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Put Your Back N 2 It fu uno dei miei album preferiti del 2012: un cantautorato intimissimo, soave, straziante. Durante questi due anni di assenza dalle scene di Mike Hadreas mi è ricapitato spesso di tornare ad ascoltarlo, riscoprendo l’impatto emotivo ancora forte e invariato; i più direbbero una fitta al cuore. Non da meno fu il suo predecessore e disco d’esordio, Learning (2010), seppur presentasse, per ovvie ragioni, una cura minore dei dettagli e dei suoni.
Se a questo aggiungiamo la bellezza di Queen, nuovo singolo anticipatore del prossimo Too Bright (22/23 settembre), è palese che non ci fossero scuse per perdersi Perfume Genius per la prima volta al Circolo Magnolia di Segrate (MI) all’interno della cornice del MITO SettembreMusica.

Mike, unghie pittate di rosso e kimono aperto sul petto, sale sul palco accompagnato da chitarrista, batterista e tastierista, quest’ultimo suo compagno nella vita (manca in foto perché non riuscivo a prenderlo). Lo stage è piccolo, lo spazio per il pubblico anche, e tutto questo non fa altro che giovare alla performance creando un ambiente intimo e raccolto.
Giusto il tempo per un paio di “thank you” fugaci e un saluto alquanto teso che subito le dita sono posate sul pianoforte, il cui primo accordo è però interrotto da un aereo in partenza dal vicino aeroporto di Linate. Non può che scappare un sorriso che scioglie un po’ tutti.
Subito si parte con I Decline, nuova traccia che pare viaggiare sulla scia del precedente lavoro, seguita da un trittico di vecchie conoscenze che non esitano a trafiggere il petto: Take Me Home, Dark Parts, 17. È subito tempo per suonare un altro (e ultimo) inedito: My Body. Mike si alza in piedi, prende il microfono e segue con la voce l’incedere del basso e del piano; all’improvviso il tutto viene spezzato da un synth tagliente, e un falsetto straziante non si fa attendere, l’atmosfera diventa più pesante.
Il ghiaccio è stato più che rotto, il live prosegue liscio, con pochissime pause tra un pezzo e l’altro, ringraziamenti sommessi ma sinceri, molti sorrisi, quasi increduli, di fronte agli applausi che scrosciano alla fine di ogni pezzo, applausi che solo il primo accordo di pianoforte del pezzo successivo riesce a interrompere.
Si procede poi saltando da un disco all’altro: Look Out Look Out, Perry, Sister Song, Learning – suonata al piano a quattro mani con il suo fidanzato. All Waters è un climax elevato al cielo che commuove, la fantastica Hood fa applaudire tutti al primo accordo, Queen eseguita dal vivo fa salire ancora più hype per l’album in uscita e con l’intramontabile Mr Peterson il tutto si avvia alla chiusura.
Mike è rimasto solo sul palco e decide di dare il colpo finale a tutti con Katie, bonus track di Put Your Back N 2 it. Pianoforte e voce, non serve altro.
Una nota di merito e anche di più va senza dubbio alla band, capace di dare più ampio respiro ai pezzi tra pad armonici di synth e chitarre molto ambientali – con un largo utilizzo di e-bow e di riverberi e delay vari. La batteria poi, alle volte accompagnata dal basso, conferisce ancor più energia ad alcuni pezzi che di sicuro avrebbero perso d’impatto senza la sezione ritmica.
Mike torna sul palco da solo per l’encore, tre cover: Oh Father di Madonna, By Your Side dei Sade e Bright Eyes di Art Garfunkel. Questa volta è tutto finito per davvero e giù ancora di applausi.

Perfume Genius ha emozionato tutti, ed è sembrato emozionato anche lui. Molti hanno definito la sua musica “fragile”, ma ieri sera l’impressione è stata tutt’altra. Attraverso la delicatezza, solo saltuariamente squarciata da derive più dark e sonoramente distorte, del suo cantautorato è riuscito a mettere a nudo i propri sentimenti e ad arrivare direttamente al pubblico, ad ogni singola persona sotto al palco. Vocalmente e scenicamente presente, accompagnato da una band più che convincente, il buon Mike ha sicuramente lasciato bellissimi ricordi impressi nella mente e un hype sostanzioso per l’uscita del nuovo disco.
Mi è capitato poi due o tre volte di girarmi dalla transenna per guardare il pubblico, e, con sorpresa, non ho visto nessuno smartphone in aria. Non che non valesse la pena fare foto, ma perché il momento era talmente intenso da non dover essere spezzato.
Penso che questo piccolo grande particolare sia più eloquente di mille live report.