Come insegnano gli American Football, the summer ends. E infatti, passato Ferragosto, è subito post vacation blues. Si torna dalle ferie e la sindrome dello stress da rientro – il ritorno alla routine, al casa-lavoro-lavoro-casa, all’ansia– colpisce 1 italiano su 3. Come ogni anno TOdays Festival prova a combattere il mix di malinconia, nervosismo e irrequietezza, infilandosi in quell’ultimo weekend di agosto che altrimenti avremmo passato guardando le foto #nofilter della Puglia e sgonfiando il fenicottero rosa gonfiabile.

Facciamola semplice: TOdays è bello perchè mette insieme quello che, insieme, in teoria non ci dovrebbe stare: che ci azzecca la grandeur malinconica dei War on Drugs con il garage-prog-psych indefinibile dei King Gizzard? Gli ingegneri del post-rock Mogwai con la new wave anni ’80 degli Echo & the Bunnymen? Il rock ormai da stadio degli Editors con quel freak di Ariel Pink? Il pop elegante di Colapesce con l’enfant prodige dell’emo-pop Generic Animal? Barriera di Milano (che, per chi non è di Torino, è il quartiere difficile per antonomasia) con un festival indie che fa della sperimentazione la sua bandiera?

Niente, e infatti TOdays ci piace perché è tutto tranne che esclusivo: piace agli hipster, agli indie, agli waver un po’ depressi, ai dad rock, ai bambini (per sapere tutta la storia strappalacrime, clicca qui), ai fan di Myss Keta (non categorizzabile lei, non categorizzabili i suoi fan). Perché fa pogare su Rattlesnake chi era venuto solo per godersi le atmosfere da Highway 61 dei War on Drugs e fa ballare su Cosmo chi fino a pochi minuti prima ascoltava in religioso silenzio la precisione chirurgica di Rano Pano dei Mogwai. Perchè – non raccontiamocela – siamo tutti lì per questa o quella band, però ce ne andiamo con la voglia di conoscere meglio anche quell’altra lì, che venerdì sera ci ha fatto alzare la testa dalla birretta.

Due le menzioni speciali. La prima agli organizzatori, che dopo l’inaspettato bidone tirato dai My Bloody Valentine, arrivato solo dieci giorni prima dell’inizio del festival, in tempo record e senza fare rumore (è qui che esce tutta la sabaudità del TOdays) hanno messo una toppa chiamata niente meno che Mogwai (e non Los Planetas), facendo andare comunque in sold-out la serata. La seconda va al live inquieto e delicato dei Mount Kimbie all’ex fabbrica Incet, perchè Dominic Maker e Kai Campos hanno la capacità più unica che rara di far chiudere gli occhi e contemporaneamente muovere il piedino.

Insomma, grazie TOdays per aver alzato l’asticella anche quest’anno. Alla fine l’unico vero rimpianto non è stato tanto l’annullamento del live dei MBV, quanto piuttosto non essere mai riusciti a mangiare le patate caserecce del baracchino nell’area food, andate esaurite sempre troppo presto.