Avete presente quelle giornate d’inizio ottobre in cui fa le sue ultime comparsate l’asfissiante caldo estivo, e chi come me vive vicino al mare è tentato dal tirar fuori di nuovo il costume da bagno già messo sotto naftalina? Ecco, questa è la situazione che accoglie la resurrezione dei Suede, tra gli inventori e, con Blur e Pulp, tra i massimi interpreti del sound che nell’ultimo decennio del secolo scorso ottenne tanta, forse troppa gloria, il brit-pop. Infatti il filone musicale che li ha resi celebri non ha nulla di nuovo da dire ormai da un decennio o anche più (nel 2002 esce l’ultima – e brutta – prova della band, A New Morning, oltre che Heathen Chemistry degli Oasis; nel 2003 Graham Coxon lascia i Blur); il frontman Brett Anderson è ormai una checca con 46 primavere alle spalle e il chitarrista Bernard Butler non fa più parte dei Suede da quasi vent’anni.

Ci sono molti, moltissimi presupposti per etichettare questo Bloodsports come il classico disco brutto che una band storica fa uscire per giustificare artisticamente una reunion dettata dalla brama del vil danaro. Ma – colpo di scena! – i brutti presagi vengono (quasi) tutti spazzati via dalla realtà dei fatti, perché questo è, incredibilmente, un disco ispirato, un disco vero, i cui protagonisti sono – come prevedibile – il nostro Brett e – un po’ a sorpresa – il chitarrista Richard Oakes, che non solo replica le sue migliori performance passate piazzando quasi sempre riff di livello, ma riesce in molti passaggi anche a non far rimpiangere Butler, che, per fare un esempio, nei primi Suede contava come Johnny Marr negli Smiths.

E così Barriers, opener dell’album, rompe il ghiaccio nel migliore dei modi, e con essa riemerge il fascino glam rock dell’Anderson figlio di Bolan, Ferry e David Bowie (curiosa la coincidenza dei loro ritorni discografici, usciti entrambi a marzo, dopo dieci anni di pausa, e anche con un sound simile); da qui parte una climax ascendente che coinvolge Snowblind, poi il singolo It Starts And Ends With You e la straordinaria Sabotage, in cui la chitarra di Oakes fa la parte del leone, ispirandosi a “nuove leve” come gli Editors. For The Strangers mantiene il tono, mentre Hit Me è un buon omaggio all’onnipresente Ziggy Stardust; Sometimes I Feel I’ll Float Away è la classica ballad à-la Suede, a cui segue, tra vari pezzi trascurabili, solo un altro picco importante di Bloodsports, la bella traccia di chiusura Faultlines.

Di sicuro, i fan della band non avrebbero potuto chiedere di più di una resurrezione simile, davvero col botto, ma siamo nel 2013 ed in dieci anni di assenza i Suede si sono persi un bel po’ di cose. Lungi da me però criticare gli ormai ex ragazzi londinesi: questo Bloodsports è uno splendido esempio di come un gruppo possa ritornare senza remore ad essere se stesso dopo anni, tornando a fare ciò che meglio gli riesce.

Tracce consigliate: It Starts And Ends With You Sabotage