Oh ragazzi, ve lo dico da subito: Currents è un album della Madonna. Non che fosse necessario che lo dicessi io, eh, basta anche un solo misero ascolto di questo disco per capire quanto sia grosso e per riconfermare Kevin Parker assoluto innovatore della musica psichedelica anni ’10.

Yes I’m Changing, è questo il titolo della quarta traccia dell’ultimo lavoro di Tame Impala. E in effetti Parker sta cambiando e non poco. Sia nel modo di far musica, sia nelle sonorità proposte, sia nei testi: Currents è un disco romantico, dolce, sexy, ricco di emozioni e di sentimenti, provocati da strane visioni di persone appartenenti a vite passate. Il tema portante è proprio questo: l’amore. E nonostante idealisticamente un tema simile possa stonare con un genere musicale di questo tipo – difficilmente identificabile, viste le diverse e multicolorate sfaccettature sonore – nella prassi è tutt’altra cosa. L’esperimento musicale alimentato dal contrasto tematico rispetto al fattore prettamente uditivo riesce alla perfezione, ed è forse proprio questo l’estremo punto di forza del terzo lavoro di Tame Impala.

Vi dicevo dell’intuitività della grandezza di quest’album: già la opening track Let It Happen, dallo stesso Parker evidenziato come un brano relativo alla “ricerca di sé stessi nel mondo del caos e di tutto ciò che lo circonda, senza però volerne far parte, finché però non ci si rende conto che è più faticoso tentare di starne lontano che lasciarsi perdere al suo interno” dovrebbe rendere chiaro il quadro. Un brano di 8 minuti scarsi che racchiude in sé tutte le sfumature presenti in Currents: sonorità che spaziano dagli anni ’70, agli anni ’90, fino ai tempi più recenti. La vicinanza di Parker a Mark Ronson – ricorderete tutti il brano Daffodils – probabilmente ne è concausa, unitamente al ricorrente uso di synth e l’abbandono almeno momentaneo dalle tanto amate chitarre, disperatamente utilizzate nei lavori precedenti e in parte in alcuni brani dello stesso Currents. Il risultato è un incredibile mix di suoni perfettamente omogenei, con reminiscenze Daft Punk, Animal Collective misti alla più classica eurodisco riproposti in chiave pop.
Nangs, poi, è un vero tunnel psichedelico, da considerarsi più che altro un interlude ideato per portarci dritti a The Moment, strutturalmente identica a Elephant, forse il brano che meglio ricordiamo di Lonerism. Anche questo estremamente accattivante, dal ritornello catchy e gustoso, che a sua volta sfocia nella già citata Yes I’m Changing. Un brano, quest’ultimo, che ci spinge in una dimensione eterea e lontana, con l’inesauribile synth in sottofondo che ci fa da Cicerone, per tutta la sua durata, a esplorare questo mondo remoto dominato da un synth pop di estrema qualità – personalmente, mi ha ricordato strutturalmente Outside dei TOPS, contenuta in Picture You Staring (2014).

È davvero raro trovare dischi che racchiudano tanta qualità in soli quattro brani, per di più se sono i primi quattro brani in tracklist. Il rischio è che sia stato già proposto tutto ciò che c’era da proporre e che la qualità dell’ascolto cali inesorabilmente. Ma non è questo il caso, tutt’altro. Il livello rimane praticamente lo stesso per tutti i 51 minuti di riproduzione che vede susseguirsi, nel cuore dell’album, pezzi di livello altissimo: Eventually, quarto brano estratto in ordine temporale, in cui c’è un’esplosione di chitarre grezze, sporche ed energiche (che riportano la mente ai tempi di Innerspeaker) mescolate a tastiere spensierate e sognatrici, scandite da un beat allucinogeno perfettamente inserito; The Less I Know The Better, subito dopo l’altro interlude Gossip, un “white disco funk” (parole dello stesso Parker) dominato da chitarre e basso, che riporta alla mente gli stessi suoni proposti nel recente passato dai Foxygen; Past Life e Disciples, in cui si ha un assoluto trionfo del synthopop targato Kevin Parker; e infine il primo estratto ‘Cause I’m A Man, che in quanto a struttura e fascino si avvicina molto a Yes I’m Changing e per quanto riguarda invece i vocals ci sono riminiscenze di lavori precedenti, in particolare Feels Like We Only Go Backwards, altro brano contenuto in Lonerism.

Come detto, non c’è un singolo momento in tutta la durata del disco che il livello di ascoltabilità cali, perché anche la triade conclusiva formata Reality in Motion, Love/paranoia e New Person, Same Old Mistakes conserva la stessa allucinogena essenza synthpop di pregiata fattura che ha caratterizzato tutti i brani precedenti. In Reality In Motion la dimensione psichedelica è esasperata da un clima e da suoni con vibrazioni ’80, caotici ma al contempo ordinati, ripresi poi nel brano conclusivo New Person, Same Old Mistakes, con un basso accattivante che prosegue per tutti suoi 6 minuti e che ci accompagna per mano al capolinea di questo incredibile viaggio.

Currents è un album che non dimenticheremo molto facilmente. Anzi, sono certo che mai lo dimenticheremo. È un album senza difetti, che per 51 minuti scorre prorompente ma con dolcezza, aggressivo e poi leggero, senza una sbavatura, senza un neo o un solo calo. Un disco che apre un nuovo scenario nel modo di fare musica, nel modo di intendere la psichedelia, che esula dai vecchi canoni prettamente sonori e che va a calarsi in un’idea ancor più evoluta e per certi versi inaspettata: una psichedelia romantica, che fa dei testi e del quid cantato dall’autore in ogni singolo brano il centro di ogni manovra artistica. È un disco dalla portata enorme, che probabilmente condizionerà le produzione discografiche dei prossimi anni, consacrando Tame Impala a vere e proprie divinità dell’Olimpo musicale dei giorni nostri. Opera che a ben vedere è ad oggi già stata compiuta almeno in parte, perché se si pensa alla psichedelia degli anni ’10, non si può non pensare ai Tame Impala.

Piuttosto, lasciando da parte queste cosucce, consiglierei a chiunque di comprare una copia di Currents. Immaginate che bello quando un giorno direte a vostro nipote “eh, figliolo, ai miei tempi c’era Tame Impala” e gli regalerete la vostra copia di Currents, consumata dagli anni e dagli ascolti. Vostro nipote, così, potrà andare in giro a dire che suo nonno è un figo e voi potrete andare in giro a dire lo stesso di vostro nipote.

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