L’etichetta colorata del nero più nero di sempre nasceva sei anni fa, proprio con le prime produzioni dei Raime, duo elettronico londinese che ha ben pensato, nel 2012, di far uscire un disco allucinante intitolato Quarter Turns Over A Living Line. Quattro anni dopo, Tooth, riparte proprio da dove ci eravamo lasciati.

Ci sono sempre le atmosfere lugubri, l’industrial, un contorno dark ambient spezzato da rumori qui e là. Elementi nuovi sono delle chitarre immobili e delle ritmiche analogiche più marcate e regolari, marce spezzate asciuttissime che scandiscono il tempo; le basse frequenze sono sempre ingombranti ma… C’è un “ma”.
Sono passati quattro anni dal gioiellino e non è che mi aspettassi un disco di salsa e bachata, però neanche una autocitazione continua e abbastanza sterile costruita su dei loop infiniti, ecco.
Il problema fondamentale è che i pezzi sembrano girare sempre sugli stessi quattro accordi; ok essere opprimenti e sinistri, però con sette note quante cose al mondo puoi fare, costruire, inventare.
Vi vorrei anche nominare i titoli dei brani, ma non mi ricordo cosa corrisponda a cosa. Glassed però me lo ricordo bene perché è uno dei singoli ed è molto bello. Anche ogni suono è molto ben curato e ben prodotto, ma con 15 suoni non puoi farci un album intero, soprattutto se ti chiami Raime, se esci su Blackest Ever Black e se quattro anni fa hai cacciato un disco come Quarter Turns Over A Living Line.

Ok, per l’alienazione, l’angoscia e tutte quelle cose lì la sufficienza ve la do, ma che delusione.
L’ho già detto che Quarter Turns Over A Living Line era un disco incredibile? Ecco, me lo riascolto.

Traccia consigliata: Glassed