shabazz-palaces-lese-majesty

Vedete gli artisti elencati sopra?
Ho esitato a scriverli di seguito, mi sarei aspettato un rifiuto da parte della tastiera o da uno di quei sistemi che di notte aggiunge album nelle nostre librerie virtuali.
La necessità di creare un manifesto in pieno stile Kanye West, le sonorità ricercate di Madlib, il maleodorante background che si respira nei pezzi di Lamar.
Quando si parla di Shabazz Palaces tutto è lecito. Anche nominare, perché no, Franco Battiato.

In genere un album si porta con sé una serie di vicissitudini che l’artista per contratto si deve sorbire: cambio look, promozione, un occhio alle vendite, tutte quelle cose che nel caso di Lese Majesty, il secondo ispiratissimo lavoro di un collettivo che piuttosto che girare in una Bentley preferisce fare l’autostop, sono cazzate.

Non c’è stereotipo che regga di fronte a un lavoro così fastidiosamente fricchettone, ma a tratti rivoluzionario. Ed è curioso che sia partorito in una città come Seattle, una white city che non mastica hip hop, ma che da quando esistono gli Shabazz Palaces ha cominciato il suo indottrinamento con una qualità degna di nota. Registrato in un fabbricato organizzato ad hoc per essere perennemente buio, il sophomore dell’acclamatissimo Black Up si presenta come un album in presa diretta, esente da postproduzione, limpido e inattaccabile per l’innata capacità di Lazaro e soci di creare uno strano equilibrio tra liriche legate ad un sottile e a volte pungente stream of consciouness e sonorità spazzatura che rendono bene l’idea del malsano, l’idea che l’oscurità è la luce che ci spinge ad osare, come recita They Come In Gold.

Artisticamente parlando Lese Majesty è la Merda d’Artista del 2014, un disco da poggiare su un supporto, da appendere a muro, da incollare su tela, e da fissare a lungo, da ogni angolazione, proprio come si fa davanti ad una cacca in scatola. Experimental hip hop fino all’uscita di questa futura pietra miliare era l’espediente per perdersi in un vicolo cieco e unirsi alle sonorità ispirate di Flying Lotus o al glam hop di Odd Future. Questi soci vogliono far confluire tutte le astrazioni associabili alla sfera hip hop in unica e trafficata highway. Potrà sembrare inascostabile, ma dopo ripetuti play siate certi che LA insieme al flow dei pezzi di Flying Lotus vi faranno cagare, più di prima.

Le antologie che si potrebbero scrivere sugli artisti sopra elencati non potranno mai cogliere il significato delle cose come fa una fanzine stampata male.

Tracce consigliate: They Come In Gold, Forerunner Foray.