Meno di due anni sono trascorsi da quel video, quello del fire in the park in cui Stormzy presentava la sua Shut Up senza filtri, cantata così, a braccio, come un ragazzino che muove i suoi primi passi nel mondo del rap in maniera totalmente disincantata, attorniato dai suoi amici. In soli due anni il fenomeno Stormzy è cresciuto a dismisura (guardate le visualizzazioni di quel video) parallelamente al fenomeno grime, venuto a galla grazie anche a Kanye West e alla sua esibizione ai Brit Awards del 2015 ed esploso l’anno scorso con Konnichiwa di Skepta. Quella stessa Shut Up è stata registrata in studio e fatta volare in alto nelle classifiche di iTunes UK grazie a una campagna social, Stormzy ha più volte avuto l’endorsement pubblico dell’ormai amica e pluri-citata nei pezzi Adele (che potrebbe sembrare un dettaglio inutile ma, data la vastità e l’eterogeneità del pubblico di Adele, così inutile non è), ha firmato un contratto di sponsor con Adidas, è finito su molti rotocalchi, è approdato con ognuno dei sedici pezzi di questo Gang Signs & Prayer nella top 50 di Spotify.
Stormzy, in meno di due anni, è diventato un fenomeno enorme.

Il manifesto di Michael Omari non poteva che iniziare con il temporale di First Thing First, una scarica di rime dritta in petto a chi mette in dubbio la sua realness, a tutti i rapper che non ce l’hanno fatta e che lo guardano con invidia, accusandolo, senza riconoscere che ora lui è meritevolmente in cima solo grazie al talento e al duro lavoro (Like, alright, first things first, I’ve been putting in the work/I’m a rebel with a cause). Allo stesso modo Cold, il singolo Big For Your Boots, The Return Of The Rucksuck e Mr Skeng sono pallottole con sopra incisi i nomi di detrattori e rivali: scariche di fuoco su beat spediti e bassi pronunciati, synth minimali, melodie dal retrogusto sinistro e altamente cinematico che Stormzy doma con soluzioni di flow sempre varie e un timbro vocale ormai riconoscibile tra mille.
Il ventitreenne, però, non è solo autocelebrazione e bangerz da pompare negli impianti e non esita a dimostrare quanto si senta a proprio agio anche in altri territori. L’esempio più lampante sono le sorprendenti ballad gospel a tema religioso Blinded By Your Grace, Pt. 1 e Blinded By Your Grace, Pt. 2: pacatezza, pochi accordi di rhodes e un cantato con un autotune mai invadente, la prima; synth più pronunciati, cori spirituali e una chitarra che si inserisce nei vuoti in un tripudio celestiale, la seconda. In entrambi i casi due centri perfetti, così come riuscito è l’RnB di Cigarettes and Kush arricchito dalla presenza di Kehlani100 Bags rimane invece in territorio rap ma rallenta i bpm per meglio accostarsi al tema trattato, l’amore per la madre; quest’ultima compare con una nota vocale all’inizio del pezzo mentre prega per la grazia del figlio, il quale ne celebra l’affetto nelle rime; la produzione minimale culmina in un finale emotivo, cantato, tutto vocoder e sentimenti: No more broken promises, I swear. A proposito di produzioni, sarebbe sacrilego non citare la composizione orchestrale di archi e fiati in Don’t Cry For Me (feat. Raleigh Ritchie), assecondata da un beat asciutto e da ritornelli che viaggiano in territori soul.
Da un giovane sulla cresta dell’onda era lecito aspettarsi 16 pezzi di boria autocelebrativa, un distillato di egocentrismo, un sermone sul successo. Più eloquente di ogni altra cosa, però, è la conclusiva Lay Me Bare, testamento di un’anima docile e umile, un ragazzo rimasto coi piedi per terra che decide di aprirsi e di mostrare la propria vulnerabilità, andando persino contro quelli che sono gli stilemi propri del grime per raccontare se stesso, abbracciando quella che, in fondo, è la missione originaria del rap.

Gang Signs & Prayer è un debutto maturo per liriche, produzioni e varietà di genere, un debutto che lascia intravedere un potenziale enorme. Con questo disco Stormzy dimostra di essere già un heavyweight del grime e, più in generale, dell’hip hop, proiettato al domani, un artista che non teme il giudizio altrui ma che crea arte in primis per se stesso. Come è evidente dalla copertina, Stormzy è ben lungi dall’essere ancora un backup dancer: Michael Omari, oggi, è un’enorme speranza per il futuro e Gang Signs & Prayer è solo il suo biglietto da visita.

Tracce consigliate: Lay Me BareBlinded By Your Grace, Pt. 1Cold