Qualcuno ha detto Manners? Sì, Manners, il debut album dei Passion Pit del 2009. Quello lì è stato un qualcosa che si lega bene alla parola BOMBA. Angelakos & co. erano riusciti a partorire “11 tracce 11” di gran livello, tracce che 3 anni dopo ci suonano ancora in testa fresche fresche e belle belle.
I Passion Pit sono partiti 3 anni fa pieni di tastiere e di voglia di stupire, con una completezza stilistica invidiabile pur essendo una band molto giovane. Ora, 3 anni dopo Manners the masterpiece, eccoci al loro secondo LP, Gossamer: la band del Massachusetts è riuscita a confermarsi?
Confermarsi non è mai cosa facile. Una cosa è cacciare dal nulla un grande album, un colpo a sorpresa e molto ad effetto. Ma la critica ti aspetta lì, al varco del sophomore, e allora metti a Gossamer un bel vestito rosa, una copertina che ti porti a galleggiare, più che fluttuare, in aria, dagli un nome che esprima leggerezza e sofficità, un nome fugace, premi play e preparati a librarti in aria.
Sì perché lo start è di quelli che ti riempiono gli occhi e le orecchie di tanto celeste dal futuro, Take A Walk e I’ll Be Alright (con un video appena uscito, e degno della bellezza della traccia), si capisce subito che lo stile è conservato ma i synth sono aggiornati, c’è freschezza nei suoni, hai davanti a te i pezzi dell’estate, singoli che vanno a puntare alto in classifica. Ritmi da dancefloor dreamy che incalzano in Mirrored Sea, Hideaway, che bombe, una voglia d’estate che imperversa. Emblematico quanto queste tracce sprigionino un’euforia palese nei suoni, mentre cercano di esprimere tutt’altro nei testi. Angelakos conserva tanta amarezza dentro, le delusioni d’amore fanno male ma lui dice “I’ll be alright”, il bipolarismo ti spreme le meningi, ma la voglia di rifarsi c’è.
La sentiamo nella traccia più bella dell’album, It’s Not My Fault, I’m Happy. Se il resto ci lascia fluttuare in una qualche galassia a piacere, con tante luci e suoni astrali, questa ti fa volare un po’ di farfalle nello stomaco, il falsetto tiene botta e il suono è tutto maturo, completo.
A tratti il ritmo si abbassa un po’ ma non la qualità di Gossamer, quella resta alta: la scaletta risulta essere quasi perfetta, Constant Conversation inganna, pensiamo che i Passion Pit siano diventati un po’ niggaz, R&B alla Kanye the boss agli esordi; Carried Away è ancora synth su synth, le mani che sprigionano energia.
Tutto è pop, in un contesto molto dream e un approccio da dancefloor, che non disdegna il sing-along.
Finito l’ascolto è il momento di tirare le somme. Abbiamo aperto la recensione con Manners che avrebbe potuto rappresentare un possibile fardello per i Passion Pit, l’obbligo di confermarsi a volte ti porta a fallire clamorosamente.
Con Gossamer non è esattamente andata così, anzi, credo nessuno si aspettasse un album così godibile, così bello per davvero.
Sul paragone con Manners, beh questo non è argomento facile. Uscire con un album bomba capita spesso, arrivare in sophomore e continuare a stupire è roba da pochi.
Tanti applausi ai Passion Pit. 12 tracce 12 che sono belle quanto le lucciole, in un prato, di notte.