warpaint

Se con il loro precedente album in studio le Warpaint hanno ammesso di voler allontanarsi dai suoni propri del rock tradizionale, con Heads Up la band di Los Angeles ha confermato ancor di più questa teoria, passando a un sound molto più morbido e contemporaneo e inoltrandosi, ancor di più, verso quella strada pop che qualche anno fa pareva così lontana.
A quanto è stato dichiarato dal quartetto femminile, fonti di ispirazione come OutKast, Q-Tip, Erykah Badu e Kendrick Lamar sono la causa dell’abbandono del precedente sound, cosa che, vista l’enorme differenza tra i generi, ha fatto storcere il naso agli ascoltatori più affezionati della band prima dell’uscita del disco. Questo non ha mutato il suono del gruppo come si credeva e il risultato è stato un terzo album molto più leggero rispetto ai lavori precedenti, ritmato ma dal suono dolce.
Nuovo punto di forza è infatti il ritmo stesso, messo in risalto maggiormente rispetto al passato, il quale rende pezzi come Witheout e New Song delle hit indie-pop da classifica, capaci di essere inserite in qualunque playlist da festa (si veda infatti il remix di quest’ultima da parte di Soulwax, uscito poco dopo il disco).

Allo stesso modo, tutto questo comporta una mancanza di credibilità nei confronti della band e in ciò che si produce. Il fatto di aver voluto alleggerire il carico, ha portato a privare questo progetto di quella che era la sua sostanza prima, dando vita a dei brani che, con un poco di impegno in più, sarebbero stati carichi di potenziale.
Ad esempio, durante l’ascolto del brano Don’t Let Go ci si ritrova con un mix di suoni che, accomunati nel modo giusto, sarebbero in grado di creare grandi atmosfere, le quali, purtroppo, non riescono a dare il meglio di loro stesse in quanto scremate e senza mai raggiungere quell’apice non tanto lontano.
La qualità nei brani delle Warpaint è sempre presente, il fatto è che questa rimane nascosta. Non si può affermare che The Stall, Dre Heads Up non siano delle belle tracce, basta fare caso ai cambi di ritmo incalzanti, le linee di basso che dominano e l’attenzione per i cori (in questo caso Above Control su tutte). Siamo davanti ad una serie di idee più che buone, con il problema, però, che il quartetto si sarebbe dovuto soffermare maggiormente su questi punti di forza e metterli ancor più in risalto, senza aver paura di mutare troppo il proprio suono.

Questo tipo di cambiamento non porta ad un fine preciso. L’ascolto del disco sarà pur piacevole ma rimane sicuramente tutt’altro che impegnativo e proprio per questo non dovrebbe essere considerato una vera e propria crescita musicale; sarebbe, anzi, più corretto definire questo ultimo lavoro un buon passaggio verso una concretizzazione futura.

Tracce consigliate: Above Control, Heads Up.