KOM350_Sleeve_6mmSpine_gatefold.inddConsiderando che Axel Willner non sbaglia un disco neanche a pagarlo in gettoni d’oro, nel caso di The Follower, così come The Heart of Soul con lo pseudonimo Hands, The Field finisce col perdersi nel suo campo, fatto di soundscape ipnotici e loop raffinati. Per essere precisi, lo fa che è una meraviglia.

Come da copione, il disco è un’opera di manovalanza racchiusa in poche ed intense tracce, con una sezione ritmica mastodontica come nella kompatta title track, e tanti vuoti di memoria, dove si passa dalla cosmica ambient di Prins Thomas (Reflecting Lights) ai viaggi sulla luna degli ultimi Orb (Raise the Head). In quanto a stile resta il solito The Field, che esaspera nei dettagli, ma come pochi li rende parte integrante della sua musica, sempre più enigmatica e progressiva.

Tutto ciò che può sembrare monocromo e ripetitivo, sotto le sue mani diventa organico e complesso: i tre o quattro sample di Monte Verità potrebbero mutare all’infinito ed essere ancora lì a giocare tra loro, mentre il fumo che emana la roboante Soft Streams viene dalla altrettanto fumante dub berlinese dei 2000, in un crescendo tenebroso che si accosta alle voci dall’aldilà di Andy Stott.

A tratti più full lento che full lenght, The Follower è il lavoro di un’artista del loop, un mestiere non da tutti e non per tutte le orecchie. Il motto resta “ascoltare bene prima dell’uso”.

Tracce consigliate: The FollowerMonte Verità.