photo1

Non penso ci sia bisogno di presentazioni per elita, una realtà che dal 2005 si è posta in cima alla organizzazione di eventi nel milanese, soddisfacendo pienamente il binomio qualità/quantità e mantenendo sempre un occhio di riguardo nei confronti delle numerose realtà che ruotano attorno al mondo musicale e che vanno a creare una viva e interessante cornice culturale.

Esempi lampanti sono l’elita Sundaypark (eventi musicali organizzati la domenica sera e preceduti da laboratori creativi e mercatini fashion e design) e l’elita Design Week Festival, la cui nona edizione si terrà quest’anno dal 9 al 13 aprile (qui trovate gli ospiti, roba da non perdere).
Non contenti di sittanto ben di Dio elita organizza due preview alla rassegna: il 2 marzo con i Darkside ai Magazzini Generali e il 5 aprile con i The Notwist al Magnolia.

Prima data italiana e sold out annunciatissimo (e difatti avvenuto in men che non si dica) per i Darkside, accorsi in terra italica per suonare quello Psychic che ha incantato parecchi – me compreso – lo scorso anno. Il richiamo dell’evento è stato davvero forte, tanto da attirare gente da ogni parte della penisola. E, purtroppo, un soldout ai Magazzini è sempre visto, se non proprio come un evento nefasto, come qualcosa che lascia presagire non il meglio dal punto di vista della vivibilità della performance – della quale discuteremo tra poco.
Perché in parte sono fondate le voci che avrebbero voluto un cambiamento di venue, a favore del più ospitale e spazioso Alcatraz, ma il 2 marzo si è davvero palesata l’ignoranza di molti che non hanno saputo apprezzare uno spettacolo di fronte al quale si sarebbe dovuti stare solo a bocca aperta.
È evidente che buona parte dell’audience abbia partecipato in quanto più legata alle prime produzioni di Jaar, ignorando totalmente gemme del calibro di Space Is Only Noise e dello stesso Psychic, figli questi di una maturazione artistica non trascurabile. È solo così che riesco a spiegarmi il brusio infernale, chiacchiericcio totalmente fuori luogo durante i climax “ambient” introduttivi ad ogni brano. E così nel momento clou, prima che irrompa la cassa a tenere i quarti, senti distintamente frasi del tipo “oh quanto è carico ‘sto gin-lemon”, “goal della Juveeee”, o ancora gente preoccupata per la tesi di laurea o altri che hanno scoperto iTorcia in dancefloor e hanno deciso di spararla in faccia a tutti i presenti, Darkside compresi.

Dal canto loro i Darkside mettono in scena una performance che ha oscurato le menti geniali presenti tra il pubblico.
I gioiellini più diretti contenuti nel debut (Paper Trails e Heart) si arricchiscono di code e derive strumentali che paiono improvvisate, ma con una naturalezza tale che non si può non rimanere sorpresi; Jaar e Harrington si muovono sul palco con una sinergia che sembra collaudata da una vita, sferzando il fumo e le luci a suon di synth taglienti e riff bluesy.
Freak Go Home e The Only Shrine I’ve Seen si districano sinuose e precise. Tutto il disco è guarnito in sede live tanto da droni cosmici e spaziali quanto da momenti più danzerecci, sostenuti da una cassa potente e pulsante, saliscendi continui e una prova vocale convincente di Nicolas.
Non si può considerare a parte il lavoro dei Children of the Light, impegnati a gestire uno spettacolo di luci che va a formare il lato luminoso dei Darkside (il lato oscuro, appunto). Dalla salita sul palco degli artisti sino alle note finali di Golden Arrow, pannelli luminosi retroproiettati fanno apparire i due come ologrammi, presenze fatue e talvolta difficilmente scorgibili attraverso il fumo ma che si concretizzano in musica.
Momento clou che manda letteralmente in delirio il pubblico (e in palla gli smartphone, inutili di fronte a un fascio luminoso così potente) è il roteare di uno specchio che riflette luce, quasi la luna (forse un rimando non così nascosto ai Pink Floyd) fosse scesa sul palco accanto a loro.
Performance estatica, colta, totale, matura, convincente. Un tutt’uno tra musica e visual. Un’esperienza concreta e sublime allo stesso tempo.
Un concerto bellissimo che, in fin dei conti e fortunatamente, ha prevalso sugli aspetti negativi sopra elencati.