Per parlare del concerto che Coez ha tenuto sul palco di Rock in Roma bisogna prendere un po’ di temi e rovesciarli. Dobbiamo camminare all’indietro come gamberi.

Innanzitutto, come gamberi, dobbiamo ripercorrere a ritroso la carriera di Coez. Anzi forse no, meglio di no. Perché ricadremmo a premere un tasto già troppe volte premuto – il pippone sul passato remoto rap e il presente pop, indie ecc. – e ragion per cui passiamo oltre. A passo di gambero, allora, ci dobbiamo incamminare per approfondire una specialità tutta di Coez che lo ha traghettato, in un anno e mezzo, verso un successo nazionale assoluto. Ovvero: con l’album Faccio un casino (ma quanto si è rivelato profetico ‘sto titolo?!) è arrivato un boom incredibile, con in avanguardia il singolone La musica non c’è, che ha collezionato (e continua a collezionare) numeri da capogiro; ma il percorso non è finito qui e – eccoci giunti al punto – dall’esplosione dinamitarda di Faccio un casino si è aperto un tunnel che ha rivelato e messo in luce tutto Coez, quello di Niente che non va e ancora a ritroso Non erano fiori. Insomma, Coez è espressione vivente di questa rarità: da un successo assoluto presente, si è fatto breccia un successo ancora più ampio che ha avuto come protagonista la rivalutazione del suo lavoro passato.

E tanta parte di tale rivalutazione, si è potuta vedere dalla risposta che il pubblico di Roma ha dato a Coez. Davanti a un palco minimale si sono radunate trentamila persone; e “come” si sono radunate. C’era modo di poter ascoltare i racconti di ragazze e ragazze col naso e le spalle abbrustoliti, perché erano in fila dall’ora di pranzo, e comunque per ottenere la transenna, c’era chi già dal primo mattino era fuori dai cancelli dell’Ippodromo delle Capannelle. Insomma, racconti di storie già sentite, ma non era una tappa del Gli spari sopra tour di Vasco Rossi.

Coez ha iniziato alle 22.00. Entra con una corona da re, che subito regala, gettandola, al pubblico. Si può dire? Silvano ha mantenuto un profilo basso, non sembrava molto carico in confronto all’esaltazione del mare di gente davanti a lui. O forse, semplicemente, accade che l’emozione vince quando davanti a te, nello stesso palco che due anni prima aveva radunato 5000 persone, ci sono ora 30000 voci ad acclamarti. La band suona bene, Banana fa la spalla del protagonista, ma nota di merito soprattutto a Orange al basso, che è uno spettacolo da vedere: quasi frontman quanto Coez. La scaletta è variegata: scorrono i pezzi più noti di Faccio un casino, ma davvero, in virtù anche di quello che abbiamo detto poco più su, erano cantate e acclamate allo stesso modo anche le proposte più datate di Coez. Lontana da me, Siamo morti insieme, Forever alone, Hangover, Ali sporche, nonché la chiusura con La strada è mia, sono state esemplari. Lo spettacolo è più sul parterre che sul palco, Coez è contento (e spesso costretto) a indirizzare svariate volte il microfono verso la gente, perché davvero, tutti cantano, e sono tantissimi. Silvano deve fare davvero poco, non gli resta che abbandonarsi completamente tra le braccia dei fan, e con loro, farsi trasportare dall’entusiasmo. Non è di tante parole, non ha offerto particolari cambi di marcia. Si sbilancia a parlare un paio di volte, una, simpatica, per citare e omaggiare Eminem, e rivelare che un po’ lui è il resto dello staff stanno rosicando, visto che il rapper americano stava esibendosi contemporaneamente a Milano, e insomma, ci sarebbero andati se… L’altra occasione in cui Coez si è lasciato andare, è stato per introdurre Faccio un casino e La musica non c’è: per farlo, ha ringraziato profondamente Niccolò Contessa, considerandolo parte fondamentale del suo ultimo successo. Un altro momento di intensità è stato quando Coez ha proposto un inedito cucito appositamente per la data romana: Mamma Roma.

Insomma, sotto il cielo trafficato d’aerei dell’Ippodromo delle Capannelle (è vicino all’aeroporto di Ciampino), ci si può chiedere: che senso ha avuto vedere Coez live? Significa aver fatto parte di un trionfo, di un contro-esempio, di un progetto riuscito, e – trentamila persone lo dimostrano – riuscito grazie e soprattutto alla risposta dei fan, che hanno sopraffatto anche l’artista. Trentamila fan che, come i gamberi, hanno acciuffato Coez e hanno camminato nella direzione opposta insieme a lui, lui che stavolta ha fatto qualcosa in più che un casino.

Scaletta:

Siamo morti insieme
Forever Alone
Le luci della città
Parquet
Migliore di me
E yo mamma
Hangover
Delusa da me
Lontana da me
Non erano fiori
Medley: Vorrei portarti via/Le parole più grandi
Costole rotte
Niente che non va
Ali sporche
Jet
Occhiali scuri
Mille fogli
Chiama me
Faccio un casino
La musica non c’è
Ciao
Mamma Roma
E invece no
La strada è mia

(Foto di Danilo D’Auria e Giuseppe Maffia, estratta da PitLife.it)