Il Romanzo di Formazione (o Bildungsroman), costituisce un genere letterario i cui protagonisti vengono portati all’attenzione del lettore tracciandone una cronologica linea di crescita e maturità, dai ricordi d’infanzia, ai tumulti adolescenziali, sino alla consapevolezza dell’età adulta.
Mykki, debutto in studio del rapper ed attivista newyorkese Mykki Blanco, ne è opera di formazione ambivalente, in senso tanto sonoro, quanto lirico: sapientemente, l’elemento melodico si fonde a quello di scrittura, laddove i testi si ergono a canti – personali – di battaglia, rendendo necessaria la specificazione di trovarsi innanzi ad un artista multiforme, artefice di una relazione biunivoca fra poesia e performance. Cresciuto in California, Michael David Quattlebaum Jr. prosegue gli studi presso un istituto d’arte a Chicago, dopo aver trascorso una breve esperienza a New York, teatro sperimentale dell’identità sessuale ed estetica: le vesti femminili indossate e l’omosessualità rappresentano argomenti primitivamente scandalistici, sfruttati dalla carta stampata per dipingere il profilo biografico d’una creatura versatile, la cui profondità d’animo e devastante urgenza di trasmissione di un messaggio universale dovrebbero affermarsi come uniche priorità di interesse. Blanco rende se stesso, la propria esteriorità, espressione e manifesto decodificatori di significati, plasmando il corpo come materia viva che evolve ad opera d’arte.

Il disco scandisce una fase individuale meno aggressiva e confusa del precedente Gay Dog Food, la cui anticonvenzionale -ed autoproclamata- vena d’ispirazione punk mal si perdeva in intenti sconclusionati, collezionando invettive portatrici del malessere somatizzato dall’artista nel sottostare a costanti categorizzazioni, smarrendo il capo della matassa e dimenticando di concentrarsi sulla produzione musicale, la cui mediocre qualità rendeva l’album un solitario grido alla luna. Mykki si spinge più avanti, come fase d’elaborazione di quel figurativo lutto che è il dolore sofferto, ora posto al microscopio: l’autore mette a nudo i propri demoni come in una confessione spirituale, terapeuticamente, passando in rassegna quelli combattuti e quelli presenti, l’emarginazione sociale ed emotiva audacemente contrastata con la proclamazione della libertà d’amare. Dell’amore Blanco fa la sua rivincita, esorcizzando le tenebre in cui si è nascosto, emergendo verso l’assoluzione; celestiali sono i cori di voci bianche nel brano High School Never Ends, in cui la collaborazione con Woodkid (produttore dell’LP assieme a Jeremiah Meece), inconfondibilmente risuona nella costruzione compositiva a più livelli. Il loop di fondo dalle tonalità angeliche sembra simulare un’ascesa paradisiaca, progressivamente in salita sino al sinfonico ingresso degli archi che ne celebrano la solennità epica, tratto saliente dei lavori dell’artista francese. Affascina la dialettica fra l’oscuro, volutamente sporco speech di Mykki e la soavità di alcuni intervalli cantati, ben esemplificati dal dualismo uomo/donna di Loner, pezzo che intreccia la delicatezza d’intonazione di Jean Deaux al flusso di parole rappato.
Mykki è un reo in fuga (Shit Talking Creep si ambienta fra l’eco di una sparatoria e gli affollati commenti dei testimoni, angosciante risveglio da un incubo notturno), perseguitato da una colpevolezza psicologica involontaria e quasi infantile, inculcata da attori esterni, giudici della morale. Rivalsa concreta è la positiva affermazione della propria identità, il cui vessillo trasforma un flow incattivito e brutale nel tamburo battente di una marcia vittoriosa, di cui Blanco è comandante: For The Cunts suona come l’inno della squadra delle cheerleaders, fiere nelle uniformi come la Gwen Stefani dei tempi d’oro di Hollaback Girl.

Dal torpore dell’incertezza, il disco vira verso beat da club infervorato, strisciando sinuosamente fra linee di basso tribali e vocoder. Hip hop, trap ed elettronica si mescolano per mano di un istrionico interprete, MC tanto sul palco su cui rappa d’un fiato, quanto su un dancefloor che pompa deep house (The Plug Won’t, Hideaway). Mykki è la celebrazione di un capitolo esistenziale che diviene, al contempo, premessa per quelli a venire.

Tracce consigliate: High School Never Ends, For The Cunts