Dopo un digiuno durato cinque anni, il ritorno dei The Kills è stata una vera manna dal cielo per gli orfani dell’indie degli anni duemila. Il duo brit-americano ha vissuto un momento d’oro tra il 2008 e il 2011, con Midnight Boom prima e Blood Pressures poi, proponendo un rock grezzo e coinvolgente, fatto di elementi tanto semplici quanto coinvolgenti. Sono passati cinque anni e Ash & Ice dovrebbe rappresentare, a detta della cantante Alison Mosshart, qualcosa di completamente diverso dagli album precedenti; ma è davvero così?

No, ovviamente non è così. D’altronde per quale motivo una band dovrebbe totalmente spogliarsi della propria identità? I The Kills non hanno cambiato molto del loro stile, e questo è chiaro fin dalla prima delle tredici tracce di Ash & Ice: Doing It To Death si presenta con un ossessivo riff di chitarra, un semplice giro di basso, su cui poi si staglia la dolce voce di Alison. A voler essere pignoli un elemento nuovo c’è, ed è rappresentato dall’uso del sintetizzatore (benvenuti nel 2016), assente nelle precedenti produzioni della band, ma va detto che questo non figura assolutamente tra i protagonisti del brano. Sullo stesso tenore della opening track troviamo poi Hard Habit to Break, che rappresenta un mix tra vecchio e nuovo stile, cui però subito si contrappone Bitter Fruit una canzone dai tratti marcatamente “rock” con la batteria a tenere i quarti in un atmosfera degna di un bar di motoclisti. E ancora, con Days Of Why And How insieme a Let It Drop che vanno a contrapporsi alla ballata old school Hum For Your Buzz, l’album si configura come un’altalena fra “vecchio” e “nuovo”, che però non impegna l’ascoltatore, ma piuttosto rischia di annoiarlo. Ash & Ice manca infatti di un vero e proprio filo conduttore, di una hit da ascoltare fino alla nausea (come invece furono Future Starts Slow e Cheap And Cheerful), manca di energia. È in questo senso allora che i The Kills hanno prodotto qualcosa che non si era sentito prima; in realtà l’album non è da buttare, è semplicemente l’album che non ti aspetteresti dai The Kills, ma non in quanto a sonorità, piuttosto quanto alla carica, all’energia, che, salvo rari episodi, è completamente latitante. C’è tempo poi anche per episodi sdolcinati come la struggente That LoveEcho Home, molto più vicina ai The XX più che ai The Kills.

I The Kills giungono al loro quinto album cambiati, con un suono rinnovato ma non rivoluzionato. Quello che alcuni possono considerare un passo indietro, altri possono considerare maturazione. Strizzando un occhio al passato, ed uno alle fette di pubblico che ancora non li conoscevano, i The Kills hanno sfornato un album che segna un punto di arrivo e al tempo stesso un punto di partenza per la loro carriera.

Traccia consigliata: Doing It To Death