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Per un appassionato di musica arriva il momento, prima o poi, di arrivare ad una prova importante da affrontare: andare ad un concerto da solo.

Certo che sulla carta non sembra una sfida così impossibile, e soprattutto dipende dal contesto in cui ci si trova. Decido quindi di fare subito sul serio e scelgo la prima delle due serate a Londra di Ben Howard, uno degli artisti più acclamati in UK.
Arrivo a Brixton e mi metto in fila con le mie amichette in lattina Fosters, circondato da coppiette coccolose, gruppi di ragazze entusiaste (anche tante tardone) e in generale un pubblico dal range di età molto ampio. Dopo una serie di inutilissimi controlli e smanacciate addosso riesco finalmente ad entrare.

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La Brixton Academy è una location stupenda, che materializza in realtà il mio sogno nascosto e perverso di anni e anni di concerti, ovvero il PARTERRE IN SALITA (o in discesa, vabbè ci siamo capiti), in modo che anche un povero ometto di media statura come il sottoscritto si possa godere lo spettacolo.
La band di apertura è stata piacevole, ma è passata abbastanza inosservata: certo, il gentile pubblico britannico concedeva applausi alla fine di ogni pezzo, ma quel tipo di applauso che un po’ dice “bravi eh, ma andate, su“.

L’arrivo di Ben è attesissimo, c’è una specie di amore spropositato verso il caro surfista incredibilmente percepibile tra la folla. Nel frattempo, immaginandomi la possibile scaletta, si sovrappongono i possibili pensieri che potranno incombere affrontando questo concerto da solo:

Oh, la mia ex quanto mi manca quanto starà bene senza di me (e frignare)
Non so perchè ma è venuta voglia di limonare anche a me
Voglio limonare col parterre in salita/discesa
Smettila di suonare cosi bene quella chitarra

Ben Howard finalmente arriva, circondato da una coreografia di luci efficace, e apre con Small Things, brano gigantesco che manda in panico tutta la folla. Ripeto, c’è un amore assolutamente spropositato verso di lui, è veramente quello che si dice un eroe in patria. L’impressione è che il buon Ben ed il suo gruppo siano un po’ tesi per i primi 2 brani, l’emozione è grande anche per loro, ma risultano molto coesi e le esecuzioni rimangono comunque impeccabili.
Con Black Flies finalmente si sbroglia tutto e si va alla grande. Ben è assolutamente padrone della sua chitarra, suoni curatissimi, dinamiche da far morire d’invidia, ed echi a non finire. Ma sbaglierei ad elogiare solo lui e non il suo gruppo, i cui componenti fanno rotazione continua sui diversi strumenti: tastiere, percussioni, contrabbasso e chitarre al servizio di tutti.

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Quando arriva il momento della title-track del nuovo LP I Forget Where We Were l’esplosione è definitiva: a parte la bellezza smisurata del pezzo, ma è come se la folla e Ben si dichiarassero amore definitivamente (e lo abbraccio pure io, volentieri).

L’artista dimostra di avere un buon rapporto con i suoi fan, ama dialogare con loro e la prende su ridere quando la sua chitarra rifiuta di accordarsi improvvisando un one-man-show.
Nel frattempo mi rendo conto che non sono in una valle di lacrime, bensì ipnotizzato dall’esibizione: l’intera band, che si perde spesso senza strafare in code strumentali, riesce a creare atmosfere calde ed evocative, lasciando ovviamente spazio ai virtuosismi tecnici mai esagerati del buon surfista, riuscendo a stupirmi non poco. Provare a descrivervi il climax di Conrad, non è possibile. Quella semplice chitarra con delay ti manda subito su una spiaggia con tanto vento, e visto che non ho ancora detto niente sulla voce sappiate che sì, è impeccabile anche quella.

L’encore/chiusura è affidata ad End Of The Affair, riflessione e scariche potenti, rappresentativa del live assistito questa sera. Una esibizione un po’ corta forse per i miei/nostri standard, ma che sicuramente ha lasciato il segno. Ben ringrazia tutti, da chi ha cominciato a seguirlo nelle sue prime esibizioni nei pub di Camden fino a chi ora era qui stasera ad acclamarlo, e ci dà l’idea di un ragazzo semplicione che canta le sue canzoni in maniera appassionata, e che ha intrapreso una strada ambiziosa  scrivendo pezzi dal sapore pop ma con una ricerca musicale ambiziosa ed originale.

Ah, e sapete una cosa? Non ha fatto Keep Your Head Up. Almeno non mi ha lasciato da solo circondato da limonatori folli.