Pete_Doherty_418874m

L’avevamo lasciato così l’anno scorso: una spesa chimica alla Coop, barcolli frequenti sul palco, un pubblico in delirio e un memorabile post-concerto in un locale zona Stazione.
Dopo il sold-out dello scorso anno il nostro teenage idol preferito si ripresenta tra la nebbiosa valpadana per uno dei suoi tre esclusivi show italiani; la leggendaria performance dello scorso anno è ancora ben impressa nelle menti e nei cuori bresciani che ancora una volta ricambiano alla grande riempiendo in ogni ordine di posto il Latte Più.

Ad un anno di distanza la star d’Albione non ha rilasciato nessun nuovo lavoro discografico dedicandosi al film Confession of a Child of the Century stroncato senza troppa sorpresa dalla critica, oltre che alle classiche vicende che da più di dieci anni lo caratterizzano: donne e droga.
Proprio durante le riprese del film ha avuto più di un flirt con la bella attrice/cantante/showgirl Charlotte Gainsbourg (figlia di un certo Serge) rovinandole l’esistenza (lasciata poi dal marito), e come risaputo s’è recato in Thailandia per disintossicarsi. Ma di questo parleremo più avanti.

Sono le 9.30 e i cancelli aprono. L’età media del pubblico è veramente bassa e le prime file sono gremite di teeeen eccitati come zanzare sul neon. Cominciano i soliti discorsi sui concerti, su Pete e la droga, su Deer Waves e sull’I-Day 2011 (se suonarono meglio i Kasabian o gli Arctic Monkeys).
(S)fortunatamente iniziano subito i primi gruppi spalla su cui non voglio soffermarmi troppo ma quantomeno fanno casino e va bene così, apprezzabile qualche pezzo dei Jules Not Jude, franzferdiniano gruppo bresciano. Ma sorvoliamo.
Si son fatte le 23.30, c’è tanto alcol, qualche rissa e all’improvviso vola un reggiseno. Prova inconfutabili che il nostro guitar hero sta per salire sul palco, preceduto però da una gradita sorpresa; Melody Says, su Facebook ha circa 300 fans, un’età compresa tra i 16 e i 18, sicuramente un passato difficile, e tanta personalità da vendere. Hype sicuro, si presenta in versione acustica con un chitarrista in accompagnamento, gran voce ed è un peccato che i suoi venti minuti di gloria siano già finiti.

Ore 00.15, si spengono le luci, iniziano le urla e i primi calci negli stinchi ed ecco che come d’incanto si materializza Pete. Entra. Abbigliamento da rivedere e qualche chilo di troppo, ma la chitarra è lì e poco altro importa, il fatto che si sia presentato è comunque già un buon traguardo. Saluta un pubblico in delirio firmando autografi e offrendo una bottiglia di vino ai fortunati. Impugna la sua acustica e attacca, con lui sul palco una simpatica a timida giapponesina che con il suo violino accompagna i primi accordi rendendo il tutto molto più intimo.
Pare una rimpatriata tra vecchi amici e proprio l’ospite più gradito sembra avere una voglia matta di divertirsi. E così pronti via, Don’t Look Back Into The Sun è cantata all’unisono e ci riporta indietro nel tempo. Ovazione. La scaletta è come al solito un middle dei suoi progetti e ciò che sorprende è una moderata sobrietà del cantante (moderata, non assente) dovuta sicuramente alla presenza del figlio nel back-stage; tuttavia è innegabile che fisicamente Pete dimostri almeno dieci anni in più dei suoi 34. For Lovers è un altro inno, e con Last of the English Roses avviene l’inimmaginabile: grande acclamazione e Pete si avvicina al pubblico sempre più, ancora un po, non lo fa, lo fa..

Si lancia tra la folla. L ‘ha fatto. Memorabile.Dopo un minuto in apnea torna sul palco a terminare il pezzo, da lì in poi sarà una guerra. Music When The Lights Go Out, Death On Stairs, What Katie Did, Can’t Stand Me Now. In mezzo qualche birra, sigarette (e non solo) dal pubblico, lettura di dediche.
Fuck Forever. Sipario.

Torna poco dopo quando la temperatura al Latte+ è attorno ai 46 gradi, Albion è l’ultimo tassello di un’altra serata speciale. L’abbraccio a fine concerto col figlio è commovente e anche per quest’anno va benissimo così. Avesse cambiato un po’ la scaletta rispetto all’anno scorso sarebbe stato meglio, ogni riferimento è puramente a Time For Heroes e anche poco casuale.

L’impressione del day after a mente lucida è quella di un uomo che ne ha passate tante, sicuramente troppe, e che si sta trovando ad affrontare ora le conseguenze; sarebbe una frase perfetta per un libro di Fabio Volo ma ahinoi è l’amara verità.
Sembra voler dire: “sto sprofondando, ma voglio sprofondare con voi. All the boys together, all the girls together“.