Peccato, davvero che peccato” è l’unica considerazione che si può fare una volta ascoltato another eternity. Il primo singolo push and pull ci aveva fatto volare, begin again (il secondo) ci aveva riportato invece coi piedi per terra: l’accoppiata perfetta per riassumere l’album nel migliore dei modi. Shrines (2012) è stato qualcosa di unico e aspettarsi un prodotto di pari livello sarebbe stato da folli, sebbene il duo abbia qualità notevoli e in questi tre anni abbia sfornato due ottime produzioni per Danny Brown e Ab-Soul, una remix di Lady Gaga e le due collaborazioni con Jon Hopkins.

La opening track heartsigh è un colpo al cuore perché l’arpeggio nell’intro è meraviglioso e anche la cassa potentissima che accompagna la strofa ti devasta lo stomaco, ma c’è qualcosa che non va. Nel 2009, nel bene e nel male, i Bloody Beetroots dominavano l’electro-dance con urla, clap e quel tanto amato/odiato hoover Dominator che esaltava le folle dei festival tamarri. Non che questo rovini il pezzo (heartsigh), ma la presenza del synth qua e là ne abbassa drasticamente la qualità e l’innovazione che pareva avere il brano.

Proprio l’innovazione (relativa e assoluta) è quella caratteristica che un gruppo come i Purity Ring deve implementare nei suoi dischi per evitare di cadere nel banale e nel ripetitivo (cosa molto facile dopo aver passato gli ultimi mesi ad ascoltare CHVRCHESNiki & The Dove etc.). E nei primi 4 pezzi qualcosa di un po’ figo e un po’ nuovo c’è (push and pull su tutte), ma niente di incredibile. Le melodie e le cadenze sono sempre belle e catchy, ma peccano in qualità di suono, quasi come se Corin Roddick avesse perso il backup di tutti quei suoni fighi di Shrines e si fosse messo a scaricare qualche preset da torrent all’ultimo minuto.

A metà tra la recente EDM e la witch-house di qualche anno fa, la seconda parte del disco cerca di prendere il noise e la potenza di King Night di SALEM e inventare dei possibili remix di Avicii dei tempi di Levels, non quello della svolta country. begin again è la canzone che meglio descrive questa situazione che non accontenta sicuramente i fan di Purity Ring e lascia un po’ confusi quelli della witch-house. Il tutto ricorda il lavoro svolto da Porter Robinson lo scorso anno quando decise di piazzare i ritmi e le percussioni EDM al synth-pop à la M83 e CHVRCHES.

another eternity è la prima grossa delusione di questo 2015 e si salva per essere comunque ascoltabile e avere un paio di idee fighe da cui far rinascere la fenice che era Shrines e anche perché la voce di Megan riesce a salvare quei momenti in cui Corin è su Beatport a cercare di copiare un drop figo.

Traccia consigliata: push and pull.