Difficile stabilire confini in un live dei Kasabian: c’è sempre quell’equilibrio tra concerto e festa, tra bolgia degna di uno stadio della Premier League e  serata rock estiva.

Il merito è soprattutto della loro musica che disco dopo disco non rivoluzionerà la storia, ma continua a fornire una vitale ed energica scarica d’adrenalina ed euforia. E scusate se è poco.

Una volta riempito l’Ippodromo della Capannelle di Roma, il pubblico presente inizia ad intonare  cori d’acclamazione per i propri beniamini e alle 22:00 spaccate Pizzorno & Co.  salgono sul palco e l’atmosfera si incendia. Il band è carica e l’inizio è fragoroso: “I’ll Ray (The King)”, traccia iniziale dell’ultimo For Crying Out Loud e i due inni “Underdog” e “Eez-Eh”. Tra un “Grazii” (per la pronuncia esatta diamo a Tom Meighan un altro concerto per imparare) e un saluto a Claudio Ranieri (indissolubilmente legato alle storia calcistica della città dei Kasabian, Leicester)  la band inglese alterna per la gioia dei presenti classici del repertorio e brani dell’ultima fatica discografica, piazzatasi puntualmente ai vertici delle classifiche di mezzo mondo, componendo così una sorta di perfetto best of versione live.

I momenti indimenticabili? Una “Goodbye Kiss” voce e chitarra acustica Pizzorno-Meighan accompagnata dal coro del pubblico e dai flash dei loro smartphone (le versione 2.0 delle fiammelle degli accendini) e un finale clamoroso in cui la terra ha letteralmente tremato sotto i colpi di “Vlad the Impaler” e “Fire”.

Salutati del boato della folla euforica i Kasabian lasciano Roma dopo l’ennesima grande serata di musica rock. E con una promessa:  “The Party Never Ends”.