Riverberi acquatici, campi di grano scossi dal vento, l’oro delle campagne in estate, certi mormorii marini.
La delicatezza melodica di Best of Time dei My Sad Captains, rispecchia una poetica leggera e sofisticata, racchiusa in un nome evocativo e nostalgico.
L’impalpabilità di certi suoni, i sussurri gentili con cui accarezzano le nostre orecchie, fanno di queste canzoni fotografie stropicciate tra i fogli di album abbandonati da tempo.

La dolcezza cullante dell’ indie-pop, distillata in sonorità vagamente surf (Goodbye, In Time) matura in nostalgie strumentali che introducono canzoni pregne di pensieri nascosti e sorrisi accennati.
Alcuni spettri ambient, presi in prestito dai Sigur Rós, vagano per corridoi bui vivacizzati da bagliori synth solo saltuariamente e con parsimonia. Qualche arpeggio à la Young Dreams (Extra Curricular) si alterna con un soffio di indie-folk (All in your mind, Hardly there) che si arresta ed implode in bolle di sapone in cui i suoni sono soffici e ipnotici (Keeping on, Keepin on) per poi convertirsi in un cordiale saluto (Familiar Ghosts) con una forte base di pianoforte che dà il giusto ritmo ai fazzoletti bianchi con cui i My Sad Captains ci salutano, congendandosi.

Best of Time è un album coerente, rilassante, interessante; è un sospiro in riva la mare, il movimento ondulato delle palme nelle notti estive, quando si spegne il sole e si accende la luna, e tutto tace perché il buio stellato parla più forte di qualunque alba.

Tracce consigliate: Goodbye, Wide Open