E anche a questo giro, la spuntano loro alla grande.
Sì carissimi, sembra che i Verdena non riescano a sbagliare un’uscita. Sappiamo che la genesi di Endkadenz è stata comunque concepita in una session unica, ma questa seconda parte arriva a tranquillizzare un po’ tutti  allontanando la paura della raccolta di b-sides.
Questi otto mesi devono essere stati belli intensi: da una parte gli ottimi risultati in classifica e l’ennesima conferma di importanza nel panorama musicale italiano, dall’altra una tournée funestata da diversi contrattempi tecnici culminati nell’oramai famosissimo (ancora per qualche giorno/ora, as usual) “Caso Jaguar“. Detrattori, fan incazzati e semplici soggetti con una struttura nevrotica ben solida hanno deciso di sfogarsi contro Alberto ed il suo problemino di gestione della rabbia che lo ha portato a frantumare una chitarra destinata molto probabilmente sui denti al fonico e a chiederne una al web per la imminente data successiva: un gesto controverso che ha portato i soliti fenomeni ad infuocare la propria tastierina del pc.
Ma se parlassimo di musica, che è meglio? Ci sono voluti un po’ di ascolti per assimilare Endkadenz Vol. 2, e fin qui niente di cosi strano, perchè i nostri bergamaschi li conosciamo bene.
La novità è che i Verdena suonano sempre più Verdena, e non è solo un brutto gioco di parole. Sono ancora ben udibili nelle nuove 13 tracce quali siano le loro fonti d’ispirazione principali, ma l’esordio caratterizzato dalle chitarre bichord à la Smashing Pumpkins/Placebo e la sbornia altpsychrock di Solo Un Grande Sasso con i doverosi omaggi ai Motorpsycho sono lontani. Dopo aver incominciato a flirtare con le sonorità psychstoner in Requiem, Alberto & soci hanno sparato molto alto con il doppio Wow allargando le proprie vedute con successo e sono arrivati ad affinare la propria personalità diventando sempre più originali e non più contestualizzabili.
Cannibale è la traccia d’apertura che accompagna senza traumatizzare, un po’ come ha fatto la splendida Ho Una Fissa nel primo episodio: marziale e delicata allo stesso tempo. Ciò che arriva dopo è già forse il momento più alto dell’album.
Dymo è un pezzo magnifico, una lampante dimostrazione della crescita musicale del trio: una melodia semplice e dolce del pianoforte ti fa perdere nei tuoi pensieri, trainati da continui cambi di ritmo fantastici. Impossibile non cogliere l’importanza di Anima Latina e in generale di Battisti, di quanto sia stato essenziale nello sviluppo dei brani più riflessivi come l’ipnotica Identikit, valorizzata da un arrangiamento da pelle d’oca in cui intervengono clavicembalo, tamburi e xilofono: chi l’avrebbe mai detto quando uscirono con Viba?
Alberto è l’incontestabile factotum, ma Luca dietro le pelli è diventato un’autentica forza della natura: dinamico, sempre più ispirato (i vari fill sparsi per tracce sono da capogiro), e squisitamente violento nel momento del bisogno. Ne è dimostrazione la micidiale accoppiata Fuoco Amico I e II: la prima è un colpo diretto in faccia, mentre la seconda parte è un tripudio psychstoner urlato ed incazzatissimo ed ossessionante da render fieri i Melvins, con una sezione ritmica impressionante, dove Roberta ricorda a tutti di non essere qui per caso.
Il primo singolo Colle Immane non riesce a reggere il passo con Un Po’ Esageri e ne rimane penalizzato. L’atto finale invece lo regge benissimo Funeralus: Waltz del Bounty, un brano dolce ed in continua mutazione che porta ad un delirio astenico e psicotico che confonde l’ascoltatore, in pieno stile Verdena.
So che ci saranno i soliti che criticheranno i testi fatti dagli 80/90 onnipresenti e insostituibili vocaboli, ma non siete contenti che Alberto abbia finalmente dedicato una canzone al suo amato blu, definendolo sincero? Aspettiamo dichiarazioni d’amore verso il limite a breve.
Forse qualche brano potrebbe risultare un riempitivo (Lady Hollywood, Natale con Ozzy) ma ci si rende conto come alla fine questo volume risulti equilibrato in tutte le sue parti. Endkadenz è un progetto decisamente ambizioso ma più focalizzato del precedente Wow e non possiamo che promuovere a pieni voti anche questo secondo volume.
Dividono, fanno discutere, sono degli spocchiosi, vacci piano con la brown… Fatto sta che i Verdena sono una delle realtà migliori e prolifiche della musica alternativa italiana, in costante crescita, alla ricerca del lavoro perfetto.
E non hanno veramente mai sbagliato un colpo.

Ribadiamo il concetto di Endkadenz Vol. 1: Bravi Ragazzi.

Tracce consigliate: Dymo, Fuoco Amico II