, in sostanza, ci dice che il mondo si cambia lottando: se qualcuno dice di tacere, allora tu – “fanculo” – parla! Insomma, sotto a quel “stay human” c’era molto poco di accezione “cattolica”, anzi, Roger Waters ha fatto capire (e lo sta facendo in tutto il mondo col suo tour) che per restare umani dobbiamo restare attivi, politicamente, socialmente, bisogna occuparsi di chi ci sta vicino, confrontarsi, in una parola: parlare. Parlare e approfondire, non restare nella superficie delle cose. E lui, con la sua band, ci ha dimostrato come si fa a comunicare nel profondo di una persona un messaggio.

Quarantacinquemila persone che riempivano l’enorme spazio “prato” e le enormemente inclinate pareti dell’arena sono state affettate da un bisturi infallibile – lo spettacolo di Waters e la musica dei Pink Floyd; sono state spettatrici di un viaggio leggendario attraverso la storia – del mondo antico e del rock; ma soprattutto, sono state complici di una data di un tour mondiale – l’Us + Them – che forse, a differenza di tutte le altre, ha scritto un pezzetto di storia in più, perché alla fine si è avvertito che uno show del genere in un luogo del genere è qualcosa di irripetibile.

Scaletta

(Speak to Me)/Breathe
One of These Days
Time
Breathe (Reprise)
The Great Gig in the Sky
Welcome to the Machine
Déjà Vu
The Last Refugee
Picture That
Wish You Were Here
The Happiest Days of Our Lives
Another Brick in the Wall Part 2/Part 3

Dogs
Pigs (Three Different Ones)
Money
Us and Them
Smell the Roses
Brain Damage
Eclipse

Mother
Comfortably Numb

[Foto via Rock in Roma di PitLife.it (Danilo D’Auria e Giuseppe Maffia Photographer), Marcello Russo]