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Ci sono due categorie di musicisti, da un lato quelli che esplorano in continuazione e tentano di sondare territori sonicamente vergini e dall’altro quelli che cavalcano le varie ondate dei revival, cercando di apportare al genere prediletto il proprio timbro personale. Il progetto Wild Nothing si colloca in questo secondo filone, abbracciando l’estetica eighties e le sonorità che la contraddistinguono: guitar pop dai suoni oscuri ma allo stesso tempo danzabili che avevano condotto Jack Tatum al successo con i suoi primi due lavori, Gemini e Nocturne.
L’opera terza, Life of Pause, prosegue con la formula pressoché invariata, in un predominio di synth con la voce in secondo piano nel mix; tuttavia questo adagiarsi nella propria comfort zone si rivela un’arma a doppio taglio: se la produzione rimane impeccabile e i suoni oltremodo puliti, manca quell’intensità e quel pathos che avevano caratterizzato le produzioni precedenti. To Know You è un potenziale ottimo singolo, ma ascoltato un paio di volte finisce largamente nell’insieme dei brani destinati al dimenticatoio; A Woman Wisdom ricorda il pop sofisticato dei Supertramp e la title-track è pregna di synth ipnotici quanto già risentiti altrove. Gli episodi migliori sono, non a caso, quelli in cui è presente un minimo di variazione sul tema, come l’opener Reichpop, con una deliziosa intro di marimba che si fonde meravigliosamente con la sezione ritmica aggiungendo un retrogusto tropicale alla traccia; Tv Queen è un simpatico ping pong tra synth di violino e melodie indie-pop.
Il problema maggiore di Life of Pause è la piattezza globale che caratterizza tutto l’album (nessuna traccia spicca sulle altre) e che pervade l’ascoltatore, alienandolo da tutto ciò che lo circonda (“You make me feel like an alien” canta Tatum in Alien), peraltro nessun brano spicca per l’originalità, problema che nei primi lavori era sopperito da un’ottima scrittura e che scacciava via i fantasmi dei Cocteau Twins e dei Cure.
Era lecito aspettarsi qualcosina in più dopo una pausa durata ben tre anni? Probabilmente. Resta l’incontrovertibile fatto che Life Of Pause rimane un divertissement all’interno della discografia dei Wild Nothing che poco o nulla aggiunge alla carriera della band americana. Per un dream-pop meno stantio e derivativo consultare alla voce Beach House, grazie.

 

Tracce consigliate:  TV Queen