Il cammino di una band è segnato, come un po’ per ogni cosa, da determinati momenti chiave. Giudicare un album arrivato a tutti noi già come una mezza ciofeca non è cosa semplice, soprattutto se si tratta di giudicare il nuovo lavoro di una band che per lungo tempo ha occupato il posto principale nel tuo cuore e nelle tue orecchie. Ecco quindi Battle Born, quarto album dei Killers. I momenti chiave che segnano la memoria di Flowers & Co. li abbiamo bene a mente: 2004, esce Hot Fuss che tra una Mr. Birghtside e una Somebody Told Me riesce a far successo anche tra le steppe russe; 2006, Sam’s Town, album che riporta i Las Vegans a prender coscienza della propria terra, con parole d’amore per Londra, video belli ad accompagnare pezzi fenomenali, tra Tokyo per Read My Mind e la direzione di Tim Burton per Bones, il tutto mischiato a tanta voglia di smetterla con le droghe. Passiamo poi al 2008, sorvoliamo su Sawdust ed arriviamo a Day&Age (o magari sarebbe più corretto concentrarci su Human o Spaceman, come i più hanno fatto): fucili puntati contro i Killers, che diventano merce da dancefloor da remixare e mischiare con la vodka alla fragola. Cominciano a perdersi un po’ quelle atmosfere proprie delle origini, quei tratti somatici che vengono strascicati in altri pezzi qui e lì ma che non sono più dei Brandon, Ronnie, Mark e Dave che ben conoscevamo. Il mainstream, i soldi, il successo, la fama, la figa: il Flowers decide che è il momento di provarci da solo, ciao stronzi, io vado a fare un video con la Charlize Theron e vedrete che avrò più successo di cugino Kele (che tanto la figa gli interessa poco) e di altrocugino Julian. Il progetto solista di Brandon è nel 2010, ed è Crossfire, traccia che ricordo per il video, e davvero poco altro. 2012, ecco il ritorno dei Killers, che risulta essere, forse con quello dei Bloc Party, il ritorno dell’anno: nuovo album, fermento generale, sono tornati <3.
Battle Born è il nuovo album, anticipato dal supersbandierato singolo Runaways, con tanta voglia di dimostrare alla terra tutta che i Killers sono ancora vivi.
Ora, partiamo dal presupposto che quest’album l’ho ascoltato più e più e più e molte più volte, in ogni situazione possibile, con ogni mezzo probabile, e che per arrivare a recensirlo ci ho messo più o meno un mese. Il primo ascolto del 4° album dei Killers mi lascia ancora più spiazzato di quando ho saputo che Maurizia Paradiso era in realtà un uomo.
Parte Flesh and Bones e ciò che voglio dopo un paio di ascolti iniziali è tornare indietro ai primi momenti chiave di Fiori and bros, ho rimesso su Believe Me Natalie, This River Is Wild e A Dustland Fairytale, ma non mi son lasciato impressionare.

Son tornato al 2012, ho riascoltato tutto ciò che Battle Born contiene dal primo all’ultimo secondo per enne alla 43esima volta, son passato per Runaways (con cui la familiarità era già palesata), A Matter Of Time, Miss Atomic Bomb e The Rising Tide, ed ho pensato che in fondo di Hot Fuss ce n’è uno e forse è giusto che sia così.
Ed è così che Battle Born, quarto LP dei Killers, risulta essere un album godibile, onesto, che si dimostra immediato se lasciamo perdere tutto ciò che la band ci ha raccontato fino ad ora (chiare eccezioni a parte).
In uno stile rivisitato rispetto agli albori, sulla scia di Day & Age (ma con un approccio meno da luna park), i 4 di Las Vegas portano al grande pubblico un album fatto di alti e bassi, un album fatto di bombe come le sopracitate Runaways, A Matter Of Time, Miss Atomic Bomb e The Rising Tide, pezzi piacevoli alla Battle Born, la title-track, e Deadlines And Commitments, ballate a tratti anche banali alla Heart Of A Girl e Here With Me, ed infine, per dovere, dei pezzi proprio fottesegabili, da Flesh And Bones a The Way It Is, fino a From Here On Out.
Il risultato è un album discreto, i ritmi salgono e scendono, i synth mettono l’accento, la voce di Flowers si intenerisce senza risultare mai timorosa, il Ronnie alla batteria scandisce bene le sonorità che risultano corpose e poco ricercate. Questo non sarà di certo l’album di riferimento ai posteri, per i Killers, ma si afferma come un’uscita assolutamente non infelice. Non ci sono più i Killers di Jenny Was A Friend Of Mine e questo è un dato di fatto, Brandon passa il tempo a farsi lampade e cerette ed a promuovere la sua immagine gay in attesa dell’outing, ma non venitemi a dire che Battle Born è un album che i Killers potevano risparmiarsi. È un album per tutti, sentiamo e sentiremo Runaways su qualsiasi radio e presto anche altri singoli, ma in fondo chi se ne frega.
Un giorno, nel caso avessi un nipote, dovrò raccontargli un po’ di cose. Di sicuro quando gli parlerò dei Killers poi gli regalerò la mia copia di Hot Fuss, ma credo che Battle Born non gli dispiacerebbe così tanto. It’s just A Matter Of Time.