Treni persi. Coda in tangenziale. Scusi sa mica dov Non sono di qui. Non c’è mai parcheggio. Ha mica da accend Non fumo. Sciopero dei mezzi. Ehi ciao mitico ma và che piacere vederti! Chi era? Boh. Inizia a piovere e non ho l’ombrello.
 I treni ad alta velocità le connessioni ad alta velocità il sistema nervoso ad alta velocità. Quanti di voi hanno 60 minuti da spendere per ascoltare un disco? Nessuno. Eh no capisco gli esami il lavoro le robe.

Adam Granduciel vi dice di prendervi del tempo per voi. Ma non è un consiglio. Vi strattona e ve lo urla in faccia. E per sostenere la sua tesi registra e produce (assieme a Jeff ZeiglerLost In The Dream con i suoi fidati The War On Drugs.
E niente ragazzi, che disco.
Si muove tutto nei canoni più classici a stelle strisce con netti rimandi alle origini (le cavalcate e i fiati strizzano palesemente l’occhio a Bruce Springsteen) ma anche alla terra d’albione (le chitarre e i synth profumano di Dire Straits) e, perché no, al più moderno filone del dreampop che guarda volentieri indietro nel tempo (DIIV). Roots e americana che si screziano di psichedelia, folk lanciato nello spazio e dilatato in code ambient e shoegaze. Flanger, tremolo e delay son protagonisti delle pedaliere. I synth ondeggiano che è un piacere e, assieme agli organetti, vi faran staccare i piedi da terra. La voce emerge dai riverberi ma è concreta, qui, ora, tanto quanto lo è la batteria che tiene i quarti a colpi di snare asciutto, talvolta coadiuvata da drum machine che chiedono permesso prima di entrare.
Il dover descrivere per sommi capi un disco così ricco e variegato fa un male che non potete immaginare. Potrei dirvi che Red Eyes è la bomba del 2014 e che quando Granduciel urla prima dell’assolo mi sale una pelle d’oca non quantificabile, e come non menzionare il tiro altrettanto micidiale di Under The Pressure e Burning; potrei raccontarvi quanto la gemma chitarristica An Ocean In Between The Waves laceri il cuore con la sua punta di diamante, o ancora di come anche i pezzi più posati e standard funzionino egregiamente nella visione d’insieme, in particolar modo Disappearing che, nonostante la sua cura maniacale dei particolari, colpisce direttamente, come un pugno nello stomaco. Potrei ammettere che la semplice classicità della melodia di In Reverse, con le corde dell’acustica che frustano, è una delle cose che più mi ha toccato quest’anno. Già, potrei. Ma le parole sono effimere.

Ogni anno è l’anno delle chitarre, ma poi non lo è mai, ma a posteriori e con cognizione di causa lo è sempre stato. Escono talmente tante cose nuove che si arriva a un punto in cui si perde il filo. Non si capisce più niente e la saturazione è lì che guarda torva l’industria musicale.
A Granduciel non frega niente di queste elucubrazioni mentali e tira fuori un disco senza tempo, che piacerà tanto ai vostri genitori quanto a voi, tanto a quelli che considerano il rock morto e sepolto quanto ai più attenti ai nuovi trend.
Lost In The Dream è la sicurezza che ci sarà sempre un qualcosa pronto ad accoglierci nel momento in cui si sentirà il bisogno di staccare, anche se per una misera ora, da tutto.
Che il 2014 sia o meno l’anno delle chitarre lo lascio decidere ad altri.
Io mi sento solo di consigliarvi, se mi permettete, di investire 60 minuti per rifugiarvi e perdervi nel sogno.

Tracce consigliate: Red Eyes, An Ocean In Between The Waves, In Reverse