Questo è un disco dark wave.  So che a volte usare termini anacronistici, come questo, può risultare perfino antipatico, ma TRST è un disco di synth e drum machine. Il punto di forza? Nonostante la povertà di mezzi TRST è tutto tranne che monotono: la dinamica segue un crescendo d’atmosfera lento ma continuo, passando dalle cupe cantilene della prima parte a un’ipnotizzante voce femminile nella seconda. TRST è decadente. La velocità è quella giusta per ballare senza sorridere, è la velocità delle candele e dei rossetti neri, qualcosa tra Depeche Mode e Young Marble Giants. Ed è molto più di questo, perchè non mi era mai capitato di sentirmi così immerso in un’epoca tenendo i conti nel duemilaedodici: ecco un altro ottimo punto di TRST, nonostante trasudi anni ottanta per ogni secondo di ogni pezzo non perde mai di vista la sincronia con il presente, so di avere un disco attualissimo tra le mani nonostante mi venga voglia di definirlo dark wave, è una sensazione strana, è un disco molto valido.