In perfetto accordo stagionale, irrigiditi dal freddo secco e per cui sfrenatamente bisognosi di calore umano, il trio romano, gli YOUAREHERE, tornano da noi senza che se ne fossero mai andati. Propaganda è il pretesto per sedersi nuovamente assieme al tavolino di un bar, magari col fine di parlarsi con franchezza fraterna abbracciando, in questa conversazione, le proprie vite e dunque scaldandosi le ossa.

Propaganda è infatti, e innanzitutto, una baruffa emotiva. Così, immediatamente si è coinvolti e presto sollecitati nel profondo intimo senza riuscire a comprendere da che parte, nel parapiglia, può partire il colpo il momento dopo. Per cui un piacevole coacervo di sentimenti, alle volte anche contrapposti, si muove in senso inverso rispetto all’impeccabile linearità del suono e delle scritture.
Propaganda è poi espressione di quell’Italia dall’occhio oculato, ricercatore e conoscitore, la quale, con tatto e senza macchinosità, opera nell’animo e nelle coscienze portando uno sguardo nuovo di una bellezza pura e rara, insieme agli stessi colori e odori aspri ai quali il merito e primato di averci fatto fare la bocca va ai tedeschi sempre meno lontani e invidiabili della BPitch Control.

Il principio generatore è quindi l’idea di post-rock, avvedutamente emancipato nel momento in cui si è contemplata l’apertura analogica. Per il resto, una coltre ambient costruita da attimi glitch e IDM. La time-lapse del cielo grigio e dell’aria rarefatta impera per tutto il corso dell’album. Dal momento che è Gagarin, costringente nell’introspezione della voce morbida e della frase ritmica nervosa la quale è come fosse paradigma del disagio umano e della sua solitudine, si passa poi per i tappeti roboanti e gonfi disegnati dai cori spigolosi di Lacuna e Bulb. Se Greater Things riprende il tema dello stupore provato dalla regina assiro-babilonese contemplando la magnificenza dell’uomo nella creazione di quella che diverrà una delle sette meraviglie, Babilonia appunto, raffigurata da Edgar Degas in Semiramide alla costruzione di Babilonia, Shojna, ballata dell’album, può invece essere eretta a lapalissiano modello dell’incapacità di comunicare più volte da Magritte riportato su tela, come anche dallo stesso e sopra citato Degas. You Were Born Years Before e Propaganda, in chiusura, animano e vivacizzano gli spiriti indolenziti e lividi con un groove meno intimo ma pur sempre pettinato, a prova del fatto che l’album nasce proprio col dichiarato obiettivo di abbottonarsi a chi lo ascolta per suscitargli anche solo il ricordo di una delle numerose istantanee, che gli YOUAREHERE, seduti a quel tavolino, pazientemente ci stanno aiutando a sfogliare.

Tracce consigliate: Lacuna, Propaganda.