articlesharedimage-20593Etichetta: BMG
Anno: 2015

Simile a:
The La’s – The La’s 
Ian Brown – Solarized 
Oasis – Definitely Maybe 

Il nome non vi trae in inganno: stiamo proprio parlando di quei The Charlatans, quelli che cavalcarono l’onda indie-rock fine anni ’80, poi esplosa verso gli anni ’90.
Il gruppo è arrivato fino ai giorni nostri, anche se sfortunatamente le perdite non sono mancate e della formazione originale rimangono Martin Blunt, Tim Burgess e Marc Collins.
Non si può certo dire che ci siano dei baldi giovincelli ad imbracciare gli strumenti, nonostante l’attitudine sia quella. Numerose lune, etichette e membri sono passati da quando il singolo Indian Rope, uscito nel 1989, fece scatenare gli appassionati dell’indie-rock grazie alle note dell’organo Hammond di Rob Collins, facendo guadagnare al brano il primo posto nelle indie chart del periodo.

Sono dovuti passare un paio di anni perché la band tornasse a produrre dopo la perdita di Jon Brookes, scomparso nel 2013, ennesima tragedia capitata alla band dopo la scomparsa di Rob Collins avvenuta solo 17 anni prima.
Eccoci nel 2015 ancora una volta in compagnia dei tenaci The Charlatans con la loro ultima uscita Modern Nature per l’etichetta BMG, per l’occasione accompagnati da tre batteristi di rispetto Stephen Morris (New Order), Peter Salisbury (The Verve) e Gabriel Gurnsey (Factory Floor) oltrea a Sean O’Hagan (The High Llamas) per gli arrangiamenti.
Quest album non ha niente da invidiare alla produzione precedente: 46 minuti di spensieratezza e leggerezza, 11 tracce un po’ frivole tra le quali molte dall’anima ‘70s.

Talking in Tones apre le danze con atmosfere delicate e nebbiose tra le quali veniamo guidati da battiti regolari, quasi ipnotici, un accompagnamento dal vibe funky, un basso sfumato ma persistente, ed una vena di fondo più malinconica; un brano che aveva già attirato l’attenzione della critica che lo definiva uno dei loro pezzi più riusciti dopo anni, un brano che cresce e diventa più coinvolgente via via che lo si ascolta. Con So Oh non è amore al primo ascolto ma poi riesce a portare con sé la sensazione delle estati assolate ed afose passate sulla spiaggia, è quella freschezza a gravità zero che esplode proprio in questo brano, così come nel video nel quale spicca la bionda capigliatura dal taglio a scodella di Mr. Burgess; si accosta a Race for the prize dei The Flaming Lips con la quale sembra condividere molto.
I Need You to Know aggiunge una nuova sfumatura all’album: più misteriosa, malinconica “I could have said I should have said, it’s always the same, can I tell you before it’s too late?“, non sarà uno dei testi più brillanti mai scritti, ma unito all’impronta seducente data dalle chitarre minimaliste ma intense ed alle tastiere dall’eco “Oasis-iano” funziona a dovere; non mi risulta difficile immaginarla ad accompagnare scene di spionaggio alla James Bond, con questo ritornello “I need you to know” che non lascia che il segreto sia finalmente confessato.

E’ un album del quale però si fa fatica a tirare le somme, perché se da un lato le tracce apprezzabili ci sono e l’album scorre senza interruzioni, facile all’ascolto, non convince del tutto: sarà che quell’anima anni ’70 sembra stare sempre in agguato (tant’è che è sempre stato noto l’orientamento della band verso tendenze più “dance”) mettendo un po’ in ombra il caratteristico stile più 90s; o sarà perché a volte abbraccia un’omogeneità tale per la quale le tracce sembrano essere tanto, troppo simili l’una all’altra facendoti pensare “forse questa l’avevo già ascoltata” mentre altre invece ti fanno subito elaborare possibili paragoni, quel tanto fastidioso “questa canzone mi ricorda tanto qualcos’altro, hai presente?”, senza innovazioni o cambiamenti radicali, gli appena tornati all’attivo The Charlatans si sono, al solito, confermati senza rischiare.

Tracce consigliata: Talking in Tones, I Need You to Know.