Un lunedì di marzo non sembra essere proprio la data migliore per un concerto, ma Simon Green, aka Bonobo, ieri sera al Fabrique, Milano, ci ha fatto dimenticare di essere nel giorno più odiato della settimana.

Il sold out era già stato preannunciato qualche tempo fa, e la fila che ci ha accolto all’entrata del locale ha inizialmente ucciso brutalmente il mood di tutti, creando un primo sentore di panico (durato in realtà pochi minuti), che alla fine si è trasformato in sollievo alla vista del palco, sul quale Bonobo aveva appena iniziato a suonare.

Il Fabrique è colmo di persone di tutte le età e tra uno spintone e l’altro ognuno trova il suo piccolo spazio vitale dove iniziare a ballare quando il producer britannico parte con i suoi primi pezzi.

Sul palco batteria, flauto/sassofono, tastiera e al centro Bonobo con il suo impianto dj e chitarra, ad accompagnare i vocal spicca invece in rosso Szjerdene, artista ormai navigata nelle collaborazioni assieme al dj producer, la cui voce ha scaldato magnificamente ogni pezzo cantato. Alle loro spalle uno schermo gira in loop immagini icona delle copertine dell’artista, che è quasi impossibile non riconoscere, mentre le luci ci portano da atmosfere super rosse al blu più profondo, scandendo il ritmo di ogni traccia.

Il clima generale è perfetto, una vera e propria festa che unisce tutti quanti nel solo desiderio di farsi trasportare dal ritmo incalzante dei pezzi più famosi di Simon. Dal vecchio album di quattro anni fa, The North Borders, partono in ordine sparso TowersFirst Fires e nel delirio generale Cirrus, che porta tutti ad un livello altissimo. Si torna indietro nel tempo, e quindi si balla ancora di più, con qualche brano tratto da Black Sands, album del 2010, con Kiara e sopratutto con Kong, che ci ha fatto letteralmente “shake our booty off“.

Largo spazio anche al nuovo album Migration, che è anche il brano di apertura, insieme alle principali tracce di questo ultimo piccolo capolavoro, Break Apart, No Reason, Kerala, Ontario. Una specie di piccola macchina del tempo con cui Simon si è divertito (perché sì, sembrava proprio che anche lui si stesse divertendo un casino) a farci rivivere quasi 10 anni della sua musica.

Nel corso di questa decade ogni suo album ha preso una sfumatura diversa, quasi un colore diverso, ma suonati insieme in un unica serata sembrava che tutto avesse un senso logico ben preciso. Un fil rouge perfetto che ha dato conferma del motivo per cui questo genere, dopo quasi 20 anni di onorata carriera, ancora non annoia.

Bonobo live ora ?

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Ed è proprio in questo mix perfetto che sta la bravura di Bonobo: non c’è stato un attimo di pausa, né tanto meno di noia; nonostante molte delle sue tracce abbiano da sempre quella connotazione ambient, durante tutto il concerto ogni pezzo è stato spinto al suo massimo nella maggior resa possibile, senza mai far mancare quei suoni morbidi e trasognanti (qui il flauto ha dato il meglio di sé) che sono il tratto distintivo dei lavori di Bonobo.

Un misto di adrenalina e rilassamento totale che ha accompagnato tutti per più o meno un’oretta e mezzo di concerto. Eh già, un po’ misero, ma qualcosa che non andava ci doveva pur essere.

Si chiudono, per finta, i battenti, quando con l’ultimo pezzo Bonobo presenta ad uno ad uno la sua band e fa finta di salutarci ringraziando per la serata. Classici convenevoli da concerto, non fare scherzi Simon, torna sul palco e facci altri due pezzi. Amen.

Per chi ieri sera non è riuscito ad aggiudicarsi un biglietto, non c’è da disperare.

Bonobo ha infatti annunciato già altre due date in Italia quest’estate, a luglio:

08.07.2017 | Auditorium Parco della Musica – Roma | Roma
09.07.2017 | Locus Festival | Locorotondo (Bari)

Fossi in voi, non me le perderei.