Il nome Avant Garde dice già molto. Aggiungici una serie di nomi fedeli alla sperimentazione, una location (lo spazio industriale Bankside Vaults) in linea con le sonorità hi-tech e sofisticate della combo della serata, e un clima stranamente esotico unito ad un forte odore di ascella, anche quella d’avanguardia.

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Una di quelle serate da cerchiare in rosso, se si pensi alla quantità di attrezzature on stage pronte all’uso e all’idea che in 4 ore e passa andrà in scena una maratona di live da brividi. Così è stato, già a partire dai beat ipnotici di Lake People, che precedono i laser, le luci fredde e le proiezioni di scorci dell’Islanda dei Kiasmos. Da un lato Rasmussen impossessato dai bpm, dall’altro Ólafur Arnalds, compiaciuto dalla sua musica e visibilmente gasato al pensiero di non assistere al suo show e svenire per asfissia, come sta accadendo tra la folla.

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Ólafur Arnalds in gaso.

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“Sto a svenì”.

Pur essendo fermi all’acclamato album di debutto datato 2014, i due hanno le idee molto chiare sul live set da proporre: soundscape e drop vertiginosi concentrati in un’ora di atmosfere gioiose ed euforiche, dettate dai pattern ritmici in stile Moderat dei due che scappano dal locale prima di liquefarsi. L’unico difetto: mancavano palloncini e stelle filanti.

A tranquillizzare l’ambiente ci pensa Löffler, che presenta il suo nuovo album Mare in uscita ad ottobre in compagnia di Mohna, una ragazza danese capitata a caso sul palco, la cui voce arricchisce la techno minimalista e hot couture del producer tedesco, amante della natura al punto da aver registrato il precedente A Forest in una foresta. Il momento chiave del suo set è senz’altro il ritmo labirintico e laid back di Mare, che si unisce ai din don dan ipnotici in stile Pantha du Prince. Löffler è una macchina e non alza mai lo sguardo dal desk, e i suoi sono loop melodici e di classe, arricchiti da proiezioni di natura selvaggia decisamente più ricercati rispetto alle ormai collaudate esperienze da ambientalista di Recondite.

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“Oggi ci siamo portati giusto due cose”.

Bastano 30 secondi agli Extrawelt per sollevare il numero di bpm (e non solo) verso le stelle, con un set monolitico che è lontano anni luce dal più classico dei compitini. Risulta difficile, per l’altezza dello stage, immaginare il numero delle attrezzature che maneggiano i due, ma a quanto pare abbiano fatto il pieno di synth, mixer, tastiere e altre stregonerie. Ma la quantità è del tutto irrilevante se si pensi alla precisione dei loro beat progressivi e impeccabili, con delle intuizioni matematiche frutto di una cura maniacale per il suono. Come si deduce dalla foto, i compiti sono ben divisi tra mixaggio e sampling: la classe dei due, infatti, sta nel darsi battaglia uno con l’altro e far quadrare il tutto con un’esecuzione perfettamente germanica. È proprio il caso di dirlo: avanguardia ed esperienza vanno a braccetto.

Ph. Credits: Jake Davis (fb.com/hungryvisuals).