Mattatoio, macello, bovina casa degli orrori.
Il brano di apertura (Death, nella fattispecie) anticipa col primo minuto di cosa tratterà il disco: chitarre superbe.
Con la solita formula del biondo capellone, ma estremamente più maturo e compatto, senza tamarre dispersioni di idee.
La scaletta è devastante, il quartetto Death, I Bought My Eyes, Slaughterhouse, The Tongue è roba da annali, praticamente brani perfetti: l’evoluzione del sound di Ty Segall è completa, chitarre chiusissime, muro di suono grasso, voce lanciata suicida nel vuoto con riverberi incredibili.
La progressione in The Tongue è roba da saltare sulla sedia.
Così come in Death nel quale osa una chitarra solista Melvins.
Lì davvero c’è da godere.
Nella seconda metà dell’album ci stanno i pezzi “di mestiere”, quelli che ti aspetti dopo un album come “Goodbye Bread”, che cesellano gli spazi con dura violenza: Tell Me What’s Inside Your Heart, Wave Goodbye (incredibile omaggio ai Black Sabbath, roba da correre sui carboni ardenti), Muscle Man, The Bag I’m In.
Ormai scontata l’analisi “60’s, garage + fuzz/riverberi”: qua si parla un altro linguaggio, Ty Segall è riuscito a sintetizzare quegli elementi per rendere un suono proprio, delle geometrie proprie, a ritagliarsi uno spazio personale tutto suo nella scena, imparando dai pionieri del revival garage, dal punk, dallo sporco e dal sangue.
L’apice della follia, della creatività e della violenza è raggiunto negli ultimi tre pezzi, Diddy Wah Diddy, Oh Mary e Fuzz  War.
Diddy Wah Diddy cover negra.
Oh Mary, classico brano a là Ty Segall, ripescato dal suo self-titled, con un’iniezione di testosterone e ruggine considerevole: geniale e con un tiro immenso, niente di nuovo.
Fuzz War è la vera bomba atomica dell’album, specialmente per un aficionado, che fa ricordare (unicamente a livello concettuale) Reverse Shark Attack in Reverse Shark Attack w/Mikal Cronin con una lacrimuccia.
10 minuti e mezzo di guerra civile fra il neodimio all’interno della cassa e il germanio dentro al fuzz, nonsense totale con dei suoni allucinanti.
La bibbia da consultare ogniqualvolta in sala prove, in live, a casa si abbiano dei problemi con la chitarra: tirare su il riverbero almeno a 7-8 e il master a 11.
Disegnare un pentacolo sul terreno col sangue del bassista può aiutare.