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Erano ormai secoli che non mettevo piede nella location trevigiana, c’è da dire che è stato come riaprire quei cassettoni emotivi nei quali butti la roba a forza: intenso.
Certo è che sono capitata in una serata a tema quantomeno “bizzarro”, dedicata all’idolo cinematografico del momento, Wes Anderson: camicie abbottonate, papillons a rischio soffocamento e ragazzi zoomorfi, la domanda è sorta spontanea “che ci fossero anche loro durante la mia gioventù passata al New Age?”
Tra una rievocazione della mia giovinezza e discussioni che cercavano di decretare un vincitore tra i bibitoni offerti nei locali il tempo passava e con gli amici si è arrivati alla conclusione che data la bassa percentuale di alcol in qualsiasi cosa tu possa bere il salasso economico arriva molto prima dell’esser brilli, non ci sono vincitori, solo tasche vuote.

I Cosmetic sono i primi a salire sul palco. Emanuele detto ‘Bart’ non è nuovo alla scena, porta avanti il suo progetto da quasi vent’anni, accompagnato da Ivan, Simone e Valentina (a sostituire Emily). Sono in giro con il loro Nomoretatour, dopo il lancio del loro ultimo album Nomoretato per La Tempesta, che per dichiarazione del frontman stesso è stato il tentativo di prendere nuove strade rispetto al passato. La band sa stare sul palco, ci sono bei pezzi, ma allo stesso tempo a volte ti lasciano un po’ con quel “e quindi?”, quella sensazione che manchi un pizzico di qualcosa, il tutto mentre le influenze shoegaze dei Jesus and Mary Chain aleggiano nell’aria ma vengono spesso tramortite da note da suoni un po’ troppo pop-rock.

Poco dopo è il turno dei Be Forest, tornati a calcare i palcoscenici italiani dopo l’esperienza oltreoceano: ebbene si, i ragazzi dell’east-coast italiana dopo il lancio del loro Earthbeat (pubblicato da We Were Never Being Boring) hanno avuto un 2014 ricco di eventi, dopo aver suonato in giro per l’Europa a fianco di band incredibili (ricordiamo tra tutte il concerto al Radar Festival (PD) dove i Be Forest aprivano l’unica data italiana degli Slowdive -lacrime che scorrono con l’intensità di rubinetti aperti-) concludono il loro anno con fuochi d’artificio di contrabbando proprio negli USA.
Che ci posso fare se a vedere quei ragazzi mi sentivo fiera di loro come fossero stati dei cari amici? In lontananza ho sentito l’inizio Totem che come la melodia del pifferaio magico ha radunato tutti sotto il palco, ad ondeggiare lenti accompagnati dalla dolcissima voce di Costanza. La scaletta attingeva ad Earthbeat con quelle atmosfere delicate, chitarre riverberate ed i ritmi minimali e taglienti, tra i quali ragazzi si muovono con destrezza e precisione.

E’ che come ogni volta che ci si ritrova dopo tanto, il tempo passato assieme sembra sempre poco, ed il concerto sembra finire in un battito di ciglia. Quando riapro gli occhi accanto a me c’è uno vestito da volpe. Scombussolata cerco di tirare le somme della serata: i Be Forest hanno fatto uno spettacolo al quale si stava volentieri, anche se a volte la mancanza di un “climax”, un momento che s’innalzi sopra gli altri dando movimento all’esecuzione, si fa sentire, facendo sfumare un po’ di quella leggerezza fiabesca e surreale che i Be Forest sanno offrire.